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Allegri inizia a rivedere la sua Juve, ma il futuro è tutto da scrivere. E Conte continua a prendere tempo...
Cinque vittorie consecutive, con altrettanti clean sheet, e un secondo posto che dista appena due punti. Dopo il ko contro il Milan dell'8 ottobre scorso che, insieme all'eliminazione dalla Champions League ha rappresentato uno dei punti più bassi di questa prima parte di stagione, la Juventus ha cominciato a correre per davvero. Senza entusiasmare sul piano del gioco e facendo fronte ad una serie impressionante di infortuni, la formazione bianconera ha trovato comunque il modo di ricompattarsi. Attorno a quelle certezze predicate a più riprese da Massimiliano Allegri che, in attesa del rientro di quei giocatori che gli consentirebbero di allenare una squadra finalmente vicina alle sue idee, si aggrappa ai numeri che certificano il miglioramento evidente della fase difensiva.
VERDETTO RIMANDATO - Coi migliori Chiesa, Pogba e Di Maria sarà un'altra Juve. Lo abbiamo sentito da più parti e a più riprese e la sensazione è che, tra le tante lacune emerse da agosto ad oggi, l'assenza di giocatori capaci di fare la differenza nei duelli individuali e di assumersi la leadership tecnici per determinate certe situazioni in campo abbia pesato non poco. Un modo come un altro per dire che in casa bianconera il giudizio su Allegri è sospeso, rimandato almeno fino al termine di questa stagione - come ebbe modo di puntualizzare in maniera netta il presidente Agnelli dopo la disfatta di Haifa - in considerazione anche di queste attenuanti generiche. Così com'è altrettanto vero che, insieme ai risultati che riuscirà a conseguire entro giugno, sulla valutazione del tecnico livornese peseranno una serie di fattori. Dalla valorizzazione del gruppo e dei singoli alla gestione dei giocatori sotto l'aspetto tecnico, psicologico e pure atletico, una delle evidenti falle emerse sino ad oggi e che hanno già portato ad interrogarsi sull'operato dello staff dei preparatori all'interno della Continassa.
FATTORE CHAMPIONS - Il contratto sottoscritto fino all'estate 2025, a 7 milioni di euro netti più bonus, è uno scudo protettivo che ha riparato sin qui Allegri dalle turbolenze societarie e dalla tentazione di clamorosi ribaltoni, ma non è assoluamente un'assicurazione sulla vita. L'uscita di scena dalla Champions League ai gironi è una macchia a livello di prestigio, ma principalmente economica, nel bilancio e nella programmazione futura del management juventino. E per come si è sviluppato sino ad oggi il campionato, col Napoli a fare un'andatura a parte e un gruppo alle spalle sempre più compatto di pretendenti alle tre posizioni alle sue spalle, la corsa per un piazzamento che garantisca l'accesso alla massima competizione europea rischia di assumere sempre più i contorni di una bagarre. Con tutte le incognite e i rischi del caso. Che la Juve dunque possa fare la fine di tante "nobili decadute", che in un passato più o meno recente hanno mancato un obiettivo di tale portata (Milan e Inter per restare nei nostri confini, Arsenal e Manchester United per guardare un po' più in là), non è un'eventualità da escludere.
IL PASSATO CHE RITORNA - Il futuro di Allegri si decide automaticamente da gennaio a giugno, un periodo nel quale la dirigenza bianconera dovrà anche iniziare a sondare più o meno concretamente le ipotesi alternative, per non farsi trovare impreparata in caso di nuova rivoluzione. E da qualche settimana a questa parte il nome di Antonio Conte è tornato ad essere più di una suggestione nell'ambiente torinese. I rumors su un riavvicinamento in termini di rapporti personali con Agnelli e con la famiglia Elkann, una parte del tifo juventino disposto a mettere da parte il bruciante ricordo del suo turbolento ed improvviso addio nell'estate 2014 e la nebuolosa situazione contrattuale del tecnico salentino col Tottenham rendono questa storia sempre più avvincente e dagli esiti imprevedibili. Del resto in casa Spurs, da settimane, sembra che non si possa o debba parlare di altro che del futuro dell'allenatore italiano. Col diretto interessato che ogni settimana si prodiga in acrobazie verbali per sviare sull'argomento.
CONTE NICCHIA - "Sapete benissimo che il mio contratto col Tottenham scade a giugno, fino a quel momento il club deve fare la migliore valutazione. Penso che sarà importante vedere il resto della stagione, se saremo contenti del miglioramento che stiamo facendo. Da parte mia, è importante sentire di meritare un nuovo contratto con questo club, devo sentire questo. Penso che quando inizi un percorso con un club il sogno sia restare tanti anni e provare a costruire qualcosa di importante. Penso che sia molto importante il rapporto che crei con i giocatori, il club e l'ambiente che ti circonda. Non bisogna mai dimenticare l'ambizione: se sei abituato a vincere, è importante che si verifichino tutte queste condizioni. Se sei fortunato in tal senso, è facile per un allenatore, ma nel calcio moderno è diverso". Un colpo al cerchio e un altro alla botte, un altro pallone ricacciato nella metà campo opposta per prendere tempo. Perché l'impressione che si ricava è che debba più essere il Tottenham a convincere Conte che non viceversa. E perché la storia insegna che raramente l'ex ct della Nazionale riesca a legarsi per troppo tempo ad un progetto che non collimi con le sue pretese. Un ritorno alla Juve, una nuova missione da vincere in un ambiente che conosce come le sue tasche, l'ennesima sfida di chi ha sempre trovato negli obiettivi e nelle ambizioni il propellente per fare il suo lavoro: sembra un copione già scritto, o quasi. Dipenderà anche da Allegri e da quello che riuscirà a combinare da gennaio in avanti. Perché una stagione che appariva compromessa fino a poche settimane fa all'improvviso si riscopre ancora piena di opportunità da cogliere. Per cambiare la storia e magari certi giudizi.
VERDETTO RIMANDATO - Coi migliori Chiesa, Pogba e Di Maria sarà un'altra Juve. Lo abbiamo sentito da più parti e a più riprese e la sensazione è che, tra le tante lacune emerse da agosto ad oggi, l'assenza di giocatori capaci di fare la differenza nei duelli individuali e di assumersi la leadership tecnici per determinate certe situazioni in campo abbia pesato non poco. Un modo come un altro per dire che in casa bianconera il giudizio su Allegri è sospeso, rimandato almeno fino al termine di questa stagione - come ebbe modo di puntualizzare in maniera netta il presidente Agnelli dopo la disfatta di Haifa - in considerazione anche di queste attenuanti generiche. Così com'è altrettanto vero che, insieme ai risultati che riuscirà a conseguire entro giugno, sulla valutazione del tecnico livornese peseranno una serie di fattori. Dalla valorizzazione del gruppo e dei singoli alla gestione dei giocatori sotto l'aspetto tecnico, psicologico e pure atletico, una delle evidenti falle emerse sino ad oggi e che hanno già portato ad interrogarsi sull'operato dello staff dei preparatori all'interno della Continassa.
FATTORE CHAMPIONS - Il contratto sottoscritto fino all'estate 2025, a 7 milioni di euro netti più bonus, è uno scudo protettivo che ha riparato sin qui Allegri dalle turbolenze societarie e dalla tentazione di clamorosi ribaltoni, ma non è assoluamente un'assicurazione sulla vita. L'uscita di scena dalla Champions League ai gironi è una macchia a livello di prestigio, ma principalmente economica, nel bilancio e nella programmazione futura del management juventino. E per come si è sviluppato sino ad oggi il campionato, col Napoli a fare un'andatura a parte e un gruppo alle spalle sempre più compatto di pretendenti alle tre posizioni alle sue spalle, la corsa per un piazzamento che garantisca l'accesso alla massima competizione europea rischia di assumere sempre più i contorni di una bagarre. Con tutte le incognite e i rischi del caso. Che la Juve dunque possa fare la fine di tante "nobili decadute", che in un passato più o meno recente hanno mancato un obiettivo di tale portata (Milan e Inter per restare nei nostri confini, Arsenal e Manchester United per guardare un po' più in là), non è un'eventualità da escludere.
IL PASSATO CHE RITORNA - Il futuro di Allegri si decide automaticamente da gennaio a giugno, un periodo nel quale la dirigenza bianconera dovrà anche iniziare a sondare più o meno concretamente le ipotesi alternative, per non farsi trovare impreparata in caso di nuova rivoluzione. E da qualche settimana a questa parte il nome di Antonio Conte è tornato ad essere più di una suggestione nell'ambiente torinese. I rumors su un riavvicinamento in termini di rapporti personali con Agnelli e con la famiglia Elkann, una parte del tifo juventino disposto a mettere da parte il bruciante ricordo del suo turbolento ed improvviso addio nell'estate 2014 e la nebuolosa situazione contrattuale del tecnico salentino col Tottenham rendono questa storia sempre più avvincente e dagli esiti imprevedibili. Del resto in casa Spurs, da settimane, sembra che non si possa o debba parlare di altro che del futuro dell'allenatore italiano. Col diretto interessato che ogni settimana si prodiga in acrobazie verbali per sviare sull'argomento.
CONTE NICCHIA - "Sapete benissimo che il mio contratto col Tottenham scade a giugno, fino a quel momento il club deve fare la migliore valutazione. Penso che sarà importante vedere il resto della stagione, se saremo contenti del miglioramento che stiamo facendo. Da parte mia, è importante sentire di meritare un nuovo contratto con questo club, devo sentire questo. Penso che quando inizi un percorso con un club il sogno sia restare tanti anni e provare a costruire qualcosa di importante. Penso che sia molto importante il rapporto che crei con i giocatori, il club e l'ambiente che ti circonda. Non bisogna mai dimenticare l'ambizione: se sei abituato a vincere, è importante che si verifichino tutte queste condizioni. Se sei fortunato in tal senso, è facile per un allenatore, ma nel calcio moderno è diverso". Un colpo al cerchio e un altro alla botte, un altro pallone ricacciato nella metà campo opposta per prendere tempo. Perché l'impressione che si ricava è che debba più essere il Tottenham a convincere Conte che non viceversa. E perché la storia insegna che raramente l'ex ct della Nazionale riesca a legarsi per troppo tempo ad un progetto che non collimi con le sue pretese. Un ritorno alla Juve, una nuova missione da vincere in un ambiente che conosce come le sue tasche, l'ennesima sfida di chi ha sempre trovato negli obiettivi e nelle ambizioni il propellente per fare il suo lavoro: sembra un copione già scritto, o quasi. Dipenderà anche da Allegri e da quello che riuscirà a combinare da gennaio in avanti. Perché una stagione che appariva compromessa fino a poche settimane fa all'improvviso si riscopre ancora piena di opportunità da cogliere. Per cambiare la storia e magari certi giudizi.