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  • Allegri e Colantuono allenatori dell’anno

    Allegri e Colantuono allenatori dell’anno

     

    di Xavier Jacobelli
     
    Direttore www.quotidiano.net

    Il titolo deve essere assegnato ex aequo e, peraltro, conoscendo la stima reciproca che corre fra i due personaggi, si presume  entrambi accettino di buon grado il giudizio di 409 per cento.
     
    Massimiliano Allegri e Stefano Colantuono sono gli allenatori dell'anno. Il rossonero per avere vinto lo scudetto e poi la Supercoppa di Lega, al primo tentativo sulla panchina del Milan. Il nerazzurro, per avere riportato l'Atalanta in serie A, dominando il campionato e per essere stato protagonista di uno strepitoso avvio nel massimo torneo, totalizzando sul campo 26 punti in 16 partite e risultando più forte di tutto.

     
    Anche della penalizzazione di 6 punti inflitta dalla giustizia sportiva al club bergamasco per responsabilità oggettiva, al termine della prima inchiesta su Scommessopoli. Anche del tradimento di Doni che potrebbe essere foriero di ulteriori guai  per i nerazzurri con i tribunali della Figc.
     
    In attesa di mettere nero su bianco il nuovo contratto con Via Turati, Allegri aspetta di capire se Tevez arrivi e Pato parta. Nel frattempo, in questo anno e mezzo al Milan il livornese ha coniugato sapienza calcistica e gestione intelligente di uno spogliatoio dove Ibra è il totem, ma anche gli altri veterani non scherzano.
     
    Di che pasta sia fatto Allegri, l'ha capito sulla sua pelle anche Ronaldinho, già cocco di Berlusconi che ciononostante ci ha rimesso il Milan quando non è stato più capace di essere all'altezza della propria fama. Allegri non ha esitato a sacrificare il brasiliano e ha visto giusto. Ha reinventato Boateng trequartista. Ha recuperato Cassano al cento per cento, sino a quando Antonio non è stato costretto a fermarsi per il malanno cardiaco, ma le ultime notizie sul suo rientro in primavera continuano ad essere sempre più confortanti. Allegri non ha perso il controllo della situazione nemmeno in settembre, quando arrivò a contare addirittura 12 giocatori infortunati e la balbettante partenza rossonera in campionato aveva già generato epitaffi senza senso.
     
    Il 2012 è l'anno della conferma per il successore di Leonardo, chiamato a fare i conti anche con la nuova, presumibile invadenza tecnica di Berlusconi,
    di nuovo presidente a tempo pieno e aduso mettere il becco nelle questioni di formazione oltre che smanioso di copiare il Barcellona.
     
    La frattura di Allegri con Pato sembra insanabile, come conferma la decisione odierna del brasiliano di raggiungere Dubai per i fatti suoi, disertando il viaggio con la squadra sull'aereo più grande del mondo. L'arrivo di Tevez, per quanto non utilizzabile in Champions, irrobustirebbe le chances di successo di un allenatore competente e astuto, degno interprete di una scuola tattica, quella italiana, che rimane la migliore del mondo.
     
    A questa scuola appartiene a buon diritto Stefano Colantuono. In giugno, se avesse voluto sarebbe potuto ritornare al Torino: l'aspettavano un lauto ingaggio, una squadra competitiva, un presidente pronto ad esaudire ogni richiesta pur di riconquistare la serie A. Colantuono ha preferito rimanere a Bergamo mentre esplodeva la bufera scommesse. Il 3 giugno scorso, mentre a Cremona scoperchiavano il verminaio numero uno,  ha firmato un contratto biennale. Un atto di coraggio e di fiducia in Percassi, nella squadra, nei tifosi. Un gesto di cui gli atalantini gli saranno sempre grati. Di solito, nelle difficoltà molti preferiscono tagliare la corda o tradire. Colantuono si è dimostrato un uomo vero e la sua figura, in questi giorni, schiaccia terribilmente quella dell'ex capitano, nei cui confronti il signore laziale ha speso parole di umana compassione che gli fanno onore.
     
    Colantuono ha vinto il campionato di serie B toccando quota  79 punti (22 vittorie, 13 pareggi e 7 sconfitte). Una cavalcata trionfale che fa il paio con la memorabile stagione 2006-2007 in A, consegnata alla storia ultracentenaria della Dea:  ottavo posto con 50 punti, record dell'Atalanta in A. In quell'annata, Doni segnò 13 gol in 26 gare e Dio solo sa perchè questo giocatore abbia poi calpestato non soltanto la maglia che ha indossato, ma anche la fiducia e l'amicizia del suo allenatore.
     
    Per il poco che vale la mia opinione, in serie B non apprezzavo molto la qualità del gioco atalantino, più pragmatico che spettacolare, più cinico che divertente, più utilitaristico che accattivante. Ma Colantuono aveva un solo traguardo da raggiungere e l'ha raggiunto pancia a terra. Ha avuto ragione lui ed è giusto riconoscerglielo com'è giusto applaudirlo per questa nuova Atalanta, dal gioco molto più bello e dalla classifica assolutamente clamorosa. Se non fossero penalizzati, i bergamaschi sarebbero quinti insieme con l'Inter e la ragione del loro exploit è certamente Denis. Ma non solo.
     
    Colantuono ha favorito la crescita di Consigli e gli ha concesso il tempo  di fare tesoro dei suoi errori: oggi, a soli 24 anni, Consigli è uno dei migliori interpreti del ruolo in serie A. Colantuono ha inserito Denis, Masiello, Cigarini, Maxi Moralez e  Schelotto in un impianto di gioco che non ha accusato nessuna crisi di rigetto. Rispettosi di tutti, timorosi di nessuno: lo spirito dell'Atalanta è questo e i risultati si vedono.  Se, malauguratamente, per colpa di Doni dovessero arrivare altre mazzate in corso d'opera,  Colantuono sa di avere costruito un gruppo irriducibile.  E' questa la sua forza.


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