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    Allegri: 'Dopo la Juve vado all'estero. Le sensazioni contano più della tattica'

    Allegri: 'Dopo la Juve vado all'estero. Le sensazioni contano più della tattica'

    Massimiliano Allegri a 360 gradi. L'allenatore della Juventus si è confessato in una lunga intervista al Telegraph: "Quando lascerò la Juventus sicuramente andrò all'estero, in Italia non vedo altre destinazioni. Ho ancora cinque-sei anni in un club prima di pensare a una nazionale. Non voglio fare l'allenatore per sempre, è difficile restare al vertice per tanto tempo. Sono un allenatore 'naturale', non costruito".

    CHAMPIONS LEAGUE - "La Champions League è una vetrina sul mondo. E' come la Prima della Scala, chi è sul palco condivide le nostre emozioni, le nostre pressioni, i nostri sentimenti: di fronte hanno un pubblico di esperti. Quando dall'urna è uscito il nome del Real Madrid molti erano delusi, un pò preoccupati. Io ero felice, è uno stimolo a fare bene. E' una sfida adrenalinica, che si gioca su due partite. Saranno due grandi match. La Champions League è il mio obiettivo. C'è tanta pressione, che sentono soprattutto i giovani. E' un peccato perché reprime la loro fantasia".

    CASA DOLCE CASA - "Sono molto legato alle mie tradizioni, alle mie origini. Mi danno la giusta forza, mi aiutano a essere sereno, ad affrontare i problemi con l'atteggiamento giusto, a volte a non prendermi troppo sul serio. Quando ho dei brutti pensieri in testa torno a casa, a Livorno, dove ritrovo la serenità".

    CARDIFF - "Ho rivisto molte volte la finale di Cardiff, mi ha aiutato a crescere, mi ha aiutato a capire che per migliorare dobbiamo fare le cose senza fretta, con maggiore calma".

    TOTTENHAM - "Sapevo che era una grande squadra ma ero convinto che per 15-20 minuti avrebbero potuto concedere gol. Per questo ho chiesto ai miei giocatori di rimanere concentrati, di non perdere di vista l'obiettivo. E' quello che hanno fatto".

    SENSAZIONI - "Non sono un allenatore che pensa troppo alla tattica o alle analisi degli avversari. Sono molto più istintivo. Un allenatore deve prender le decisioni in base alle sensazioni che ha. Altrimenti sarebbe solo sedersi davanti a un computer e il calcio sarebbe come la playstation. Non sono così. Nel calcio ci sono molte persone che cercano la perfezione con la tattica ma è impossibile perché ci sono troppe variabili. Non posso essere un allenatore 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. Non credo sia necessario vedere 24 ore di video, bastano 20 minuti. Bisogna solo essere concentrati in quel breve periodo. Ogni mattina mi alzo alle 7, porto mio figlio a scuola e per un'ora guardo i video per preparare gli allenamenti. Lo faccio la mattina perché la mente è più fresca".

    ALLENAMENTO - "Ogni giorno, sul campo, l'allenatore deve conoscere ogni suo giocatore, come sta, come si sente. Se ha dormito poco, se ha avuto problemi con la moglie o con i figli a scuola. E' importante adattarsi. L'aspetto psicologico è cruciale"

    JUVENTUS - "Quando sono andato alla Juventus il club arrivava da un'eliminazione prematura in Champions League. Da quel momento c'è stata una crescita. La Juventus non sarà mai come il Barcellona o il Real Madrid, storicamente gioca un calcio diverso, ha uno stile tutto suo. Semmai è simile al Bayern Monaco. Il dna della Juve è quello di un club che non molla mai, molto aggressivo, che è focalizzato sull'obiettivo". 

    VITA PRIVATA - "Lavoro molto, mi piace però ritagliarmi del tempo per me. Mi piacciono le corse die cavalli, mi piace uscire con gli amici. Mi aiutano a recuperare le energie. Il lavoro è importante ma ogni tanto è necessario staccare, per poi ripartire con la giusta concentrazione".

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