Allegri domina in Europa come faceva Sacchi, Ancelotti in Champions è unico
La Juventus di Allegri aveva vinto altre grandi partite in Champions League, a Dortmund contro il Borussia, a Monaco con Dani Alves ala destra, in casa col Barcellona fino a Madrid l’anno scorso, lo aveva fatto attraverso un calcio astuto e intelligente, mai con lo strapotere tecnico, fisico e tattico della squadra che si sente più forte di tutte. Anche quella era la Juve di Allegri, che ha attinto da Ronaldo l’energia per spingersi nel campo non del bel gioco, ma del grande gioco.
Quanto al Napoli, bisogna tornare ai tempi di Maradona e della Coppa Uefa per avere un ricordo nitido di una squadra così dominante. Sapevamo quanto aveva perso il calcio italiano dall’anno in cui Ancelotti decise di accettare la corte di Abramovich. Il suo lavoro ha portato prestigio a Chelsea, Psg, Real Madrid e in parte al Bayern Monaco, squadre già formate e strutturate (per storia e investimenti) per comandare in Champions. Il Napoli no, è una storia diversa. In tanti (compreso chi scrive) pensano che l’organico non sia più forte dell’anno scorso e, se davvero è così, quello che ha portato Ancelotti è unico in Europa, è una dose enorme di sapienza e personalità. E’ come se la squadra abbia trovato una guida sicura in un territorio cosparso di ostacoli come la Champions. E’ come se Ancelotti avesse detto ai giocatori: “Venite con me che vi porto oltre voi stessi”. E quelli lo hanno seguito.
Il primo tempo di Manchester e di Parigi segue i 60' in 10 di Valencia per Allegri e i 90' contro il Liverpool per Ancelotti. Sono partite che spingono a credere che la Juve abbia finalmente una posizione da leader e che anche il Napoli possa trovare un ruolo da protagonista. Fra Max e Carletto c’è ancora una differenza, dovuta all’età e all’esperienza: Allegri ha avuto qualcosa da Ronaldo, Ancelotti ha dato qualcosa a Insigne.