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Milan Campione: Allegri come Sacchi, Capello e Zac. Lo Scudetto è merito suo
"Io ho sempre detto che ha le physique du role, questo due anni fa, e continuo a pensarlo". Queste le parole pronunciate da Adriano Galliani, il 20 maggio 2010, quando il nome di Allegri era solo un'idea per la panchina rossonera. Un anno dopo i fatti gli hanno dato ragione. Il tecnico livornese è l'artefice della conquista del 18esimo scudetto della storia del Milan, il primo dal 2007. Deciso, concreto e a volte spietato al momento di scegliere chi far giocare, al primo un anno su una panchina di un grande ha saputo gestire la pressione ed ha subito fatto centro in Italia, così come era successo a Sacchi, Capello e Zaccheroni.
Se il Milan, società, giocatori e tifosi hanno imparato ad amarlo il merito è tutto suo. E' arrivato in silenzio, ha saputo trasmettere le sue idee ad un gruppo con forti personalità, senza urlare, senza strafare, accettando sempre il confronto. Ed ha accolto, sempre con il sorriso sulle labbra, le punzecchiature di Berlusconi, che avevano fatto perdere la pazienza a Leonardo. Galliani, con gli arrivi di Boateng, Robinho, Ibrahimovic prima, e di Van Bommel e Cassano poi, gli ha dato le chiavi di una Ferrari, Allegri ha imparato a guidarla in fretta, nonostante qualche pericolosa sbandata (Cesena, Real Madrid, Roma).
Ha portato avanti una politica del "gioca chi lavora", mettendo tutti sullo stesso livello. Senza guardare in faccia nessuno, nemmeno lo sponsorizzato Ronaldinho. Ha recuperato Gattuso, ha rilanciato Flamini, ha dato fiducia a Merkel, è riuscito a fare a meno degli infortunati Pirlo, Pato, Ambrosini e dello squalificato Ibrahimovic. Ha saputo gestire Cassano, usando con le stesse misure, carota e bastone. Il Milan è il suo Milan, una squadra non sempre spettacolare, ma concreta, costruita con equilibrio, votata al sacrificio. Una squadra vincente, la squadra campione d'Italia.