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    Allegri, Bonucci e quei sensi di colpa...

    Allegri, Bonucci e quei sensi di colpa...

    • Marco Bernardini
    Uno era seduto in tribuna. L’altro in campo a giocare. Tutti e due a Torino, seppure non nel loro “Stadium”, e cioè nella città che li aveva visti lavorare insieme e vincenti sotto la bandiera della Juventus. Il primo ha lasciato “L’Olimpico Grande Torino” dieci minuti prima che la partita finisse. Il secondo ha collezionato, in novanta minuti, una fra le prestazioni più desolanti della propria carriera ricca di eccellenze e di variegati trionfi. Una serataccia davvero per tutti e due. Per Massimiliano Allegri che, come era prevedibile, si è dovuto sorbire lazzi e frizzi da parte della tifoseria granata accorsa per vedere l’Italia del suo ex allenatore Ventura. Per Leonardo Bonucci il quale, da quando ha lasciato quella che avrebbe potuto e dovuto essere la sua casa professionale definitiva, ha intrapreso un cammino da autentica via crucis.

    E’ chiaro come il sole che con i “se”  e con i “ma” si arriva mai da nessuna parte. Eppure qualche volta la rivisitazione del passato, se fatta in maniera consapevole e con il giusto senso dell’autocritica, è utile oltrechè salutare. Mettersi di fronte ad uno specchio e, dopo essersi spogliati di ogni presunzione e di preconcetti assortiti, confessare a se stessi la verità e niente altro che la verità. Così ammettendo le proprie responsabilità sarà possibile liberarsi dai sensi di colpa o perlomeno stemperare la loro velenosità. Servirà a poco sul piano pratico perchè indietro non è possibile tornare, ma almeno si potrà procedere in avanti con un minimo di leggerezza in più.
    Mi auguro di cuore, stimandoli come professionisti seri e consapevoli, che Allegri e Bonucci l’altra sera abbiano voluto compiere questo tipo di operazione introspettiva ovviamente ciascuno per i fatti suoi. La “BBC” rivista in campo con la maglia azzurra, almeno fino a quando Barzagli non è staro costretto a lasciare il posto a Rugani, specialmente al pubblico juventino ha messo addosso un mix di rabbia e di tenerezza. Rivederli insieme, con Buffon alle loro spalle, ha provocato la proiezione di tanti e stupendi film già visti e goduti. Nei “remakes” questa volta mancava però uno dei tre protagonisti fondamentali. Proprio Bonucci il quale, con una prestazione agonistica a dir poco orribile, ha dimostrato di vivere una tra i momenti professionalmente peggiori della sua vita. Con ogni probabilità quella che è stata una delle ultime bandiere bianconere ha capito di aver sbagliato tutto lasciando Torino e la Juventus. 

    A Milano e con la maglia rossonera, lui che calcisticamente nacque e si formò in nerazzurro interista, gli avevano fatto intendere che  sarebbe stato il leader di una squadra da sogno. Oggi si trova in un Milan improbabile e presuntuoso con intorno al braccio una fascia da capitano che gli viene contestata pubblicamente da Silvio Berlusconi il quale, se non come tifoso, dovrebbe evitare di cacciare il naso in affari che non lo riguardano più. E’ la mania del Cavaliere il quale, a suo tempo, costrinse Zoff alle dimissioni dalla nazionale dopo le feroci critiche di colui che era il premier. Bonucci, naturalmente, non potrà comportarsi allo stesso modo. Ma egualmente potrà e dovrà riflettere su ciò che ha fatto o ha accettato di fare su consiglio affrettato di chi gli sta vicino. Gli starà mancando la Juve. E lui, oggettivamente, manca anche non poco alla Juve. Di qui, soprattutto, il suo essere calcisticamente oggi persino sconosciuto a se stesso.

    Una riflessione che, in tribuna e a distanza sufficientemente ravvicinata, avrà fatto anche Allegri. Il tecnico bianconero, da persona intelligente e seria qual è, non avrà certamente goduto nel vedere Bonucci ridotto così male e non avrà neppure pensato presuntuosamente “ve lo avevo detto io…”. Semmai,  per il bene di un giocatore che è patrimonio nazionale e anche per quello della Juventus che i difesa troppo spesso va a farfalle, si sarà chiesto se per caso anche lui non avrebbe potuto tenere un comportamento diverso con Bonucci, autorevole ma non autoritario, al fine di evitare un divorzio che ha portato male a tutti. Ora anche alla nazionale.

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