Milan, la crisi economica salva Allegri
Un uomo solo, nella notte più lunga. Massimiliano Allegri esce da San Siro scuro in volto, consapevole che chiuderà la stagione con zeru tituli. Il suo Milan costruito per vincere, per dominare in Italia e recitare un ruolo da protagonista in Europa ha fallito, nei risultati e nel gioco espresso. "Bisogna arrivare a 80 punti, l’ultima partita si gioca in casa, dobbiamo salutare i tifosi nel migliore dei modi, così chiudiamo due anni a 162 punti” ha dichiarato nel post partita, un tentativo disperato di difesa dagli attacchi che sono piovuti e pioveranno su di lui nelle prossime settimane. Quando non si vince i dati nel calcio servono a poco, nel calcio nessuno si ricorda chi arriva secondo.
Gli infortuni senza dubbio hanno fatto la loro parte, condizionando per un'intera stagione le scelte di Allegri, ma chi è alla guida del Milan e non vince difficilmente può attaccarsi a certi alibi. Oltre all'incapacità di dare un'identità alla squadra, troppo Ibrahimovic dipendente, al tecnico rossonero viene criticata la gestione del gruppo, da Seedorf a Thiago Silva, da El Shaarawy a Maxi Lopez, passando per Mexes, scomparso nell'ultimo mese, e Nocerino, al quale non è stata mai data la possibilità di respirare. Gli errori ci sono stati, alcuni dei quali grossolani, ma chi sbaglia non sempre paga e salvo sorprese Allegri sarà ancora sulla panchina del Milan la prossima stagione.
Galliani l'ha difeso pubblicamente, Berlusconi l'ha prima criticato poi confermato. Tutto questo per motivi prettamente economici. Il Milan ha rinnovato il contratto di Allegri fino al 2014 e non può permettersi un altro (grande) allenatore. Il piatto piange, sarà così anche sul mercato. I nomi che circolano (Mudingayi, Acerbi, Traoré) non sono di prima fascia, Allegri potrà sempre giustificarsi di non avere tra le mani un Ferrari.