Alex James, storia di un leggenda: il 'Pirlo' del Sistema Chapman
LASSÙ IN SCOZIA - Nato all'alba del '900 nel piccolo villaggio scozzese di Mossend, non lontano da Motherwell, sulla via per Glasgow nel North Lanarkshire, Alexander Wilson James inizia a giocare a football in alcune compagini locali – Bellshill Athletic e Ashfield, tra le altre – prima di mettersi definitivamente in luce giocando nel Raith Rovers dove approda nel 1922. In realtà la società non è così convinta della scelta, ma a puntare ad occhi chiusi su di lui è il manager del Raith Bob “RJ” Morrison che lo nota mentre è ad osservare un altro calciatore e se ne innamora talmente tanto che è disposto a pagare una parte dello stipendio di James di tasca sua. Morrison sarà presenza costante negli inizi di carriera di James, equilibratore del carattere non certo facile del calciatore, sempre pronto a lagnarsi per lo stipendio troppo basso e per i carichi di lavoro eccessivi. James gioca nel Raith Rovers per tre stagioni, segna 27 reti in circa 100 gare ed è presente nell'incidente navale che nel 1923 coinvolge l'intera squadra diretta alle Canarie, a bordo del cargo Highland Loch. L'imbarcazione si arena al largo della costa della Gallizia e i calciatori del Raith Rovers, una volta tratti in salvo da pescatori locali, ripartono alla volta delle Canarie.
Il 1925 segna il passaggio di James al Preston North End che lo prende per circa 3.000 sterline. James con i Lilywhites gioca 157 gare segnando 55 reti, mancando però sempre la promozione in Division One; non solo: i quattro anni al Preston per James sono piuttosto turbolenti, divergenze con la dirigenza circa i suoi compensi e ripicche della società che non sempre lo libera per la Nazionale caratterizzano il tempo che James trascorre con i Lilywhites. L'avventura a Preston termina dopo quattro anni, ma proprio quando si chiude una porta si spalanca un portone e James ancora non lo sa ma sta per iniziare a scrivere la sua leggenda.
IL SISTEMA CHAPMAN - A Londra sulla panchina dell'Arsenal siede Herbert Chapman che dopo la rivoluzionaria modifica della regola del fuorigioco sta mettendo a punto e migliorando un nuovo sistema di gioco, il “Sistema”, definito anche “Chapman System”, appunto. Il destino per James ha le fattezze proprio di Herbert Chapman che nell'estate del 1929 paga 8.750 sterline per portarselo a Londra, al suo Arsenal. Il manager inglese sta modellando la sua squadra nel tentativo di darle un'impronta unica, nuova. Chapman arretra il raggio d'azione di James e da punta lo trasforma nel più completo playmaker calcistico del suo tempo. Chapman da buon manager riesce anche a “sistemare” la questione economica con James, aggirando le regole relative al tetto salariale, facendogli ottenere dai Magazzini Selfridges un contratto per 250 sterline annue. A 28 anni James inizia così la sua avventura all'Arsenal. La prima stagione è deludente, complice anche una serie di piccoli infortuni che lo frenano È però solo questione di tempo, poi il talento di James al servizio di David Jack, Cliff Bastin, Ted Drake e Jack Lambert produrrà quattro titoli inglesi, due FA Cup e due Charity Shield in sei anni, consacrando Alex James come il primo centrocampista universale che inizia e rifinisce l'azione.
Dopo otto incredibili stagioni all'Arsenal Alex James, ormai vinto dagli infortuni, nell'estate del 1937 si ritira: chiude una carriera strepitosa, diventando una bandiera dell'Arsenal e del calcio britannico tanto da essere inserito nell'English Football Hall of Fame e nella Scottish Football Hall of Fame.
WEMBLEY WIZARDS - Alex James è considerato tra i più importanti calciatori del suo tempo nonostante il fisico tozzo e tarchiato. Alex James era solito giocare con larghi pantaloncini, utili a nascondere spessi mutandoni che lo tenevano al caldo aiutandolo a lenire le sofferenze per i reumatismi, oltre ad indossare sempre la maglietta a maniche lunghe: un abbigliamento che, al pari del suo modo di giocare, diventa simbolo e caratteristica del James sul campo. Eppure nonostante le apparenze James è calciatore sopraffino, dotato di passaggio preciso e di un controllo di palla eccezionale.
Se la sua carriera è stata ricca di vittorie negli anni londinesi, poche sono le gare giocate con la maglia della Scozia, soltanto otto. Una di queste, però, è entrata dritta nella storia del calcio scozzese. Il 31 marzo del 1928 a Wembley va in scena una delle prestazioni più memorabili della nazionale scozzese, in una gara valida per il British Home Championship del 1928 tra i padroni di casa dell'Inghilterra e la Scozia. In pochi credevano in un successo scozzese.
“All I've got to say is, go to your bed, put your head on your pillow and pray for rain."
Con queste parole il capitano scozzese Jimmy McMullan aveva caricato i suoi compagni la sera prima, mentre alloggiavano al Regent Palace Hotel e l'indomani la pioggia arrivò, eccome se arrivò: Londra si era svegliata fradicia di pioggia e Wembley era un pantano.
La nazionale scozzese aveva perso ad Hampden 6 a 2 contro gli inglesi e anche le scelte di formazione avevano suscitato non poche perplessità, ma comunque da Glasgow erano partiti in tanti al seguito della squadra. Eppure, a dispetto di tutto, gli undici scozzesi che scendono in campo in quell'umido sabato inglese saranno i protagonisti di una delle pagine più belle della storia calcistica del loro Paese e passeranno alla storia come i “Wembley Wizards”. Davanti ad oltre 80.000 persone la Scozia è protagonista di una delle gare più entusiasmanti della sua storia vincendo per 5 a 1 in casa degli inglesi e tra i “Maghi di Wembley” c'è anche Alex James che quel giorno segna una doppietta.
Come detto quella partita è una delle sole 8 gare che James gioca con la sua Nazionale. In quelle 8 partite segnerà 3 reti mentre una quarta – in occasione della vittoria scozzese per 7 a 3 sull'Irlanda nel 1929 – è ancora incerta: alcune fonti l'assegnano a lui, altre a Gallacher.
(Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)