
Alessandro Melli choc: "Perugia-Juventus del 2000, negli spogliatoi cercammo l'accordo per il pareggio"
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SU PERUGIA JUVENTUS - "Eravamo salvi e non avevamo niente da chiedere in campionato, la Juve doveva vincere per vincere il campionato, e veniva da una settimana di polemiche per il gol di Cannavaro con il Parma. Erano scortati che sembravano dei pregiudicati. Gaucci era legato alla Lazio e al Banco di Roma, in settimana ci chiese di fare di tutto per vincere e che ci avrebbe dato anche un premio perché voleva che la Lazio vincesse il campionato, per interessi personali. Se avessimo perso ci avrebbe portato in Cina in ritiro (circostanza ricordata dallo stesso Gaucci, ndr)".
"D'ACCORDO PER IL PAREGGIO" - "Negli spogliatoi provammo a metterci d'accordo con la Juve per pareggiare e loro sarebbero andati a fare lo spareggio. I giocatori della Juve non accettarono questa proposta, soprattutto Davids, Zidane e Montero. Fu un pour parler di nascosto tra i giocatori più importanti. Giocammo una partita irregolare che finì come finì per un episodio".
SULL'ESCLUSIONE DI SACCHI AL MONDIALE DEL 1994 - "Sacchi era molto integralista, aveva un codice etico, ha poca flessibilità e questo è stato uno dei suoi limiti. Le regole sono importanti, ma devono essere flessibili. All'epoca la sua scelta mi diede fastidio, ma poi ora ho capito che feci un errore. Rimasi fuori dalle convocazioni per Usa '94 perché mi rifiutai di andare in panchina in una gara col Parma con Nevio Scala allenatore".
SU GUARDIOLA E IL SUO CALCIO - Guardiola è l'artefice di questo calcio fatto di passaggini e giro palla stucchevole spesso noioso, che porta spesso difensore e portieri a fare errori e gaffe grossolane.
LE LACRIME DI ZEMAN - "Zeman si fece voler bene da tutti, tanto che quando lo esonerarono a Parma piangevamo tutti nello spogliatoio".
MANTOVANI E LO SPECCHIETTO RETROVISORE - "Non ero pronto per andare al Milan, la mia dimensione era un'ottima squadra ma non un top club. Volevo rimanere in quella Sampdoria lì. Arrivai a Milano perché mi volle Fabio Capello, per me andare via fu una coltellata dalla mattina alla sera. Non potevo nemmeno decidere, mi dissero che era "o così o così", non volevo andarci. Certo potevo dire di no, ma mi avevano fatto capire che era la cosa da fare. Il Presidente Mantovani salì in macchina con me, eravamo andati a un funerale di un genitore di un ragazzo della Primavera e girava questa voce. Salgo in macchina e il Presidente Enrico Mantovani mi chiede di salire in macchina con me. La scena fu buffa, io guidavo e siccome avevo il seggiolino di mio figlio davanti, il presidente si sedette dietro, sembravo il suo autista. Ci parlavamo guardando lo specchietto retrovisore e mi diceva queste cose qui. Pensavo che una cosa del genere dovesse essere discussa in un altro contesto. Quando ti senti che non sei desiderato e vogliono un altro allora sei quasi costretto ad andare via".
BERLUSCONI E IL GESTO DA SIGNORE - "Dopo la finale Under 21 contro la Svezia fui contattato personalmente da Silvio BerlusconI di andare a parlarci, mi voleva portare al Milan era il 1992. Andai a casa di Galliani per firmare un contratto da sei anni col Milan. Sono tornato poi a Parma e c'era la festa della vittoria della Coppa Italia a casa di Tanzi. In quel contesto lì la società venne da me a chiedermi di rinnovare il contratto. Mi sono sentito una merda, avevo fatto una cosa che i Tanzi non meritavano. L'ho detto piangendo. Tanzi, persona di spessore, fece una telefonata in diretta da me a Berlusconi dicendogli che ero con lui e avevo cambiato idea. Berlusconi, che era un signore, stracciò il contratto che avevo firmato con lui.
Sono passati ormai 24 anni: la Serie A 1999/2000 è stata vinta dalla Lazio, al secondo Scudetto della sua storia. La Lazio di Eriksson chiuse a 72 punti, la Juventus di Ancelotti un punto dietro a 71, poi un bel solco alle loro spalle, col Milan del capocannoniere Shevchenko a quota 61. L’epilogo beffardo di quel torneo all’ultima giornata fu sotto il diluvio in cui si giocò Perugia-Juve il 14 maggio: una partita che i torinesi persero 1-0, ma che avrebbero potuto pareggiare – con conseguente spareggio per lo Scudetto con la Lazio – qualora avessero accettato la proposta di accordarsi per il pari fatta loro dai giocatori del Perugia negli spogliatoi prima del fischio d’inizio.




