MANTOVANI E LO SPECCHIETTO RETROVISORE - "Non ero pronto per andare al Milan, la mia dimensione era un'ottima squadra ma non un top club. Volevo rimanere in quella Sampdoria lì. Arrivai a Milano perché mi volle Fabio Capello, per me andare via fu una coltellata dalla mattina alla sera. Non potevo nemmeno decidere, mi dissero che era "o così o così", non volevo andarci. Certo potevo dire di no, ma mi avevano fatto capire che era la cosa da fare. Il Presidente Mantovani salì in macchina con me, eravamo andati a un funerale di un genitore di un ragazzo della Primavera e girava questa voce. Salgo in macchina e il Presidente Enrico Mantovani mi chiede di salire in macchina con me. La scena fu buffa, io guidavo e siccome avevo il seggiolino di mio figlio davanti, il presidente si sedette dietro, sembravo il suo autista. Ci parlavamo guardando lo specchietto retrovisore e mi diceva queste cose qui. Pensavo che una cosa del genere dovesse essere discussa in un altro contesto. Quando ti senti che non sei desiderato e vogliono un altro allora sei quasi costretto ad andare via".