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    Alberto De Rossi: 'Lavorare con i giovani significa essere guida. Potevo allenare la Roma, ma ho rifiutato per mio figlio...'

    Alberto De Rossi: 'Lavorare con i giovani significa essere guida. Potevo allenare la Roma, ma ho rifiutato per mio figlio...'

    • Redazione CM
    Alberto De Rossi, padre di Daniele, ex centrocampista della Roma, ha rilasciato un'intervista a Roma TV in cui dopo essere diventato il nuovo responsabile sviluppo e formazione per gli allenatori delle squadre nazionali, ha parlato degli anni passati come allenatore della primavera giallorossa. "Trigoria per me è come una seconda casa, non l’ho mai considerata un posto di lavoro. Ho un rapporto benissimo con tutti. Il primo giorno mi ricordo perfettamente tutte le emozioni, quando mi dissero che l’interessamento era diventato realtà. Essere fedele per 29 anni per me è stato semplice. Oltre alla passione, il lavoro: è l'attaccamento al club che fa la differenza. Ho dimostrato questo attaccamento perché il legame è molto forte, questo fa passare tutto in secondo ordine, anche gli interessamenti di altri club. Questo mi ha portato a rimanere tutti questi anni qui", così spiega il legame con la squadra giallorossa. 

    IL RAPPORTO CON IL FIGLIO - "Lui è stato una bandiera. Io mi sento un lavoratore onesto. Ognuno ha fatto il suo lavoro, abbiamo rispettato gli spazi dell’altro e nessuno dei due ha parlato dell’altro. Poteva dare adito a chiacchiere. In passato ho avuto la possibilità di allenare la prima squadra e ho rifiutato proprio perché Daniele faceva parte di quel gruppo. Credo che avrei creato problemi. Tra i due lui è più romanista. Chiamarla fede mi sembra forte, ma non gli riuscivamo mai a togliergli la maglietta della Roma da piccolo".

    SETTORE GIOVANILE - "L'obiettivo principale non è il piazzamento o vincere un trofeo, ma quello di portare giocatori in prima squadra. C’è chi utilizza il settore giovanile per crescere come allenatore, invece quello che noi facciamo qui è quello di far crescere i ragazzi. Non esiste trofeo che possa portarci fuori da questo obiettivo. Noi lo facciamo esclusivamente per la Roma".

    SUL RUOLO DELL'ALLENATORE DELLE GIOVANILI - "Non mi voglio sostituire ai genitori, ma una guida si. La figura dell’educatore non mi piace molto, ma quando dobbiamo farlo interveniamo. Non mi piace imporre le cose, anche gli allenamenti condivido insieme ai ragazzi. Ho avuto tante dimostrazioni di affetto e condivisioni insieme ai ragazzi. Non mi piace entrare troppo nella loro privacy".


     

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