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Albertazzi si svincola, Verona condannato al risarcimento
Il contenzioso si protraeva dal mese di luglio, e ormai si era arrivati al muro contro muro: il Collegio Arbitrale di Serie A, accertata la persistente esclusione di Michelangelo Albertazzi dalla rosa della Prima Squadra del Verona, anche a seguito di un primo lodo, di fine settembre, con cui si ordinava al club scaligero la riammissione del calciatore nell’attività agli ordini di mister Pecchia, ha dichiarato la risoluzione del contratto, condannando l’Hellas a un maxi risarcimento di quasi 150.000,00 euro pari a 1 anno netto di contratto.
Albertazzi, quindi, da oggi è un giocatore libero di collocarsi, a ‘costo zero’, con altre società, dopo che è stata deliberata la cessazione del rapporto di lavoro con il Verona, per esclusiva responsabilità di quest’ultima. Il braccio di ferro iniziò nello scorso mese di luglio, quando l’ex Milan, non convocato per il ritiro precampionato di Mezzano di Primiero, si rivolse al Collegio Arbitrale per ottenere una pronuncia che condannasse il Verona a reintegrarlo nell’attività della Prima Squadra.
A fine settembre la prima decisione, con cui venne accertato il diritto di Albertazzi a partecipare agli allenamenti agli ordini di Fabio Pecchia, con condanna del Verona a risarcire il danno subito dal calciatore a causa dell’esclusione, quantificato in 57.600,00 euro, oltre ovviamente a consentirgli immediatamente di prendere parte all’attività insieme ai compagni.
L’Hellas, all’ultimo giorno utile (l’Accordo Collettivo prevede l’obbligo, a carico della società, di convocare l’atleta entro 5 giorni dalla pronuncia con cui venga ordinata la reintegra) convocava Albertazzi per riprendere gli allenamenti, ma il difensore, giunto al centro sportivo Paradiso di Castelnuovo del Garda, trovava una situazione che certamente non si aspettava: spogliatoio separato, allenamenti a parte, esclusione da tutte le riunioni tecniche, divieto di consumare i pasti con i compagni. Per tale ragione, assistito dall’Avv. Mattia Grassani di Bologna, che ne aveva tutelato gli interessi anche nel primo procedimento, Albertazzi si rivolgeva nuovamente al Collegio Arbitrale, invocando il diritto a risolvere il contratto per giusta causa, sancito dall’Accordo Collettivo in favore dei calciatori che non vengano riammessi a partecipare all’attività della Prima Squadra entro cinque giorni dalla pronuncia con il club veniva obbligato alla reintegrazione.
Dopo circa tre mesi di contenzioso, non senza colpi di scena (uno tra tutti la conferenza stampa di Fabio Pecchia del 28 novembre, giorno dell’ultima udienza, durante la quale il mister gialloblu annunciò a sorpresa l’esclusione di Albertazzi dalla lista dei convocati per il derby di Coppa Italia contro il Chievo per non essersi presentato all’allenamento, quando il giocatore stava partecipando all’udienza avanti al Collegio Arbitrale insieme al Direttore Operativo dell’ormai ex club di appartenenza, Francesco Barresi) e momenti di tensione con i dirigenti scaligeri, il Collegio Arbitrale ha decretato oggi la risoluzione del contratto, con effetto immediato, per esclusiva responsabilità della società, condannando l’Hellas Verona a un risarcimento monstre di quasi 150.000,00 euro, oltre alle spese legali e ai costi di procedura. Si chiude, così, un caso che rappresenta un’assoluta novità per la Serie A, in cui, dai tempi dell’ormai storica contesa a carte bollate tra Pandev e Lazio, non si verificava lo svincolo di un calciatore per essere stato messo ‘fuori rosa’ dal club di appartenenza.
Albertazzi, quindi, da oggi è un giocatore libero di collocarsi, a ‘costo zero’, con altre società, dopo che è stata deliberata la cessazione del rapporto di lavoro con il Verona, per esclusiva responsabilità di quest’ultima. Il braccio di ferro iniziò nello scorso mese di luglio, quando l’ex Milan, non convocato per il ritiro precampionato di Mezzano di Primiero, si rivolse al Collegio Arbitrale per ottenere una pronuncia che condannasse il Verona a reintegrarlo nell’attività della Prima Squadra.
A fine settembre la prima decisione, con cui venne accertato il diritto di Albertazzi a partecipare agli allenamenti agli ordini di Fabio Pecchia, con condanna del Verona a risarcire il danno subito dal calciatore a causa dell’esclusione, quantificato in 57.600,00 euro, oltre ovviamente a consentirgli immediatamente di prendere parte all’attività insieme ai compagni.
L’Hellas, all’ultimo giorno utile (l’Accordo Collettivo prevede l’obbligo, a carico della società, di convocare l’atleta entro 5 giorni dalla pronuncia con cui venga ordinata la reintegra) convocava Albertazzi per riprendere gli allenamenti, ma il difensore, giunto al centro sportivo Paradiso di Castelnuovo del Garda, trovava una situazione che certamente non si aspettava: spogliatoio separato, allenamenti a parte, esclusione da tutte le riunioni tecniche, divieto di consumare i pasti con i compagni. Per tale ragione, assistito dall’Avv. Mattia Grassani di Bologna, che ne aveva tutelato gli interessi anche nel primo procedimento, Albertazzi si rivolgeva nuovamente al Collegio Arbitrale, invocando il diritto a risolvere il contratto per giusta causa, sancito dall’Accordo Collettivo in favore dei calciatori che non vengano riammessi a partecipare all’attività della Prima Squadra entro cinque giorni dalla pronuncia con il club veniva obbligato alla reintegrazione.
Dopo circa tre mesi di contenzioso, non senza colpi di scena (uno tra tutti la conferenza stampa di Fabio Pecchia del 28 novembre, giorno dell’ultima udienza, durante la quale il mister gialloblu annunciò a sorpresa l’esclusione di Albertazzi dalla lista dei convocati per il derby di Coppa Italia contro il Chievo per non essersi presentato all’allenamento, quando il giocatore stava partecipando all’udienza avanti al Collegio Arbitrale insieme al Direttore Operativo dell’ormai ex club di appartenenza, Francesco Barresi) e momenti di tensione con i dirigenti scaligeri, il Collegio Arbitrale ha decretato oggi la risoluzione del contratto, con effetto immediato, per esclusiva responsabilità della società, condannando l’Hellas Verona a un risarcimento monstre di quasi 150.000,00 euro, oltre alle spese legali e ai costi di procedura. Si chiude, così, un caso che rappresenta un’assoluta novità per la Serie A, in cui, dai tempi dell’ormai storica contesa a carte bollate tra Pandev e Lazio, non si verificava lo svincolo di un calciatore per essere stato messo ‘fuori rosa’ dal club di appartenenza.