'Ai se eu te pego', va di moda l'esultanza alla brasiliana: VIDEO
Neymar ha lanciato l'ultima moda.
Balliamo 'Ah se ti prendo': così si esulta alla brasiliana.
Sempre più elaborate le coreografie per festeggiare un gol, però a volte poi si perde 4-1, come successo mercoledì sera a Candreva e Muriel in Atalanta-Cesena e Inter-Lecce.
Hanno esultato così anche Marcelo e Cristiano Ronaldo, Reus, Pato e Robinho, Mutu, Isla e Armero. Pepe va in buca col golf, Osvaldo mitraglia alla Batistuta.
L'unico fuoriclasse straniero che il nostro calcio non ha mai ingaggiato, e ce ne sarebbe stato bisogno, è Donald Benjamin Lurio, in arte Don Lurio. Con lui come coreografo, i fantasiosi balletti del dopo-gol, ormai un genere artistico a parte, avrebbero raggiunto livelli di aerea grazia. Purtroppo è tardi, perché l'indimenticabile ometto - capace di passare sotto le gambe delle gemelle Kessler senza neppure chinarsi - scomparve nel 2003, assai prima dell'ultima ondata di giocatori sudamericani. Cioè i nuovi maestri del varietà.
In nessuna scuola di danza vi è infatti una perizia pari a quella degli attaccanti del Lecce, o di Edinson Cavani. Mosse, mossette, ancheggiamenti, doppi e tripli passi: un tempo, si facevano per disorientare il difensore, oggi si praticano nei pressi della bandierina del corner come se fosse un sambodromo. L'ultima moda è ballare la canzonetta brasiliana "Ai se eu te pego" ("Ah se ti prendo") di Michel Telò: il primo è stato Neymar nel Santos e da lì tutti i brasiliani del mondo l'hanno esportata dalla Bundesliga alla Liga (Marcelo e Cristiano Ronaldo) fino alla serie A con Pato e Robinho (esistono video su Youtube delle prove effettuate sia in allenamento che in treno).
Divertente, e tenero, il caso dei leccesi ballerini insieme a Muriel, mercoledì sera, dopo la rete a San Siro: tutto molto bello, mancava solo la musichetta, peccato che poi l'Inter ne abbia segnati quattro, uno dei quali con Pazzini che mima il movimento della culla, un sottogenere classico quanto il dito in bocca a mo' di ciuccio: copyright di Francesco Totti, oggi un rituale esportato ovunque.
Non c'è nulla di estemporaneo nelle coreografie. Di solito, l'autore del gol chiama a raccolta i compagni e tutti insieme si sistemano come da copione, per poi iniziare le danze. Come quando Ronaldinho avviava il samba, con gli stessi passettini con i quali aveva appena fatto impazzire uno stopper. La danza del gol rappresenta l'evoluzione di una mimica assai più varia, elaborata nel tempo. E allora, vai con i trenini, i bruchi, le ammucchiate da villaggio vacanze o da festa di capodanno. Gli appassionati non possono dimenticare Bobo Vieri che segna e poi si accomoda a gambe incrociate e braccia conserte, come un capo pellerossa. O Luca Toni che si svita l'orecchio. Oppure Batistuta, con la sua forse improvvida mitraglia, gesto bellicoso che pure l'argentino sfogava con la gioia di un bimbo che gioca col fucilino di plastica, per poi impugnare la solita bandierina come l'asta di un cavaliere medievale, (quell'asta che anche Pippo Inzaghi ha brutalizzato non poco). O, ancora, le pance gravide dei giocatori che si mettono il pallone sotto la maglia, per simulare la dolce attesa delle compagne.
Culle, ciucci, lombi, il versante prenatale o neonatale la fa da padrone, insieme ai segni guerreschi e alla pura estasi danzante. Ma esistono più bizzarre variazioni sul tema. Simone Pepe, juventino, mima un colpo con la mazza da golf, sa lui perché. Gol, golf, e un ultimo pensiero per Fantozzi/Doni, il quale metteva la mano sotto il mento come a dire, "io vado a testa alta". Dopo essersi nascosto dietro la Porsche per sfuggire all'arresto, un po' meno.
(Repubblica)