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    Ai Della Valle non interessa della Fiorentina. E la gestiscono alla Lotito

    Ai Della Valle non interessa della Fiorentina. E la gestiscono alla Lotito

    • Stefano Agresti
    Ci sono aspetti curiosi nei numeri della Fiorentina. Corvino si lamenta del deficit, critica le scelte dei suoi predecessori, però nelle quattro stagioni precedenti a questa il saldo entrate/uscite determinato dal mercato è in attivo (+9,8, dati Transfermarkt) e, soprattutto, il bilancio al 31 dicembre 2015 evidenzia una situazione decisamente sotto controllo e nient’affatto drammatica. Il problema, però, non è questo. E non è nemmeno che i viola si sono indeboliti rispetto alla scorsa stagione, visto che sono entrati tal Olivera, De Maio e una manciata di ragazzini e sono usciti Marcos Alonso, Mati Fernandez, Rossi, Blaszczykowski e qualcun altro che una mano la dava. A pensarci bene, il problema non è neppure che - a parte Pradè e qualche suo collaboratore - i dirigenti che hanno ridotto la Fiorentina in questa condizione di presunta difficoltà economica siano ancora tutti saldi al loro posto (già: dov’erano Cognigni e compagnia cantante mentre le finanze viola imbarcavano acqua e richiedevano il provvidenziale intervento del nuovo ds?).

    No, il problema è un altro: è che ai Della Valle della Fiorentina interessa poco, pochissimo, quasi nulla. E, soprattutto, interessa sempre di meno. Perché non è un business. Perché non permette loro di fare business d’altro genere. Perché non hanno la passione e l’orgoglio per dire: costruiamo una squadra vincente.

    Nessuno pretendeva che la Fiorentina rinunciasse a 28 milioni per Marcos Alonso; era però legittimo aspettarsi che una parte consistente di quei soldi, se non tutti, venisse reinvestita per rafforzare la squadra. Ma era chiaro che non sarebbe successo, il segnale indicativo era arrivato già a gennaio quando - con la squadra al vertice della classifica e teoricamente in lotta addirittura per lo scudetto - la proprietà decise di non spendere per un bel difensore, lacuna evidenziata e ammessa già alla fine del mercato estivo 2015: sarebbe stato l’uomo che avrebbe potuto consentire a Sousa di continuare il suo sogno assieme al popolo viola, invece arrivò all’ultimo tuffo Benalouane, per di più rotto.

    In questo mercato abbiamo osservato il differente comportamento di due imprenditori che, sul piano economico-finanziario, non hanno certo maggiore disponibilità rispetto a Della Valle: De Laurentiis e Lotito. Il primo ha incassato novanta milioni da Higuain e ne ha spesi oltre cento per rafforzare la squadra, prendendo cinque tra i giovani più promettenti del calcio europeo (Milik, Diawara, Rog, Zielinski, Maksimovic): non sappiamo se il Napoli sia migliore di un anno fa, ma è stato indubbiamente compiuto uno sforzo importantissimo per tenerlo al vertice, ora e in futuro. Il secondo ha ceduto bene Candreva e l’ha rimpiazzato con Luis Alberto, costato un terzo, quasi un quarto rispetto al neo-interista: è la politica che persegue da sempre, la strategia del risparmio a ogni costo, alla faccia delle ambizioni e delle speranze.

    Già, Della Valle nel calcio sembra Lotito. E non è, non può essere qualcosa di cui andare orgogliosi.

    @steagresti

     

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