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Aguero, eroe sottovalutato: l'addio dell'attaccante che ha imparato a giocare con le ombre
Aguero che ormai non è più Sergio, ma il Kun grazie al nonno che nel piccolo nipote ha visto una somiglianza con Kum-Kum, il bambino cavernicolo, che ne faceva di ogni agli abitanti del villaggio ai piedi di un vulcano, che preferiva darsi all'avventura in natura piuttosto che andare a scuola, che veniva sempre punito Brazo Fuerte, papà e capovillaggio. Se il bambino cavernicolo combinava guai a non finire, il bambino prodigio dell'Indipendiente segnava gol a non finire. Sì, perché il Kun ha segnato davvero tanto.
Dopo Leo Messi e Gabriel Omar Batistuta, il miglior marcatore dell’Argentina è lui. Dopo Leo Messi e Alfredo Di Stefano, l’argentino che ha segnato di più nei campionato è lui. Lo stesso che è il secondo miglior marcatore straniero della storia dell’Atletico Madrid, il quarto di tutti i tempi della Premier League. Mai luce piena, qualche ombra a oscurare uno dei migliori attaccanti della storia del calcio argentino e non solo. Però, del resto, il Kun ha imparato a giocare con le ombre e col sole: "Spalle alla porta guardavo le ombre dei difensori per capirne i movimenti".
La luce se l'è presa, tutta, al minuto 93:20 della sfida contro il QPR, che consegnò il titolo ai Citizens dopo 44 anni. Istantanea cronometrica finita sulle magliette, che appare ovunque allo stadio, che è finita anche sulla pelle dei tifosi più accaniti. Al minuto 93:20 del 13 maggio 2012 è ripartito il cronometro della storia del City, aprendo un ciclo incredibile che non è ancora finito. Il 15 dicembre del 2021 si è fermato, invece, quello del Kun calciatore. L'uomo che ha riscritto la storia della Premier. Imparando a giocare con le ombre.