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Agnelli: pragmatismo o celodurismo?
Ha sorpreso molti il discorso di ieri di Andrea Agnelli davanti all'Assemblea degli azionisti della Juventus. Con due frasi, il presidente bianconero ha sistemato una volte per tutte Jean-Claude Blanc ("Il bilancio attuale della Juventus, il peggiore della storia, deriva anche da quattro anni di incapacità di rinnovamento della società sulla parte sportiva") e ha salutato Alessandro Del Piero ("Questo è il suo ultimo anno in bianconero").
C'è chi ha commentato che anche le ultime due campagne acquisti, effettuate da Beppe Marotta sotto l'egida proprio di Agnelli, hanno contribuito alle pesantissime perdite del bilancio juventino, e tutti (persino Luciano Moggi) hanno osservato che i modi e, soprattutto, i tempi, scelti per concedare il Capitano non sono stati il massimo della signorilità.
Tutte considerazioni condivisibili, certo, ma che non tengono conto del personaggio Andrea Agnelli, della sua voglia di affermarsi e delle sue radici. Tutte considerazioni che guardano all'effetto delle parole pronunciate ma che tengono scarsamente conto dell'indole e del 'dna' di chi le ha pronunciate.
Da quando è presidente della Juventus, il figlio di Umberto ha dimostrato un attivismo e una voglia di affermarsi senza precedenti nell'ambito delle famiglie 'nobili' del nostro calcio (gli Agnelli, i Moratti, i Berlusconi). Agnelli jr si occupa di tutto, e in prima persona: contratti (in sede e in Lega), diritti tv, mercato, stadio, marketing, battaglie giudiziarie in sede sportiva ed extrasportiva. E Agnelli unisce questo iper-attivismo al tradizionale pragmatismo di stampo piemontese-sabaudo, che impone di non guardare in faccia a nessuno quando di fanno delle scelte aziendali. Come fece suo padre quando, ad esempio, si ritrovò in casa un giovane campione come Del Piero e, per farlo sbocciare definitivamente, la sua Juve si sbarazzò da un giorno all'altro di Roberto Baggio (vero Moggi?).
Sarà la storia dei prossimi anni, poi, a dire se questo attivismo e questo pragmatismo saranno seguiti dai fatti, che nel calcio sono costituiti dalle vittorie, più che dai pareggi di bilancio, o se saranno solo uno sfoggio di 'celodurismo' inconcludente, come spesso ci accade di vedere nella politica italiana.