Caso Agnelli-Antimafia: intercettazione fantasma, spunta una nuova verità
Tra un'indiscerzione e un commento, continua a crescere la polvere attorno all'infiltrazione mafiosa nella curva della Juve e soprattutto al rapporto instaurato con Andrea Agnelli e altri tesserati bianconeri. Tutto ruota attorno alla figura del Procuratore federale Giuseppe Pecoraro, che secondo quanto è emerso nelle controverse ultime 48 ore avrebbe fornito nuove intercettazioni nell'audizione presso la commissione Antimafia che avrebbero riguardato proprio Agnelli, stando all'ultimo botta e risposta tra Rosy Bindi, presidente Antimafia, e l'avvocato Lugi Chiappero, legale rappresentante del club bianconero. Tanta polvere ancora circonda tutto questo, anche perché secondo quanto riporta Repubblica ecco che vien fuori come in particolar modo non sia Agnelli uno dei due diretti interessati dalla intercettazione legata alla 'confessione' con Alessandro D'Angelo, security manager del club bianconero: all'altro capo della cornetta, infatti, ci sarebbe Francesco Calvo, ai tempi direttore marketing della Juve prima della controversa separazione che lo ha portato al Barcellona.
L'INTERCETTAZIONE – L'intercettazione, da qualcuno addirittura indicata come fantasma, rientrerebbe nelle 50 mila pagine dell'inchiesta Alto Piemonte e avrebbe questa seguente frase come incriminata: “Hanno arrestato due fratelli di Rocco (Dominello, figlio del boss della ‘ndrangheta, a processo a Torino per associazione a delinquere di stampo mafioso, ndr). Lui è incensurato, abbiamo sempre parlato solo con lui”. Da una parte D'Angelo, dall'altra Calvo. Quindi Agnelli non solo non avrebbe pronunciato quelle parole, ma nemmeno le avrebbe ascoltate. Un dettaglio non da poco quello riportato da Repubblica, che se confermato metterebbe in evidenza o una cattiva interpretazione da parte di Rosy Bindi dell'audizione di Pecoraro, o un errore di quest'ultimo nell'attribuzione delle parole pronunciate nel colloquio telefonico. Certo si tratterebbe di qualcosa di grave, consideratil il danno di immagine procurato ad Agnelli e alla Juve tutta.
DOMINELLO - Ricorda – sempre Repubblica – come Agnelli in ogni caso dovrà chiarire, sia in Antimafia sia durante il processo sportivo, quando e se il suo più stretto collaboratore l’avesse informato delle ricerche telematiche che aveva fatto sul conto del padre di Rocco, Saverio Dominello, condannato lui sì in via definitiva per associazione a delinquere di stampo mafioso. I legali della famiglia Dominello, intanto, ieri all’uscita dall’udienza preliminare per il processo penale in corso a Torino hanno confermato gli incontri tra Rocco e il presidente bianconero ribadendo però l'estraneità del proprio assistito dall'avere un ruolo in ambito mafioso: “Il nostro assistito ha più volte incontrato Agnelli anche a tu per tu alla sola presenza di D’Angelo in alcuni casi e con altri tifosi in altri: incontri alla luce del sole per organizzare la rivendita dei biglietti. Quando però Agnelli dice che non ha incontrato mai dei boss dice il vero, perché Rocco non è un boss”. Se il nodo è quindi legato al coinvolgimento di Agnelli nella questione biglietti-ultras, allora è una cosa (a tale proposito Pecoraro punterebbe all'inibizione di Agnelli dopo il deferimento). Ben altra è la connivenza o la collusione mafiosa.
IL TRIANGOLO – Si intersecano quindi nuovamente le vicende tra Calvo e Agnelli, in un nuovo triangolo che ora vede però coinvolto Pecoraro. Va ricordato come due anni fa, intanto, si sia concluso in maniera piuttosto burrascosa il rapporto di amicizia e di lavoro tra Calvo e Agnelli che poi ha avuto grossi risvolti e non soltanto quelli legati alle cronache rosa. Dalla storia d'amore tra Agnelli e Deniz Akalin, si è arrivati ad una nuova coppia ma anche a due divorzi (Agnelli-Emma Winter, Calvo-Deniz) e all'uscita di scena dalla Juve di Calvo poi passato rapidamente al Barcellona, una vicenda che avrebbe anche complicato parecchio i rapporti tra John Elkann e l'attuale presidente della Juve. Ed ora le strade di Agnelli e Calvo si incrociano di nuovo, su ben altri piani e con ben altri coinvolgimenti da chiarire.