Addio, Previtali: fece grande l'Atalanta con Caniggia, Montero e Stromberg
Mercoledì 20 giugno, ore 10, chiesa parrocchiale di Leffe (Bergamo): ultimo saluto a Franco Previtali, per 40 anni dirigente dell'Atalanta, figura storica della società nerazzurra, uno dei più grandi dirigenti e operatori di mercato del calcio italiano. Previtali aveva 83 anni. Si è spento ieri, pochi mesi dopo la scomparsa della moglie Lisetta. Lasca tre figli: Cinzia, Ombretta e Paolo.
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Franco Previtali se n'è andato due mesi dopo Piermario Morosini: il 2012 è un annus horribilis per l'Atalanta che continua a fare a pugni con il dolore.
Il Vecchio e il Giovane avevano in comune lo stesso modo atalantino di vivere il calcio come la vita: erano umili, seri, orgogliosi di essere bergamaschi. Uomini per bene.Uomini veri.
Di questo mondo di ladri, di capitani traditori, di giocatori pipponi che si vendono le partite, poi si pentono e hanno il coraggio di andare in tv per chiedere di tornare, Previtali era l'antitesi.
Cominciò a lavorare per l'Atalanta cinquant'anni fa, al tempo di Tentorio. Gratis. E gratis ha continuato a farlo sempre, sacrificando tempo e denaro alle sue aziende tessili.
Previtali ha raggiunto il massimo con Achille e Cesare Bortolotti, con Ivan Ruggeri, con Mondonico, con Randazzo, nelle notti magiche della Coppa delle Coppe che nell'88 videro una straordinaria squadra di serie B arrivare sino in semifinale dove venne eliminata dal Malines.
La sua vita e la sua storia hanno incrociato la vita e la storia dell'Atalanta. Previtali poteva dare del tu a Gaetano Scirea che gli dava sempre del lei. In fondo, Previtali era lo Scirea dei dirigenti calcistici italiani. Per farsi ascoltare, non aveva bisogno di alzare la voce. E manco aveva bisogno di mettere il faccione in tv per farsi pubblicità.
Previtali anteponeva sempre l'interesse dell'Atalanta a qualunque altra valutazione. Scoprì Evair, Stromberg, Caniggia, Montero.
Luis Cesar Menotti e Sergio Clerici erano i due amici che gl davano le dritte giuste sul mercato sudamericano. Emiliano Mondonico fu una sua intuizione così come Mino Favini, il mago del settore giovanile di Zingonia.
Umberto Bortolotti, figlio di Achille e fratello di Cesare, ha confidato che Previtali fu il primo a capire che cosa sarebbe diventato Gullit: ma l'Atalanta non prese Ruud perchè non se lo poteva permettere.
Ha scritto Glenn Stromberg su twitter: "Grande uomo, grande amico, mi mancherai tanto Franco. Mi volevi tanto bene, ti ricorderò per sempre".
Sapeva che, per non fare la fine del vaso di coccio tra i vasi di ferro, bisognava avere rispetto dei grandi club, ma non averne paura. Per esempio, quando si trattò di scegliere fra Juve e Milan a quale dei due cedere Donadoni, Previtali e i Bortolotti scelsero il Milan perchè Berlusconi offriva di più, anche a costo di esacerbare Boniperti il quale considerava Bergamo un territorio di caccia esclusivo.
Previtali aveva un sacro rispetto dei contratti: spesso, per lui, una stretta di mano valeva più di una firma. E chi non la rispettava, quella stretta di mano, rischiava di non avere un'altra occasione con il direttore sportivo dell'Atalanta.
Previtali era un Signore del calcio, di un altro calcio. Nel suo tempo ce n'erano molti. In questo, se ne vedono pochi in giro. Il fatto è che lo stampo di Franco l'hanno buttato via.
Xavier Jacobelli