Adios Spagna, ma non è la fine
ERRORI - Di colpe la Spagna ne ha molte. A partire da Del Bosque, passando da Casillas arrivando a Diego Costa. Il ct spagnolo si è accorto troppo tardi di avere tra le mani una squadra logora, stanca fisicamente e mentalmente. In Brasile ha scelto la via della rinoscenza, della gratitudine nei confronti di un gruppo che ha vinto tutto. Non ha avuto abbastanza coraggio nelle convocazioni (Llorente, Borja Valero, Callejon a casa) e nelle scelte di campo (Koke meritava una chance da titolare), si è lasciato imporre dalla federazione Diego Costa, nonostante il prossimo attaccante del Chelsea non sia mai stata una prima scelta nell'ultimo anno del suo regno.
CADUTA, NON FINE - La notte di Rio de Janeiro è stata la fine di questa Spagna, non della Spagna. Perchè dietro ai 23 partiti per l'avventura brasiiana c'è un movimento vivo, strutturato, che sforna un talento dietro l'altro. A livello giovanile le Furie Rosse negli ultimi anni hanno vinto tutto, comprese le ultime due edizioni dell'Europeo under 21 e due delle ultime tre dell'Europeo under 19. La nuova generazione si chiama De Gea, Montoya, Jesé, Isco, Muniain, Herrera, Morata, Oliver Torres, Paco Alcader, Grimaldo, Delulofeu, giocatori che sapranno far rinascere la Spagna dalle proprie ceneri, senza aspettare troppo.