Nel silenzio assordante del nostro circo, un’altra società di calcio sta sparendo, inghiottita dal fallimento, tra debiti, brogli, sfratti dallo stadio e personaggi di dubbia serietà. Parliamo del Modena, ma sé un film già visto e rivisto di cui conosciamo ormai tutto. Ebbene: il Modena, iscritto al girone B della serie C, otto sconfitte su otto partite in questo sciagurato inizio di stagione (ma l’aspetto tecnico è il meno rilevante di tutta la questione), ora non ha più nemmeno lo stadio, il Braglia. La polizia municipale ha liberato la struttura e cambiato le serrature, lasciando il Modena fuori di casa. Indagare sugli aspetti che hanno portato a questa situazione occuperebbe troppo tempo. Limitiamoci ai fatti, dicendo che da tempo il finale era scritto. Partendo dall’estate: le inadempienze fiscali, l’intervento della Covisoc, bilanci in rosso, stipendi non pagati, colletta dell’ex procuratore Caliendo per pagarsi l’iscrizione al campionato, trattative di cessione saltate, il solito circo di personaggi farlocchi, il trasloco a Forlì, una squadra allo sbando, il funerale celebrato dai tifosi, l’irruzione nella sede, l’aggressione a Caliendo (“Ho rischiato la vita”, ha detto l’ex procuratore che tre anni fa ha acquistato la società), la vendita a Taddeo di pochi giorni fa (ma l’ex patron del Varese ha appena messo piede in società e già si parla di una gestione dal respiro corto), l’impossibilità di giocare le proprie partite in casa (due perse a tavolino), il caso che passa in tribunale, il fallimento ad un passo, peggio: le regole federali dicono che alla quarta partita casalinga non disputata scatta la radiazione. Il Modena è finito, prima della fine. La storia si ripete: secondo un report della Federcalcio di un paio di anni fa, negli ultimi trent’anni sono fallite 162 squadre professionistiche. Il numero aumenta a ritmi sostenuti. Giusto per citare qualche club di questa Spoon River del calcio: Parma, Verona, Fiorentina, Napoli, Palermo, Spal, Piacenza, Torino, Catania, Padova, Vicenza, Triestina, Venezia, Reggina, Varese, Lucchese, Foggia, Latina, Taranto, Como, Mantova, Messina, Siena, Grosseto, Ravenna, Barletta, Monza, Lanciano, Lumezzane, Rende, Rieti, Savoia, Rimini, Ancona, Pro Vercelli. Pezzi di storia che sono stati cancellati, tra fideiussioni tardive e farabutti da rimorchio. Qualche club è ripartito, qualcuno bene, altri arraccando, altri sono spariti nei dilettanti, relegando il proprio futuro alle serie minori. Il Modena aveva lasciato la serie C1 nel 2001. Ha frequentato la serie A per un paio di stagioni, poi dignitosamente l’ha sempre sfangata in B. Il tracollo è arrivato con la retrocessione della scorsa estate. Al peggio non c’è fine. In settimana è arrivato il cambio delle serrature del Braglia. Ora l’abisso.