Redazione Calciomercato
Addio a Carlo Mazzone, aveva 86 anni. Se ne va il decano degli allenatori, suo il record di panchine in A
Uno degli allenatori più iconici del nostro calcio, ha attraversato oltre 60 anni di Serie A e guidato 12 diverse squadre italiane tra il 1969 e il 2006. Prima di sedersi in panchina, aveva avuto anche trascorsi da giocatore nelle giovanili della Roma, la sua squadra. Fu in giallorosso che esordì anche tra i professionisti nel 1959. Nel 1960 il passaggio all'Ascoli, con cui collezionò 219 presenze e 11 reti in poco meno di 10 stagioni. Ci tornò anche da allenatore ad Ascoli da dove partì la sua seconda carriera, con 7 anni tra giovanili e prima squadra tra 1969 e 1975. Nella stessa città, a lui è intitolata la Tribuna Est dello Stadio Cino e Lillo del Duca.
Amato da tifosi e dal mondo del calcio tutto, Mazzone era l'allenatore dei campioni, quello capace di toccare le corde giuste per esaltare le grandi firme di questo sport. Da Francesco Totti a Roberto Baggio, da Pep Guardiola ad Andrea Pirlo fino a Roberto De Zerbi, uno dei suoi allievi. A Roma lanciò in prima squadra quello che da lì in avanti diventò il capitano. Tanti gli aneddoti che li legano: dal rifiuto dell’acquisto di Litmanen perché “tanto abbiamo il ragazzino, sono soldi buttati” al “’Regazzì, vatte a fà la doccia, che cò loro ce parlo io’”, per tutelarlo dai giornalisti. "Sor Carletto" seppe creare un legame umano oltre che sportivo unico con Pep Guardiola, di passaggio a Brescia, e con l'attuale allenatore del Brighton. A Brescia alcuni dei ricordi migliori della sua carriera da allenatore. Dallo storico 3-3 con l'Atalanta, con annessa corsa sotto la curva avversaria, all'apogeo nei club di Roberto Baggio. Sotto la sua guida il Divin Codino seppe dare spettacolo come forse mai aveva fatto, fatta eccezione per la Nazionale. Fu lui ad arretrare la posizione di Pirlo e regalare all'Italia un regista che ha fatto storia. Verace, appassionato, umile, Mazzone si era al passo coi tempi grazie a suo nipote. Quest'ultimo infatti gli aveva aperto dei profili sui social nei quali postava foto, commenti e ricordi del passato. Ora a ricordarlo, per sempre, sarà il calcio italiano che lo piange nel giorno della sua scomparsa.