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    Adani: ‘Pele ci ha spiegato prima cosa avrebbero fatto Maradona e Messi’

    Adani: ‘Pele ci ha spiegato prima cosa avrebbero fatto Maradona e Messi’

    Pelè ci ha spiegato prima cosa avrebbero fatto Maradona e Messi". Daniele Adani, al telefono con l'ANSA, interviene sull'eterno dibattito del calcio mondiale: chi e' il migliore di sempre? "O Rei - argomenta l'ex giocatore, ora commentatore tv - e' l'invenzione del calcio come lo conosciamo oggi, per gesti tecnici, atletici, letture, intuizioni, finte, conclusioni. E' come aver portato la massima espressione della natura del calciatore dentro al gioco". Adani, che al Mondiale recentemente conclusosi ha dimostrato entusiasmo e commozione per le partite dell'Argentina e di Messi, sottolinea che con Pelè "il numero Dieci diventa il numero Dieci". "A un livello più alto, più simbolico - spiega -, Pelé è il Brasile che alza finalmente la testa, diventa, come dice nell'inno, Gigante por Natureza, con la vittoria del suo primo mondiale, nel 1958, si può proclamare O Pais do Futebol, grazie a un diciottenne che in finale piazza due pallonetti sulla testa dei giocatori svedesi ("chapeu" li chiamano nella sua patria) e davanti a un pubblico europeo che mai aveva visto gesti del genere. Il Brasile diventa finalmente il Brasile, il Numero Dieci diventa il Numero Dieci". "Pelé - prosegue Adani - è però soprattutto il bambino che trova la realizzazione massima del sogno del calciatore, è il concetto di efficacia abbinata alla bellezza legata all'emozione vissuta nella gioia, nel piacere di giocare. Ciò che si poteva sognare, attraverso O Rei si è realizzato. Si realizza, ogni giorno: come dice oggi un quotidiano di San Paolo: "Pelé è morto, posto che Pelé possa morire". Perche', sostiene Adani, i suoi confini sono molto più ampi di quelli di un semplice fuoriclasse. "Pelé è infatti il racconto pieno di meraviglia dei nostri genitori, dei nostri nonni, è, se vogliamo, anche lo strumento del passaggio di consegne della passione per il calcio da una generazione a un'altra. Lo ereditiamo e lo sentiamo nostro, quindi attraverso lui, o Rei, troviamo noi stessi e rivendichiamo il diritto a sognare dentro a un campo da calcio. Anche per questo, soprattutto per questo: obrigado Edson Arantes do Nascimento" (ANSA).

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