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    Acerbi: 'Al Milan mi piaceva fare serata'

    Acerbi: 'Al Milan mi piaceva fare serata'

    Francesco Acerbi è diventato il leader della difesa del Sassuolo. Il difensore milanese ha parlato però del passato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, dedicando attenzioni soprattutto al suo fallimento nell'esperienza al Milan: "Cosa mi ha fregato quando ero al Milan? Non avevo la testa sul calcio come ce l’ho ora, non avevo la testa da Milan. A 23-24 anni un ragazzo la serata ogni tanto la fa e chi la fa non certo è un deficiente. Semplicemente mi sono seduto. Ora non esco, non ho voglia, sono concentrato e sia chiaro: nessuno mi obbliga a far nulla. E' cambiata la testa, la mentalità, gli obiettivi, l’approccio al lavoro. Non vedo l’ora di venire al campo. Vivo a Formigine, vicino a Sassuolo, da solo, cucino, guardo documentari in tv più che i tg sportivi che sono troppo ripetitivi. Qualche volta vedo dei compagni a cena, e non vado a letto tardi".

    SU CANNAVARO E BERARDI - "Paolo è una grande persona. Poi sulle palle inattive mi lascia partire, vado in attacco più io di lui, anche se dovremmo spingerci una volta a testa. Tendo ad andare, ad aggredire. Dietro siamo compatti, io non voglio mai far girare l’attaccante e quindi mordo. Il più tosto è Higuain, il più forte attaccante della A. Berardi è di un altro livello, fa delle cose che solo i grandi sanno fare e in A nessuno fa quello che fa lui. Ma le aggiungo un nome: Floro Flores. Mi crede se le dico che è un fenomeno? Poi Magnanelli, i giovani dovrebbero imparare da lui. Ha due concetti: umiltà e lotta. La forza è nella testa". 

    SULLA NAZIONALE - "In Nazionale sei con chi ha vinto tutto. Imparo da Chiellini perché non molla mai. Spero che Conte mi richiami, ma non ho l’assillo dell’Europeo. Ci vuole anche un po’ di fortuna e bisogna dare il meglio. In azzurro la concorrenza è forte, ma non mi sento inferiore a nessuno".

    SU DI FRANCESCO - "Innanzitutto un’ottima persona e questo incide molto. Ha un suo modulo, il 4-3-3, e ha delle idee. Lui, come tutto lo staff del Sassuolo, mi è stato vicino e mi sono anche confidato sulla malattia. Parliamo spesso con l’allenatore. Primo posto? Perché siamo maturati, perché siamo più squadra, perché non abbiamo cambiato tanto, perché ci sono molti italiani ed è più facile parlarsi e gli stranieri che ci sono conoscono già la A, perché siamo una buona squadra. Lo scorso anno sono mancate alcune di queste componenti. Il Sassuolo ha la consapevolezza di essere una buona squadra, gioca bene a calcio e a marzo deve essere salvo"

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