Abraham, un centravanti ‘sveglio’ per dimenticare Dzeko: è l'uomo di Mou
MA ALLORA PERCHÉ TUCHEL...? - Ma allora perché Tuchel non lo ha fatto quasi mai giocare? Perché l’allenatore tedesco aveva in mente un altro tipo di calcio. Prendiamo questa immagine.
È l’azione del gol che ha deciso la finale di Champions 20/21. Tuchel aveva in mente sin dall’inizio della sua avventura a Londra un attacco del genere, quindi fondamentalmente senza un vero centravanti. Tre giocatori dinamici e fortemente associativi. Intercambiabili, che non dessero troppi punti di riferimento. Questo sia per avvicinare il Chelsea al suo stile di gioco, sia per valorizzare i nuovi acquisti Havertz e Werner -guarda caso tedeschi come lui- che con Lampard erano apparsi un po’ troppo ‘neutralizzati’ dal calcio inglese. In sostanza Tuchel optò subito per una proposta molto meno diretta e verticale, con una risalita del pallone più palleggiata e graduale, che sfruttasse sistematicamente gli spazi tra le linee.
ABRAHAM CON LAMPARD - Abraham invece era il centravanti di Lampard. Altra scuola, si capisce. A Frankie, uomo muorinhano ed ex centrocampista box to box cacciatore di seconde palle, certi lanci dalla difesa per la punta non dispiacevano affatto. Vedi questo di Zouma per Abraham in un Norwich-Chelsea del 2019, che genera una classica azione da 4-3-3: sponda per l’esterno alto vicino (Mount), cambio di gioco per l’altro esterno (Pulisic), sovrapposizione del terzino (Azpilicueta) e cross.
Cross per le tre punte che arrivano a coprire l’ area meglio che possono. Ma prendete nota: Tammy è il più vispo e reattivo sulla traiettoria della palla. L’unico in grado di modificare la propria corsa a prescindere dalla codifica.
Se la palla è imprecisa infatti, lui tende ad arrivarci per primo comunque. Avete presente il discorso famoso di Velasco su schiacciatori e alzatori nella pallavolo? Quello degli schiacciatori che non parlano dell’alzata ma la risolvono? Ebbene, Tammy dà proprio questa idea: non parla dei cross, non critica le traiettorie imperfette, le rettifica in rete.
IL RE DEI TAP-IN - Questo ci dice molto non solo della sua capacità esplosiva, della sua elasticità a dispetto del metro e novanta, ma ci parla anche di una attitudine mentale molto preziosa. Se uno andasse a rivedersi tutti i 30 gol realizzati col Chelsea, o quelli segnati in Championship con la maglia del Bristol prima (23, stagione 16/17) e dell’Aston Villa poi (25, stagione 18/19) si accorgerebbe presto di una cosa. Sono tanti i gol ‘brutti’. Allora o Tammy Abraham è incredibilmente fortunato o è il re del tap-in. Un bomber vero, di quelli che non conoscono intervallo tra stimolo e reazione quando si trovano dentro l’area.
Qui Pulisic si è appena andato a schiantare contro il portiere dello Sheffield, che però non trattiene. Confrontate qui sotto i tempi di reazione dei difensori avversari con quelli di Abraham. Chi capisce per primo il dove?
La risposta è un gol di Tammy Abraham.
E se fossero proprio queste le qualità fondamentali che Mourinho andava cercando per l’attacco della Roma? Questa prontezza, questa sveltezza che nei casi migliori si combina alla rapidità d’esecuzione tipica della giovinezza? Si spiegherebbero immediatamente gli acquisti Shomurodov e Abraham. Così come la cessione di un campione come Dzeko, fenomenale in tantissime cose, ma non sempre presentissimo e solerte.
“ASPETTATE E VEDRETE” - Un ultimo esempio, forse ancora più significativo lo prendiamo da West Bromwich-Chelsea (3-3), terza di campionato dell’ultima Premier disputata da Abraham. Tammy ha segnato 6 gol, va ricordato, da agosto a dicembre, ovvero quando sedeva ancora sulla panchina Lampard. Dopo è arrivato Tuchel e inoltre Abraham si è anche infortunato alla caviglia. Quindi non è che ha segnato meno dell’anno prima, ha giocato meno semplicemente. Dicevamo della partita col West Bromwich. C’è una palla messa in area da Hudson-Odoi. Il Chelsea sta cercando il pareggio a tutti i costi.
Abraham è tenuto dal proprio marcatore nel vero senso della parola, come si fa in area con gli attaccanti pericolosi. Una mano sulla spalla, per sicurezza.
Ma sugli sviluppi del lancio di Hudson-Odoi, con la seconda palla che finisce sui piedi di Mount, pronto a calciare in porta, guardate il comportamento da vero nove di Abraham. In primo luogo si divincola cercando di sfuggire alla marcatura.
Ma soprattutto è l’unico giocatore che va verso la porta prima del calcio di Mount.
Il primo non tanto a capire quello che succederà, ma il primo a scommettere, il primo a sperare, il primo a lanciarsi. Ecco il centravanti che voleva Mourinho. Ecco chi è Tammy Abraham.