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    Abraham, debutto da fenomeno: è il nuovo idolo di Roma. La Fiorentina gioca bene anche in dieci, Vlahovic no. E Mou gode

    Abraham, debutto da fenomeno: è il nuovo idolo di Roma. La Fiorentina gioca bene anche in dieci, Vlahovic no. E Mou gode

    • Stefano Agresti
      Stefano Agresti
    I tifosi della Roma hanno un nuovo idolo, un uomo dei sogni al quale basta una partita per conquistare tutti. Si chiama Tammy Abraham, è costato 45 milioni e ha fatto un sacco di storie prima di convincersi che quella giallorossa fosse la squadra giusta per lui, ma ora che è arrivato sembra un indemoniato. Al debutto - inatteso perché ci si aspettava partisse dalla panchina - stende la Fiorentina quasi da solo, benché non riesca a segnare: provoca l’espulsione di Dragowski, inventa l’assist per l’1-0 (Mkhitaryan) e per il 2-1 (Veretout), colpisce una traversa, mette in campo una cattiveria e una voglia di vincere che spaventano. E’ solo il primo, anzi primissimo passo nel mondo romanista, ma i segnali sono davvero incoraggianti. E Mourinho, soprattutto grazie a lui, debutta con un successo.

    La Roma vince 3-1, eppure la Fiorentina ha una qualità di gioco superiore. Ce l’ha in avvio, prima che Dragowski si faccia espellere (al 17’ appena), e la recupera poco dopo, benché sia in inferiorità numerica e in svantaggio. Paradossalmente i viola soffrono di più quando anche Zaniolo si fa cacciare, a inizio ripresa. Evidentemente aveva ragione il grande Liedholm: “In dieci si gioca meglio che in undici”. Oltre che dal portiere, i viola vengono traditi da Vlahovic: è lui a consegnare sui piedi di Abraham la palla da cui nasce il vantaggio romanista e quando si sveglia è ormai tardi. Ma il lavoro di Italiano sembra indirizzato nel modo giusto.

    Finché si è stati in parità numerica, la Fiorentina è stata padrona della partita. Il periodo è stato breve, poco più di un quarto d’ora, però significativo dell’idea di calcio che Italiano ha trasmesso ai viola: aggressivo, intenso, con la continua ricerca delle fasce. Là dove l’allenatore ha collocato due esterni non a piede invertito, il destro Callejon a destra e il mancino Nico Gonzalez a sinistra: sembra calcio d’altri tempi, eppure funziona ancora. Ma al 17’ la gara cambia con una fiammata giallorossa: Mancini lancia Abraham oltre la linea (altissima) della difesa avversaria, Dragowski esce in modo scellerato e abbatte l’inglese che sta andando verso la bandierina, ma per Pairetto è comunque espulsione. Decisione giusta? Se ne può discutere: a sostegno della scelta dell’arbitro c’è il fatto che la porta è vuota e Abraham teoricamente può raggiungere la palla e collocarla in rete; forse ci sarebbe stato meno da discutere se Pairetto avesse optato per il giallo.

    Rimasto in dieci, Italiano toglie Callejon e passa al 4-3-2, senza dunque cambiare troppo la fisionomia della Fiorentina, che per una decina di minuti sbanda e subisce il gol (26’). Vlahovic perde colpevolmente palla nella metà campo viola, Abraham pesca Mkhitaryan sul filo del fuorigioco (ma in posizione regolare, dopo lungo consulto al Var) e l’armeno la mette dentro. Sembra che la Roma possa chiudere in fretta la contesa contro un avversario pesantemente menomato, in realtà la squadra di Italiano si scuote e ricomincia a produrre gioco: Bonaventura si libera dell’ingenuo Vina e impegna Rui Patricio, un altro paio di palloni arrivano pericolosi nell’area giallorossa. I numeri nel calcio sono spesso ingannevoli, ma al 45’ quelli di questa partita fanno riflettere: in dieci per mezz’ora, i viola hanno tirato in porta una volta in più e tenuto di più la palla.

    Nel secondo tempo la partita diventa frenetica, perché anche la Roma resta presto in dieci: Zaniolo, ammonito al 44’ per un brutto tackle, commette un fallo tattico e prende la seconda meritata ammonizione. Mourinho arretra un po’ Pellegrini e Mkhitaryan, costruisce una sorta di 4-2-2-1, ma la Fiorentina è comunque intraprendente e al 15’ pareggia: cross di Nico Gonzalez, Cristante si perde Milenkovic il quale controlla bene e mette in porta. Un gol più da centrocampista che da difensore, per la pulizia della giocata; un modo per festeggiare il rinnovo di contratto. Ma Abraham incombe sulla sfida: prima colpisce la traversa di testa (17’), quindi consegna a Veretout la palla del nuovo vantaggio (25’, anche stavolta c’è bisogno di una prolungata visione della moviola prima che il gol venga assegnato). E’ il colpo che stende la Fiorentina, la quale perde smalto e dieci minuti dopo incassa la rete che chiude la gara: stavolta l’assist prezioso è di Shomurodov, subentrato a Abraham, e l’incursione vincente ancora di Veretout.

    @steagresti
     

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