50 anni di 'Luci a San Siro', le frasi sul sesso che la censura cancellò: e ora torna il derby scudetto...
Da quel 1971 in cui, come oggi dopo tanto tempo, nel calcio italiano era la città meneghina a farla da padrona, tra i giochi dentro la nebbia, la seicento, le canzoni e i “danè”. Erano gli anni di Boninsegna, Mazzola e Rivera. Come quest’anno, ai tempi di Luci a San Siro, il Milan vinse il titolo di campione d’inverno dopo una grande vittoria nel derby di andata ma finì dietro all’Inter di Invernizzi (subentrato a Heriberto Herrera) a fine stagione. Anni in cui, in un’Italia forse un po’ troppo “bacchettona”, si censurava il testo di Vecchioni perché nella versione originale recitava “parli di sesso, di coiti anali”, espressione spinta ma quasi poetica rispetto alle troppe banalità in stile Pornhub che si sentono oggi nei microfoni di certi trapper “celoduristici”.
Così come, sempre nel 1971, a Sanremo fu vittima della censura anche Lucio Dalla, che finì terzo con una 4/3/1943, che era stata concepita inizialmente con il titolo di Gesùbambino e che nel testo recitava un “e adesso che bestemmio e bevo vino”, considerato irrispettoso dall’organizzazione del Festival.
Ma, come recita Vecchioni, “il tempo emigra, ci han messo in mezzo” e oggi, a differenza di allora, a San Siro per il derby così come a Sanremo per il Festival non saranno le luci a mancare, ma purtroppo solo il calore del pubblico. In attesa di poter tornare (prima o poi) a “essere tutti là”, godiamoci le emozioni che campioni come Lukaku e Ibrahimovic, tra una lite e una censura da Coppa Italia, sapranno regalarci in un derby milanese di nuovo d’alta classifica.