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1912, l'Impero russo e il giovane Pozzo: il 1° Italia-Finlandia fu alle Olimpiadi
LA SPEDIZIONE AZZURRA IN SVEZIA - Va subito detto che all'interno della Federazione calcistica italiana non c'era molta voglia di partecipare al torneo olimpico, alla luce soprattutto dello stato della Nazionale, che dopo la vittoria contro la Francia nella sua prima, storica partita, nei due anni seguenti non era più stata in grado di vincerne una. L'Italia del calcio dopo la vittoria all'esordio nel 1910 nelle successive 6 gare aveva raccolto la miseria di 2 pareggi e 4 sconfitte. Logico dunque che ai vertici federali non si smaniasse troppo di partecipare al torneo olimpico, ma le pressioni esercitate direttamente dal governo italiano andavano in senso opposto, spingendo invece per la partecipazione dell'Italia alla manifestazione. Quando si dice che la politica sin da subito si è intromessa nelle “cose” calcistiche, questa è una di quelle volte. Perché le recenti conquiste di Tripolitania e Cirenaica non solo facevano canticchiare “Tripoli bel suol d'amor/ sarai italiana al rombo del cannon!”, ma avevano fatto assurgere il nostro Paese a potenza coloniale – per meglio dire, a certa retorica piaceva pensarla così – e pertanto era d'obbligo che la squadra di calcio partecipasse al torneo olimpico organizzato dal C.I.O. E così fu. La spedizione azzurra fu affidata al segretario della Federazione, quel Vittorio Pozzo che alcuni lustri più avanti sarebbe diventato il Commissario tecnico più vincente nella storia azzurra. L'avventura olimpica fu burrascosa e molto avara di soddisfazioni sportive, certificando quanto ancora fosse arretrato il nostro calcio. Pozzo venne lasciato completamente solo ad organizzare tutta la trasferta, la Federazione se ne disinteressò nella maniera più assoluta, la piccola delegazione calcistica partì da Verona nella serata del 25 giugno “dopo un allegro banchetto” alla volta di Berlino e da qui verso Stoccolma. Per dare l'idea di quanto diversi fossero i tempi di allora con quelli di adesso, basti ricordare che il Comitato Olimpico Italiano pagava il biglietto di seconda classe ma aveva autorizzato i partecipanti, una volta lasciato il confine italiano, a viaggiare in III classe e ad intascarsi la differenza.
LA PRIMA VOLTA CONTRO I FINLANDESI, L'UNICA SCONFITTA - Pur non essendo ancora nazione indipendente, in quanto ancora Granducato facente parte dell'Impero russo, seppur già dal 1906 avesse una sua Costituzione e un Parlamento eletto a suffragio universale, dal 1908 la federazione finlandese si era affiliata alla FIFA e aveva creato una squadra nazionale che aveva fatto il suo esordio nell'ottobre del 1911 perdendo contro la Svezia. Come l'Italia, anche la Finlandia fa il suo esordio in una grande manifestazione mondiale in occasione dei giochi olimpici di Stoccolma del 1912, ma a differenza degli azzurri si classificherà addirittura quarta, sconfitta in semifinale dal Regno Unito e nella finale di consolazione dai Paesi Bassi, ma non prima di aver eliminato Italia – appunto – e proprio quella Russia che si era opposta sino all'ultimo alla partecipazione dei finnici. Italia – Finlandia, dunque, la partita “che pareva già tutta vinta prima di essere giuocata e che invece perdemmo”, per dirla con le parole di Vittorio Pozzo. La partita, che si gioca il 29 giugno alle ore 11 del mattino davanti ad oltre cinquecento persone, vede le due squadre scendere così in campo: ITALIA: Campelli; Binaschi, De Vecchi; De Marchi, Milano, Leone; Zuffi, Bontadini, Berardo, Sardi, Mariani.
FINLANDIA: Syrjalainen; Holopainen, Lofgren; Soinio E., Lund, Soinio K.; Wickstrom, Wiberg, Nyyssonen, Ohman, Niska.
Pronti, via e subito la Finlandia passa in vantaggio con una rete di Ohman alla quale gli Azzurri riescono a rispondere dopo una decina di minuti con l'alpino e laureando in medicina Bontadini. La partita prosegue equilibrata sin verso la metà del primo tempo, quando i finlandesi forti della loro ottima tenuta atletica prendono il sopravvento, anche se è l'Italia con Sardi – approfittando di un mezzo errore del portiere – che si porta in vantaggio, ma è l'ultimo sussulto. Il Guerin Sportivo è piuttosto drastico nella disamina: “La nostra partita l'abbiamo persa unicamente per la grande stanchezza che ci invase dopo 20 minuti di gioco. Tutti fermi, senza energia, cosse da far pietà! La causa è da attribuirsi alla fatica del viaggio e all'enorme calore e, se volete, in fondo alla deficienza di energia e volontà di diversi.”
Tanto è che sul finire del primo tempo Soinio pareggia per la Finlandia e tale resterà il punteggio sino al 90° nonostante ottime occasioni per entrambe le formazioni. La rete decisiva per il passaggio del turno viene segnata nel primo tempo supplementare, è dei finlandesi che con Wiberg realizzano il definitivo 3 a 2 a loro vantaggio, decretando così l'eliminazione dell'Italia dal tabellone principale del torneo olimpico. Come detto, questa partita aveva certificato quanto ancora fosse lunga la strada da percorrere per il calcio italiano, e a spiegarlo bene è lo stesso Vittorio Pozzo che anni dopo così commentava senza inutili giri di parole quella sconfitta: “Fummo noi a perdere, non gli avversari a vincere, noi con la nostra mancanza d'intesa e di concordia.” Quella è stata l'unica sconfitta che la Nazionale azzurra ha incassato nelle 13 volte che ha incontrato i finlandesi perché nelle successive dodici partite l'Italia ha vinto ben 11 volte con un solo pareggio nel 1975.
(Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)