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  • Juve, la ricetta per ripartire: via Allegri, ma non si può più sbagliare

    Juve, la ricetta per ripartire: via Allegri, ma non si può più sbagliare

    • Simone Eterno
      Simone Eterno
    La notizia è arrivata così, come un fulmine a ciel sereno. Perché se è vero che le strade del mercato sono infinite, nessuno - ma proprio nessuno - aveva percorso la via che portava in Brasile, sponda Palmeiras. Felipe Anderson, alle nostre latitudini, era dato da tutti come promesso sposo della Juventus. Un rinforzo d'esperienza che sarebbe andato a infoltire il reparto avanzato bianconero. Non si sa ancora, però, allenato da chi nella prossima stagione.

    Sulla carta, Massimiliano Allegri, a cui resta ancora un anno di contratto. Chi fiuta l'ambiente Juve, o più semplicemente ne sa scorgere segni e segnali, ha però intuito da tempo come 'butti male' per il livornese. Citando le parole di Elkann, per la Juve è 'l'anno zero". Lo è quasi certamente per Cristiano Giuntoli, che dopo un ingresso in punta di piedi nel mondo Juve e una coesistenza abbastanza incomprensibile con Giovanni Manna, dovrebbe prendere 'pieni poteri'.

    Da questo punto di vista, finalmente, la Juventus fa un po' di ordine. Una testa che comanda. Una testa che decide. Un passaggio fondamentale per provare a ripartire sul serio dopo le disgraziate stagioni che dal finale dell'era Andrea Agnelli in poi hanno caratterizzato la Juventus, soprattutto dal punto di vista societario. Una serie di scelte talmente sciagurate che andrebbero prese d'esempio per essere studiate in qualche Business School - quelle dove vanno i manager bravi che poi spesso comandando il calcio - in un corso dal titolo: "Cosa non fare per bruciare 10 anni di vantaggio competitivo sulle dirette concorrenti: il case study Juventus Football Club". Perché questo hanno fatto alla Juve: dilapidato in un paio di stagioni un gap che sembrava incolmabile.

    Il cambio di managment Marotta-Paratici; la rincorsa alla Superlega; ma soprattutto i disastri decisionali sul lato della gestione sportiva. Al di là delle questioni extracampo - che ci sono e pesano anche quelle, ovviamente - ciò che merita una riflessione è quanto la Juventus abbia sbagliato in quello che alla fine è il suo 'core business': scegliere allenatori e giocatori. E qui dentro, da Sarri in poi, la Juve ha combinato quasi esclusivamente disastri. Sia in termini di tecnici, che in termini di giocatori. O meglio: in termini di rapporto di compatibilità tra tecnici e pedine scelte.

    Partiamo dall'inizio. Perché il caso principe arriva subito e si chiama Cristiano Ronaldo. Giocatore per definizione anarchico dato in mano al meno anarchico degli allenatori, Maurizio Sarri; l'uomo che aveva fatto della ripetizione ossessiva dei movimenti, con i 'soldatini' di Napoli, la sua fortuna da allenatore. Incompatibilità assoluta sulla carta e incompatibilità assoluta in campo. Lasciate stare i gol e i numeri, prendete come è finita. Non piacerà sentirselo dire, ma Ronaldo ha trattato la Juventus come si tratta una squadra saudita: 'bigger than the club'; ha fatto il bello e il cattivo tempo pensando di essere più grande della storia della Juve. E lo hanno lasciato fare. Ecco, con una personalità del genere già in spogliatoio la Juventus andò su Maurizio Sarri. Cacciato, a fine stagione, da campione d'Italia e con Dybala - non Ronaldo - premiato come miglior giocatore della Serie A. Sarri, silurato prontamente, avrebbe poi detto: "Ho trovato una squadra inallenabile". Sbaglia il tecnico, sbagliano i giocatori, o sbaglia la società a fare quel tipo di scelta e poi non difenderla a sufficienza?

    Salutato Sarri, arriva Andrea Pirlo. Al di là del salto nel buio di un tecnico senza alcun trascorso o esperienza, occhio agli acquisti dei bianconeri. Alla Juve arrivano Arthur e Chiesa. Che uniti a Kulusevski (lì già dal gennaio precedente) sarebbero stati i giocatori teoricamente perfetti per il 4-3-3 di Sarri: un registra d'ordine e due esterni che fanno gli esterni per davvero. Certo, sarebbe servito 'liberarsi' di Ronaldo. Nulla di tutto ciò. La Juve trova un'altra stagione mezza fallimentare, di esperimenti e convivenza qua e là forzata, ed è salvata solo dal già citato suicidio del Napoli di Gattuso a Verona.

    Il tutto, in qualche modo, ci riporta al presente. Bruciati denari per pedine spesso costose ma incapaci di rendere, con una rosa sul viale del tramonto e una nuova generazione non affermata come la precedente - e certamente non qualitativamente alla stessa altezza, la Juventus fa la peggior scelta possibile: torna da Allegri. Un tecnico cacciato due anni prima nonostante un ciclo fatto di cinque Scudetti consecutivi perché, lo stesso management che era stato 'promosso' al posto di Marotta, riteneva - comprensibilmente - che il vincere e basta, a discapito di tutto, non fosse più "l'unica cosa che conta". I risultati dei tre anni di Allegri sono sotto gli occhi di tutti; così come lo è il fatto che dati alla mano, con 125,95 mln di euro/stagione, il monte ingaggi della Juventus è ancora il più alto della Serie A (l'Inter, finalista di Champions lo scorso anno e prossima a essere campione d'Italia tra qualche giorno/settimana, sta a 119,5 milioni...). Sul fatto che ci sia qualcosa che non quadra, al netto delle simpatie che possiate o non possiate avere, direi che non ci sono dubbi.

    Ecco, allora, che "anno zero" ora alla Juventus deve esserlo per davvero. E, appunto, il primo segnale di Giuntoli 'uomo solo al comando', non può che essere positivo; se non altro per l'ordine da dare alle cose. Da adesso, però, c'è tutto il resto. C'è una Juventus che dovrà provare a ripartire come fece più di un decennio fa; ed esattamente come più di un decennio fa non dovrà sbagliare allenatore. Anche Marotta toppò il primo tecnico, scegliendo Delneri e mettendo in taccuino - non lo ricordano in molti - André Villas Boas. Fu una serie di coincidenze, come raccontato nella sua biografia 'Testa, cuore e gambe' a portare Antonio Conte a Torino; per la precisione una 'cena galeotta' a casa di Andrea Agnelli. Ecco, Giuntoli dovrà ripartire con un 'suo tecnico' e sulla base di quello fare il mercato. Sembra una banalità ma è l'unica soluzione. Se Thiago Motta sarà, con Thiago Motta Giuntoli dovrà sedersi e chiedere cosa serve a questa rosa. A occhio due centrocampisti di qualità, uno d'ordine e uno d'inserimento; e un terzino sinistro. Il tutto con la consapevolezza che l'epoca dei 'de Ligt e Ronaldo' è finita da tempo. La Juve non potrà fare follie. I nomi sono quelli che sentite da settimane, da Koopmeiners a Calafiori. Il nuovo tecnico poi dovrà provare a rivitalizzare ciò che già c'è - che non è tutto da buttare - e inserire appunto i 2-3 innesti che i bianconeri proveranno a raggiungere.

    Quel che è certo è ciò che la Juventus non può più permettersi: un'altra campagna acquisti di giocatori disfunzionali all'idea dell'allenatore. Da questo punto di vista, dunque, il mancato arrivo di un esterno brasiliano 31enne non è un dramma. Il mercato, alla Juve, lo facciano quando avranno le idee chiare. Compare per il gusto "di comprare", come si fa ormai alla Continassa da 4-5 anni a questa parte, è deleterio, oltre che privo di senso. Per il futuro serviranno soprattutto idee condivise e pazienza. A Cristiano Giuntoli il compito di mettere insieme tutto quanto.
     Auguri.

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    TerzoGemello
    TerzoGemello

    vacci tu ad allenare che sei sicuramente più preparato

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