Scuffet: 'Nessun rimpianto, ora torno all'Udinese. Su Donnarumma e l'Atletico Madrid...'
Che fine ha fatto Simone Scuffet? Il giovane portiere nel 2014 stava per passare all'Atletico Madrid, poi rifiutò per finire le superiori e rimanere all' Udinese, che poi lo girò in prestito al Como; ora è appena retrocesso in Lega Pro.Ecco l'intervista completa riportata sulla Gazzetta dello Sport.
Promessa: in quest’intervista, per una volta, non parleremo di Atletico Madrid: "Ma no, è impossibile. Chi viene a intervistarmi ci prova, però non riesce nessuno. L’importante è che si scriva la cosa giusta: non è vero che dopo quei primi mesi di A ho detto no alla Spagna per finire le superiori. Io ho scelto di restare a Udine per l’ambiente, per i preparatori dei portieri. Volevo continuare a crescere lì".
A questo punto... parliamone. Ci sono rimpianti?
"No, sentivo che era la cosa giusta. E se lo sentivo è stato giusto fare così. Magari in futuro mi servirà più un anno in panchina a Udine che una stagione in Spagna. Chissà che avrei fatto lì"
.
Che cos’è, fatalismo? Per la serie: doveva andare così...
«No, è diverso: in quell’anno di panchina ho imparato. Poi rimpiangere il passato, pensarci ancora, è una cosa che toglie energie: meglio pensare a come migliorare".
Però due anni fa Scuffet era con Prandelli per lo stage pre-Mondiale, oggi ha preso 52 gol in B. Fa impressione. "Eppure sono convinto di non aver perso tutto. Questo pensiero che a 19 anni sono quasi finito, solo perché ho fatto un anno in B, non mi riguarda. Ho giocato 34 partite e mi serviva. Sono come un portiere che esce dalla Primavera e va in B: il percorso di un ragazzo normale".
Va bene, allora torniamo indietro: Scuffet portiere a 6 anni. Com’è stato?
"Mi hanno portato all’allenamento e quasi non volevo andarci. Mi interessava poco. Sono arrivato e mi sono messo in porta. Non ricordo il momento, ma dev’essere stato istinto".
Meglio il tamburello? "Quello è arrivato dopo. Alle medie c’era un professore appassionato di tamburello. Dopo un po’, piaceva a tutti: siamo arrivati terzi in Italia in un campionato delle scuole".
Com’era Scuffet al tempo?
"Non ho mai parlato tantissimo, a scuola e nella vita. Mi piace ascoltare, guardare e farmi le mie idee".
Luogo comune: i portieri sono tutti un po’ matti. Falso?
"Falso. Un portiere ora non può essere sbruffone, anche se un po’ di follia c’è. Devi avere qualcosa di non normale".
Divisione per categorie: portieri stravaganti, riflessivi, via di mezzo. Facciamo degli esempi? "Tra gli estroversi, Kelava. Tra i riflessivi io, Cragno che è con me in Under 21, Meret".
E Buffon com’è?
"Non lo conosco bene, ma credo una via di mezzo. Lo scorso anno, quando ero in panchina, prima della partita è venuto a salutarmi. Mi ha fatto un piacere enorme, io sono cresciuto con lui in testa. Mi ha detto due parole, ma belle: “allenarti sempre bene, tieni duro, arriverà il tuo momento”"
Donnarumma?
"Via di mezzo anche lui. Poi un grandissimo portiere: se ogni due settimane giochi a San Siro in quel modo, vuol dire che hai grandissima freddezza" .
Che ha lui in più?
"Più di me? Qualche centimetro, è 1.96, e un po’ di esplosività. Poi è fortissimo: ha reattività a terra e forza esplosiva".
Donnarumma in fondo è un po’ lo Scuffet del 2016. Che consiglio gli si può dare?
"Di giocare, giocare sempre. Sarebbe sbagliatissimo andare in un club che lo tiene in panchina. Il 99,9% delle squadre lo farebbe giocare".
L’Udinese nel 2014 invece...
"Dal loro punto di vista magari hanno anche fatto bene a tenermi in panchina. Karnezis è stato bravo".
E Scuffet com’è andato a Como?
"Ho fatto degli errori, il più pesante a Latina. C’era vento, ho valutato male un cross e..."
Va bene, ma è più forte Scuffet 2014 o Scuffet 2016?
"Io sono convinto di essere più forte ora. Ho fatto errori anche due anni fa, solo che il primo anno te li perdonano, non li vedono. Adesso è diverso".
A luglio finisce il prestito dell’Udinese al Como. Che si fa?
"La cosa più importante è sempre la stessa: giocare".
Ultima domanda. Va bene, la scuola non c’entrava con quella decisione, però com’è finita?