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Pippo Russo: Ferrero distrugge la Samp
Quale sia lo stato attuale della Sampdoria lo abbiamo visto ieri sera in un momento preciso della partita contro il Milan. È stato al quarto minuto della ripresa, sul 2-0, quando Viviano ha battuto una rimessa dal fondo calciando un passaggio lento verso una zona fuori area in cui non stazionavano compagni di squadra. In compenso era vicinissimo Niang, che mai in carriera si sarebbe aspettato un regalo così, e che indisturbato è andato a segnare il secondo gol in campionato con maglia rossonera. Entrambi marcati ieri sera, al culmine di un’attesa che durava dall’inizio della stagione 2012-13. Aspettava la Samp, questa Samp, per interrompere il digiuno. E l’aspettava anche Luiz Adriano per tornare a sbloccarsi.
L’aspettavano un po’ tutti i rossoneri, che ieri sera parevano marziani e invece farebbero bene a non dare un valore eccessivo a questa vittoria. Perché in questo momento la Sampdoria, semplicemente, non c’è. E la palletta calciata da Viviano, come non succederebbe a chiunque di voi durante la partita di calcio a 5 del venerdì sera, significa che la squadra è ben oltre la crisi. Se non arriva una scossa la stagione rischia di essere fallimentare, specie se si guarda alle premesse. Forse dopo due sole partite Vincenzo Montella ha già maledetto il giorno in cui ha detto sì alla proposta del club blucerchiato. Di sicuro la voglia di rimettersi in gioco, ma soprattutto l’amore per l’ambiente doriano, lo hanno convinto a lasciare la condizione da disoccupato d’oro e a ritenere fosse questa l’occasione all’altezza delle sue ambizioni. Sono bastate due partite per cambiargli l’umore. E certo ci ha messo anche del suo nello sfascio di ieri, seguito alla grigissima prova contro l’Udinese (altra resuscitata dalla Sampdoria, fin lì incapace di vincere in casa); ma l’allenatore napoletano arriva a raccogliere i frutti avvelenati di una gestione tecnica dissennata da parte della società, iniziata alla fine dell’anno solare 2014.
E che il crollo sia avvenuto proprio contro l’ex Sinisa Mihajlovic è un aspetto non soltanto simbolico. Perché il disfacimento parte dal momento in cui il bel giocattolo blucerchiato costruito con pazienza dal tecnico serbo è stato smontato con stolida sistematicità. Qualcuno ricorderà che a gennaio scrissi un articolo in cui raccontavo del malumore di Mihajlovic nel sentirsi rivolgere domande su Eto’o (leggi QUI). Diedi una mia interpretazione sostenendo che quell’atteggiamento era la spia di un disagio complessivo, legato non soltanto all’arrivo dell’ex fuoriclasse camerunense giunto a Genova per godersi un pre-pensionamento attivo. A inquietarlo era il modo in cui s’interveniva sul gruppo con partenze e acquisti non legati a valutazioni tecniche. Via l’ottimo Giabbiadini, via il capitano Gastaldello. Dentro Eto’o, un colpo da titoli sui giornali, buono per il presidente Ferrero che annunciava la produzione di un film sulla vita del camerunense interpretato da Morgan Freeman. Dentro anche il giovane camerunense Fabrice Olinga, ufficialmente portato da Eto’o ma in realtà proveniente dall’Apollon Limassol, club sotto la sfera d’influenza di Pini Zahavi. Ancora, dentro Muriel, giocatore da ricostruire.
E dentro il misterioso Correa, a proposito del quale devo ammettere di non avere azzeccato la previsione. Sostenevo che sarebbe passato in blucerchiato soltanto pochi mesi, e invece è ancora lì. Resta il fatto che sia costato una cifra fin qui non giustificata, in tutti i sensi. Per il momento, la traccia più profonda che l’argentino ha lasciato è quel gol sbagliato in modo impossibile contro l’Inter, meno di due mesi fa. Credetti di ravvisare in Sinisa del disagio davanti a tutto ciò, perché la che aveva concluso l’anno solare in zona Champions League stava per essere manomessa. Per aver sostenuto ciò mi presi una valanga d’improperi da parte dei soliti fenomeni da tastiera. Poi però le cose sono andate come avevo immaginato e come, probabilmente, il tecnico serbo temeva. La rivoluzionata Samp è progressivamente scivolata fuori non soltanto dalla zona Champions, ma anche dalla zona Europa League. E ciò nonostante che la corsa al secondo e al terzo posto della scorsa stagione sia stata a tratti penosa, con squadre che pareva facessero a gara per non qualificarsi. Poi la Samp è stata recuperata per i preliminari di Europa League, a causa delle inadempienze del Genoa. Ma ci ha guadagnato soltanto una figuraccia di proporzioni gigantesche contro il Vojvodina, nella gara che il presidente Massimo Ferrero s’augurava di vincere 4-0 e invece si concluse 0-4. Per la cronaca, Eto’o a giugno ha salutato per andarsene in Turchia, alla faccia di Morgan Freeman. E se n’è andato pure il suo connazionale Olinga, al Mouscron Peruwelz. Un club gestito da un fondo d’investimento controllato da Pini Zahavi (clicca QUI). E soprattutto se n’è andato Sinisa, sostituito da un allenatore, Walter Zenga, subito nel mirino dei tifosi.
In estate se ne sono andati altri due pezzi della squadra che aveva dato grande prova di sé nella prima metà della scorsa stagione, Romagnoli e Okaka. E poco mancava che se ne andassero via altri due pezzi pregiati di quella Samp: Soriano e Eder. Specie quest’ultimo c’è andato vicinissimo, nell’ultimo giorno di mercato e sotto il tardivo assalto dell’Inter. In cambio è arrivata una valanga di giocatori. Alcuni di gran nome ma fin qui non particolarmente incisivi, altri di dubbia qualità, e Cassano. Inutile infierire su quest’ultimo, che con dicembre alle porte deve ancora trovare una condizione fisica presentabile. Con Zenga alla guida, la squadra non ha mai giocato bene né dato l’impressione di poter fare un cambio di passo. E dopo il ribaltone che ha portato in panchina Vincenzo Montella è arrivato il crollo. Giusto contro Sinisa, quello che meno di un anno fa si adombrava se soltanto sentiva nominare Eto’o. Di Mihajlovic ha voluto parlare Ferrero alla vigilia della gara del Meazza: facendo un paragone con Montella e dicendo che adesso lui, il presidente, ha l’allenatore migliore del mondo. Un altro Effetto Vojvodina. Ferrero non ha ancora capito che il tempo delle battute è finito, e che era durato pure troppo. Una vita da cinema non c’entra niente col mondo del pallone.
@pippoevai
L’aspettavano un po’ tutti i rossoneri, che ieri sera parevano marziani e invece farebbero bene a non dare un valore eccessivo a questa vittoria. Perché in questo momento la Sampdoria, semplicemente, non c’è. E la palletta calciata da Viviano, come non succederebbe a chiunque di voi durante la partita di calcio a 5 del venerdì sera, significa che la squadra è ben oltre la crisi. Se non arriva una scossa la stagione rischia di essere fallimentare, specie se si guarda alle premesse. Forse dopo due sole partite Vincenzo Montella ha già maledetto il giorno in cui ha detto sì alla proposta del club blucerchiato. Di sicuro la voglia di rimettersi in gioco, ma soprattutto l’amore per l’ambiente doriano, lo hanno convinto a lasciare la condizione da disoccupato d’oro e a ritenere fosse questa l’occasione all’altezza delle sue ambizioni. Sono bastate due partite per cambiargli l’umore. E certo ci ha messo anche del suo nello sfascio di ieri, seguito alla grigissima prova contro l’Udinese (altra resuscitata dalla Sampdoria, fin lì incapace di vincere in casa); ma l’allenatore napoletano arriva a raccogliere i frutti avvelenati di una gestione tecnica dissennata da parte della società, iniziata alla fine dell’anno solare 2014.
E che il crollo sia avvenuto proprio contro l’ex Sinisa Mihajlovic è un aspetto non soltanto simbolico. Perché il disfacimento parte dal momento in cui il bel giocattolo blucerchiato costruito con pazienza dal tecnico serbo è stato smontato con stolida sistematicità. Qualcuno ricorderà che a gennaio scrissi un articolo in cui raccontavo del malumore di Mihajlovic nel sentirsi rivolgere domande su Eto’o (leggi QUI). Diedi una mia interpretazione sostenendo che quell’atteggiamento era la spia di un disagio complessivo, legato non soltanto all’arrivo dell’ex fuoriclasse camerunense giunto a Genova per godersi un pre-pensionamento attivo. A inquietarlo era il modo in cui s’interveniva sul gruppo con partenze e acquisti non legati a valutazioni tecniche. Via l’ottimo Giabbiadini, via il capitano Gastaldello. Dentro Eto’o, un colpo da titoli sui giornali, buono per il presidente Ferrero che annunciava la produzione di un film sulla vita del camerunense interpretato da Morgan Freeman. Dentro anche il giovane camerunense Fabrice Olinga, ufficialmente portato da Eto’o ma in realtà proveniente dall’Apollon Limassol, club sotto la sfera d’influenza di Pini Zahavi. Ancora, dentro Muriel, giocatore da ricostruire.
E dentro il misterioso Correa, a proposito del quale devo ammettere di non avere azzeccato la previsione. Sostenevo che sarebbe passato in blucerchiato soltanto pochi mesi, e invece è ancora lì. Resta il fatto che sia costato una cifra fin qui non giustificata, in tutti i sensi. Per il momento, la traccia più profonda che l’argentino ha lasciato è quel gol sbagliato in modo impossibile contro l’Inter, meno di due mesi fa. Credetti di ravvisare in Sinisa del disagio davanti a tutto ciò, perché la che aveva concluso l’anno solare in zona Champions League stava per essere manomessa. Per aver sostenuto ciò mi presi una valanga d’improperi da parte dei soliti fenomeni da tastiera. Poi però le cose sono andate come avevo immaginato e come, probabilmente, il tecnico serbo temeva. La rivoluzionata Samp è progressivamente scivolata fuori non soltanto dalla zona Champions, ma anche dalla zona Europa League. E ciò nonostante che la corsa al secondo e al terzo posto della scorsa stagione sia stata a tratti penosa, con squadre che pareva facessero a gara per non qualificarsi. Poi la Samp è stata recuperata per i preliminari di Europa League, a causa delle inadempienze del Genoa. Ma ci ha guadagnato soltanto una figuraccia di proporzioni gigantesche contro il Vojvodina, nella gara che il presidente Massimo Ferrero s’augurava di vincere 4-0 e invece si concluse 0-4. Per la cronaca, Eto’o a giugno ha salutato per andarsene in Turchia, alla faccia di Morgan Freeman. E se n’è andato pure il suo connazionale Olinga, al Mouscron Peruwelz. Un club gestito da un fondo d’investimento controllato da Pini Zahavi (clicca QUI). E soprattutto se n’è andato Sinisa, sostituito da un allenatore, Walter Zenga, subito nel mirino dei tifosi.
In estate se ne sono andati altri due pezzi della squadra che aveva dato grande prova di sé nella prima metà della scorsa stagione, Romagnoli e Okaka. E poco mancava che se ne andassero via altri due pezzi pregiati di quella Samp: Soriano e Eder. Specie quest’ultimo c’è andato vicinissimo, nell’ultimo giorno di mercato e sotto il tardivo assalto dell’Inter. In cambio è arrivata una valanga di giocatori. Alcuni di gran nome ma fin qui non particolarmente incisivi, altri di dubbia qualità, e Cassano. Inutile infierire su quest’ultimo, che con dicembre alle porte deve ancora trovare una condizione fisica presentabile. Con Zenga alla guida, la squadra non ha mai giocato bene né dato l’impressione di poter fare un cambio di passo. E dopo il ribaltone che ha portato in panchina Vincenzo Montella è arrivato il crollo. Giusto contro Sinisa, quello che meno di un anno fa si adombrava se soltanto sentiva nominare Eto’o. Di Mihajlovic ha voluto parlare Ferrero alla vigilia della gara del Meazza: facendo un paragone con Montella e dicendo che adesso lui, il presidente, ha l’allenatore migliore del mondo. Un altro Effetto Vojvodina. Ferrero non ha ancora capito che il tempo delle battute è finito, e che era durato pure troppo. Una vita da cinema non c’entra niente col mondo del pallone.
@pippoevai