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    Pippo Russo: Anche la Commissione UE contro fondi d’investimento e TPO

    Pippo Russo: Anche la Commissione UE contro fondi d’investimento e TPO

    Un altro segnale negativo per fondi e Third Party Ownership (TPO). È giunto ieri dal vertice di Bruxelles tra Michel Platini e il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker (LEGGI QUI), al termine del quale è stato inviato un messaggio molto chiaro: i soggetti dell’economia parallela e della finanza speculativa sono una minaccia per il calcio e per la sua funzione sociale, dunque ne vanno tenuti fuori. Una presa di posizione politicamente pesante. Verrebbe da dire decisiva, se non fosse che ogni pronunciamento di carattere politico-diplomatico debba comunque tradursi in azioni politiche e normative concrete, e che dunque fra un passaggio e l’altro possano mutare i termini della questione e il clima. Però è un dato di fatto che l’atteggiamento dell’esecutivo comunitario, sul tema, si sia allineata a quello dell’Uefa. Che è anche quello della Fifa, sancito dalla circolare 1464 del 22 dicembre 2014, attraverso la quale fondi e TPO sono messi definitivamente fuori gioco a partire dallo scorso primo maggio.

    Il dato politico più significativo che emerge dall’endorsement di Juncker alla linea di Platini sta nel mutamento di 180 gradi riguardo l’approccio della Commissione al fenomeno dello sport professionistico in ambito comunitario e alle sue relazioni col mercato. Il dettaglio dei punti sui quali il presidente dell’Uefa e quello della Commissione hanno concordato è vario. Si va dalla tutela dei vivai all’avallo del sistema del Fair Play Finanziario (altro terreno di scontro coi poteri forti del calcio europeo). Ma l’appoggio più sorprendente viene proprio sulla questione del ruolo assunto da fondi e TPO nell’odierna economia del calcio globale.
    A proposito del quale Platini e Juncker concordano riguardo agli effetti negativi proiettati sul mondo del calcio: minaccia all’integrità del gioco, rischio che questi soggetti vengano utilizzati per riciclare denaro di dubbia provenienza, violazione dei diritti della persona e della dignità umana. Di fatto, la linea dell’Uefa è stata sposata in toto dalla Commissione. E che ciò avvenga mentre è in atto l’esame di un ricorso contro la circolare Fifa numero 1464, presentato dalle leghe portoghese e spagnola presso la Direzione Generale della Concorrenza presso la stessa Commissione (LEGGI QUI), è un messaggio politicamente esplicito: per Doyen et similia i margini di manovra si faranno sempre più ristretti. Se questi soggetti speravano di trovare una sponda presso le alte sfere della politica e della burocrazia comunitarie, faranno meglio a ridisegnare le loro strategie.

    Soprattutto, a sorprendere nell’atteggiamento di Juncker è il cambiamento di prospettiva strategica che s’intravede nell’approccio della Commissione. Siamo in presenza di un cambio di paradigma rispetto ai precedenti indirizzi applicati dalle istituzioni comunitarie riguardo al rapporto fra lo sport professionistico e le libertà di mercato. Questi indirizzi avevano trovato la massima espressione attraverso la Sentenza Bosman, pronunciata il 15 dicembre del 1995. Essa aveva segnato uno spartiacque in materia di diritti economici nell’ambio dello sport professionistico europeo, affermando come principi-cardine quelli della libera concorrenza e della libera circolazione delle merci e delle persone lungo lo spazio comunitario.

    Per un buon ventennio questi principi sono stati dominanti e hanno guidato la giurisprudenza dei fori comunitari, fra i quali la Corte di Giustizia delle Comunità Europee con sede in Lussemburgo, da cui è giunta la Sentenza Bosman. Tutta la giurisprudenza successiva alla Bosman (e anche quella che l’ha preceduta in materia di libera circolazione e libera concorrenza in ambito di sport professionistico) è andata nella direzione della progressiva estensione delle libertà economiche dei soggetti. E proprio su questa linea si sono inseriti i ricorsi avversi alla 1464, fondati sul principio che il bando opposto a fondi e TPO sia lesivo della libera concorrenza e della libera circolazione delle persone. E invece ieri Juncker ha detto che c’è un limite alla “mercatizzazione”, e che non tutto può essere ammesso in nome delle libertà economiche dei soggetti. In questo senso, fondi e TPO propugnano un’idea di allargamento delle libertà economiche nel calcio che va contro una sana struttura di mercato, ma che soprattutto è lesiva per l’integrità del calcio, ne mette a rischio la funzione sociale, ne minaccia la trasparenza, e è all’opposto di qualsiasi idea di diritti e dignità del calciatore in quanto persona. Una persona che in regime di TPO viene trasformata in asset finanziario da cartolarizzare.

    Modestamente, si tratta proprio degli argomenti che noi di Calciomercato.com abbiamo esposto lo scorso maggio (LEGGI QUI), beccandoci l’accusa di essere integralisti e paranoici. Eravamo soli a spiegare perché ci si debba opporre “senza se e senza ma” a fondi d’investimento e TPO, e da soli ci stiamo prendendo la ricompensa di veder dare ragione ai nostri argomenti.

    @pippoevai

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