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Montella: 'Io alla Juve, perché no? Berlusconi non mi chiama più...'
JUVE A 5 STELLE - "Quando hai giocatori offensivi che si sacrificano in difesa, per gli avversari è ancora più complicato. Loro hanno aumentato gli attaccanti e mantenuto lo stesso equilibrio. Allegri mi ha sorpreso per bravura e coraggio: se si considera che non gli restano molte alternative, a parte Pjaca, il nuovo sistema può sembrare una forzatura. Senza Cuadrado potrei aspettarmi una punta in meno e un doppio terzino da un lato".
FUTURO BIANCONERO - "Un professionista all’inizio della carriera non deve precludersi niente, quindi oggettivamente perché no? Magari allenare la Lazio sarebbe più complicato considerato che a Roma ho casa dall’altra parte della città... Quando avevo diciassette anni si parlò di un interessamento della Juve, ero un giovane promettente. Poi mi infortunai e finirono per non cercami mai concretamente".
ESTERO - "Non avrei difficoltà, penso arricchisca. Certi campionati e certe città mi piacciono più di altre: Londra per esempio… Tra quelli che ho avuto io il più bravo è Spalletti, poteva farmi giocare di più, ma mi ha aperto la mente. Fossi stato il confidente di Totti, lo avrei 'costretto' a smettere, l’anno scorso sarebbe stato perfetto. Ma capisco anche la voglia di continuare a regalare emozioni".
CICLO MILAN - "Mi piacerebbe, l’importante è avere la possibilità di crescere insieme. Vorrei aiutare la squadra a migliorare e vincere ancora, tutto dipende dalla condivisione degli obiettivi e dal sapersi rinnovare. Non è questione di restare un anno, tre, cinque, dieci e nemmeno di cicli da aprire o chiudere. Tutta teoria: se c’è comunione d’intenti puoi ripartire dallo stesso posto. Alla Fiorentina avevo un contratto, io e la mia famiglia stavamo benissimo eppure sentii che era il momento di fermarsi".
OBIETTIVO EUROPA - "Intorno al risultato gira molto, non tutto. Penso sia più giusta una valutazione complessiva che, esempio, possa prescindere dall’arrivo al sesto o settimo posto. Il mio giudizio è già positivo, sono contento della crescita e dell’atteggiamento della squadra. La Champions ormai è da cancellare? Recuperare posizioni lassù è difficile, ma l’ambizione bisogna sempre porsela. Magari se allo Stadium...".
RINNOVO DEL CONTRATTO - "Dipende dalla società, a ognuno il suo lavoro. La domanda non mi è ancora stata fatta. Nel caso, risponderei cercando di capire gli obiettivi, la valutazione che danno della rosa e quello che vogliono da me".
BERLUSCONI - "Credo sinceramente che il presidente mi stimi. E ho già detto che per avermi fatto allenare la squadra di cui sono tifoso lo ringrazierò sempre. Conosce il calcio, parlare con lui è piacevole: ascolto i suoi suggerimenti anche se a volte non collimano con i miei. Capita che per vincere si possa anche non avere il controllo totale: se ce l’hai e poi non finalizzi diventa un boomerang. Lui vorrebbe magari Suso seconda punta o De Sciglio centrale ma in generale abbiamo pensieri vicini. So stare al mio posto e non sono io che vado a cercare Berlusconi: mi rapporto quotidianamente con Galliani, che è un grande dirigente di cui nessun allenatore, e non può essere un caso, si è mai lamentato. L’ultima telefonata di Silvio? Prima mi chiamava più spesso, ora meno. Ma il mio rispetto è lo stesso, anche se nelle ultime settimane non ci siamo sentiti".
FABREGAS - "Tecnicamente è fortissimo. Ma avessi 150 milioni ricomprerei i miei, a cui devo tutto. Ognuno è stato a suo modo utile e questo mi soddisfa: a volte abbiamo dovuto fare a meno per infortunio di cinque nazionali italiani e chi ha giocato ha fatto bene lo stesso. Per me i migliori al mondo sono loro e poi… dobbiamo finire il campionato".
GIOVANI ITALIANI - "L’importante è capire le aspettative e insieme vedere che cosa offre il mercato. Si possono fare buone cose anche senza grande budget, prendendo giocatori adeguati e funzionali".
DONNARUMMA E LOCATELLI - Gigio è il più maturo. Locatelli finora ha avuto un grande rendimento anche considerato il rapporto tra il ruolo e l’età che ha. Una lieve flessione è normale, l’importante è che non vada a minare le sue certezze interiori: certe fasi sono più produttive di quando viene esaltata ogni cosa che fai. Lui ha grande equilibrio, in prospettiva potrà fare anche il centrale nella difesa a tre. E anche Calabria saprà dare il suo contributo. Tutte le squadre vincenti, nella storia, hanno contato su un gruppo di giocatori arrivati dal vivaio. Magari è anche per questo che i tifosi sono sempre stati al nostro fianco. Tra gli altri giovani vedo Romagnoli cresciuto nel 'mestiere', Pasalic in prospettiva è il prototipo del centrocampista moderno. Deulofeu ha impressionato per la rapidità con cui si è inserito, senza dimenticare Suso".
NIANG - "Come Balotelli ha potenzialità enormi, per caratteristiche è forse più adatto al calcio inglese. Si è impegnato molto, anche se a volte in maniera insufficiente. Magari tornerà più forte".
BACCA - "Chiedete conferma a lui. Le volte che è uscito arrabbiato ce l’aveva principalmente con se stesso. Poi ci ha portato tutti a cena… Da giocatore non amavo le cene di gruppo. Già vedevo i compagni tutti i giorni... Poi c’è chi ha famiglia, o altri amici. Ma se non è una forzatura, come in questi casi, è piacevole".
CLOSING - "Qui funziona tutto, dunque nessun alibi. Ogni componente lavora con serietà al servizio della squadra: il management, la segreteria, l’ufficio stampa, il magazzino, i giardinieri, la cucina. Non c’è niente che non mi piaccia o che non funzioni. C’è la grande organizzazione che ho sempre immaginato. Si percepisce la mentalità di chi ha una grande storia e pensa sempre in grande, al di là degli ultimi risultati meno gratificanti. Ho trovato una famiglia con tante anime pronte a sostenerti, ho cercato di stare un passo indietro per capire la struttura e i pensieri di tutti. La criticità maggiore è stata ricostruire la convinzione dei giocatori. Anche se Mihajlovic ha fatto un buonissimo lavoro: fosse rimasto magari avrei allenato la squadra in Europa".
BILANCIO - "Alt. Non mi piace darmi meriti e neppure essere incensato. Non mi do voti, dagli altri mi basterebbe ricevere la sufficienza, un 6: il massimo a cui potevo ambire a scuola. Mi auguro di essere cresciuto anch’io, di essermi in qualche modo evoluto e adattato alle caratteristiche del gruppo. Se non c’è urgenza di risultati il mio calcio è quello in cui si gioca di più la palla. Alla Fiorentina l’obiettivo era riportare la gente allo stadio e non potevamo che proporre un calcio divertente. In più abbiamo anche ottenuto risultati stratosferici. L’anno più difficile non è certo questo, semmai quello alla Sampdoria, perdevamo quasi sempre… I miei giocatori possono anche dire che non capisco molto di calcio, ma non che sono un ipocrita o un falso. Mi spiacerebbe. Sono sempre trasparente, anche con qualche bugia, intesa come bugia bianca: si può mentire senza essere ingannevoli".
YOGA E DIETA - "Non credo più ai metodi con cui sono stato allenato io. Per intendersi, niente gradoni. Su tecnica e tattica non si inventa più niente, allora devi curare aspetti diversi come il recupero fisico e psicologico. Yoga, alimentazione, sonno sono aspetti fondamentali. Il mental coach? Quello dei giocatori è l’allenatore, così finisce lui per averne bisogno. Confesso: io mi rivolgo a più di uno. A Milanello passo 7-8 ore, poi ho scoperto l’importanza di staccare e di non vivere con l’ossessione del calcio. Magari sì, lavoro meno di prima".
DERBY - "Arrivare anche un solo punto sopra all'Inter, che ha fatto grandi investimenti, mi farebbe piacere. Ma non mi valuto in rapporto agli altri, solo rispetto a quanto faccio con la mia squadra. Mi auguro semmai che il derby riguardi presto zone più alte della classifica. Per l’Europa ci sono più competitor: anche l’Atalanta durerà fino alla fine".