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    Montella: 'Io alla Juve, perché no? Berlusconi non mi chiama più...'

    Montella: 'Io alla Juve, perché no? Berlusconi non mi chiama più...'

    Vincenzo Montella non esclude di allenare la Juventus in futuro. Il tecnico del Milan ha dichiarato alla Gazzetta dello Sport in vista della trasferta di venerdì sera a Torino: "Non ci sottovalutano più, che siano quasi imbattibili lo dice il campionato. Sarà una partita chiave: decideranno approccio, interpretazione e agonismo che, da parte nostra, dovranno essere sopra la media. Contro la Juve abbiamo vissuto i due momenti più belli della stagione: la vittoria di Doha e quella dell’andata. Stavolta il risultato servirà ancora di più per la classifica". 

    JUVE A 5 STELLE - "Quando hai giocatori offensivi che si sacrificano in difesa, per gli avversari è ancora più complicato. Loro hanno aumentato gli attaccanti e mantenuto lo stesso equilibrio. Allegri mi ha sorpreso per bravura e coraggio: se si considera che non gli restano molte alternative, a parte Pjaca, il nuovo sistema può sembrare una forzatura. Senza Cuadrado potrei aspettarmi una punta in meno e un doppio terzino da un lato". 

    FUTURO BIANCONERO - "Un professionista all’inizio della carriera non deve precludersi niente, quindi oggettivamente perché no? Magari allenare la Lazio sarebbe più complicato considerato che a Roma ho casa dall’altra parte della città... Quando avevo diciassette anni si parlò di un interessamento della Juve, ero un giovane promettente. Poi mi infortunai e finirono per non cercami mai concretamente". 

    ESTERO - "Non avrei difficoltà, penso arricchisca. Certi campionati e certe città mi piacciono più di altre: Londra per esempio… Tra quelli che ho avuto io il più bravo è Spalletti, poteva farmi giocare di più, ma mi ha aperto la mente. Fossi stato il confidente di Totti, lo avrei 'costretto' a smettere, l’anno scorso sarebbe stato perfetto. Ma capisco anche la voglia di continuare a regalare emozioni". 

    CICLO MILAN - "Mi piacerebbe, l’importante è avere la possibilità di crescere insieme. Vorrei aiutare la squadra a migliorare e vincere ancora, tutto dipende dalla condivisione degli obiettivi e dal sapersi rinnovare. Non è questione di restare un anno, tre, cinque, dieci e nemmeno di cicli da aprire o chiudere. Tutta teoria: se c’è comunione d’intenti puoi ripartire dallo stesso posto. Alla Fiorentina avevo un contratto, io e la mia famiglia stavamo benissimo eppure sentii che era il momento di fermarsi". 

    OBIETTIVO EUROPA - "Intorno al risultato gira molto, non tutto. Penso sia più giusta una valutazione complessiva che, esempio, possa prescindere dall’arrivo al sesto o settimo posto. Il mio giudizio è già positivo, sono contento della crescita e dell’atteggiamento della squadra. La Champions ormai è da cancellare? Recuperare posizioni lassù è difficile, ma l’ambizione bisogna sempre porsela. Magari se allo Stadium...". 

    RINNOVO DEL CONTRATTO - "Dipende dalla società, a ognuno il suo lavoro. La domanda non mi è ancora stata fatta. Nel caso, risponderei cercando di capire gli obiettivi, la valutazione che danno della rosa e quello che vogliono da me". 

    BERLUSCONI - "Credo sinceramente che il presidente mi stimi. E ho già detto che per avermi fatto allenare la squadra di cui sono tifoso lo ringrazierò sempre. Conosce il calcio, parlare con lui è piacevole: ascolto i suoi suggerimenti anche se a volte non collimano con i miei. Capita che per vincere si possa anche non avere il controllo totale: se ce l’hai e poi non finalizzi diventa un boomerang. Lui vorrebbe magari Suso seconda punta o De Sciglio centrale ma in generale abbiamo pensieri vicini. So stare al mio posto e non sono io che vado a cercare Berlusconi: mi rapporto quotidianamente con Galliani, che è un grande dirigente di cui nessun allenatore, e non può essere un caso, si è mai lamentato. L’ultima telefonata di Silvio? Prima mi chiamava più spesso, ora meno. Ma il mio rispetto è lo stesso, anche se nelle ultime settimane non ci siamo sentiti". 

    FABREGAS - "Tecnicamente è fortissimo. Ma avessi 150 milioni ricomprerei i miei, a cui devo tutto. Ognuno è stato a suo modo utile e questo mi soddisfa: a volte abbiamo dovuto fare a meno per infortunio di cinque nazionali italiani e chi ha giocato ha fatto bene lo stesso. Per me i migliori al mondo sono loro e poi… dobbiamo finire il campionato". 

    GIOVANI ITALIANI - "L’importante è capire le aspettative e insieme vedere che cosa offre il mercato. Si possono fare buone cose anche senza grande budget, prendendo giocatori adeguati e funzionali". 

    DONNARUMMA E LOCATELLI - Gigio è il più maturo. Locatelli finora ha avuto un grande rendimento anche considerato il rapporto tra il ruolo e l’età che ha. Una lieve flessione è normale, l’importante è che non vada a minare le sue certezze interiori: certe fasi sono più produttive di quando viene esaltata ogni cosa che fai. Lui ha grande equilibrio, in prospettiva potrà fare anche il centrale nella difesa a tre. E anche Calabria saprà dare il suo contributo. Tutte le squadre vincenti, nella storia, hanno contato su un gruppo di giocatori arrivati dal vivaio. Magari è anche per questo che i tifosi sono sempre stati al nostro fianco. Tra gli altri giovani vedo Romagnoli cresciuto nel 'mestiere', Pasalic in prospettiva è il prototipo del centrocampista moderno. Deulofeu ha impressionato per la rapidità con cui si è inserito, senza dimenticare Suso". 

    NIANG - "Come Balotelli ha potenzialità enormi, per caratteristiche è forse più adatto al calcio inglese. Si è impegnato molto, anche se a volte in maniera insufficiente. Magari tornerà più forte". 

    BACCA - "Chiedete conferma a lui. Le volte che è uscito arrabbiato ce l’aveva principalmente con se stesso. Poi ci ha portato tutti a cena… Da giocatore non amavo le cene di gruppo. Già vedevo i compagni tutti i giorni... Poi c’è chi ha famiglia, o altri amici. Ma se non è una forzatura, come in questi casi, è piacevole". 

    CLOSING - "Qui funziona tutto, dunque nessun alibi. Ogni componente lavora con serietà al servizio della squadra: il management, la segreteria, l’ufficio stampa, il magazzino, i giardinieri, la cucina. Non c’è niente che non mi piaccia o che non funzioni. C’è la grande organizzazione che ho sempre immaginato. Si percepisce la mentalità di chi ha una grande storia e pensa sempre in grande, al di là degli ultimi risultati meno gratificanti. Ho trovato una famiglia con tante anime pronte a sostenerti, ho cercato di stare un passo indietro per capire la struttura e i pensieri di tutti. La criticità maggiore è stata ricostruire la convinzione dei giocatori. Anche se Mihajlovic ha fatto un buonissimo lavoro: fosse rimasto magari avrei allenato la squadra in Europa". 

    BILANCIO - "Alt. Non mi piace darmi meriti e neppure essere incensato. Non mi do voti, dagli altri mi basterebbe ricevere la sufficienza, un 6: il massimo a cui potevo ambire a scuola. Mi auguro di essere cresciuto anch’io, di essermi in qualche modo evoluto e adattato alle caratteristiche del gruppo. Se non c’è urgenza di risultati il mio calcio è quello in cui si gioca di più la palla. Alla Fiorentina l’obiettivo era riportare la gente allo stadio e non potevamo che proporre un calcio divertente. In più abbiamo anche ottenuto risultati stratosferici. L’anno più difficile non è certo questo, semmai quello alla Sampdoria, perdevamo quasi sempre… I miei giocatori possono anche dire che non capisco molto di calcio, ma non che sono un ipocrita o un falso. Mi spiacerebbe. Sono sempre trasparente, anche con qualche bugia, intesa come bugia bianca: si può mentire senza essere ingannevoli". 

    YOGA E DIETA - "Non credo più ai metodi con cui sono stato allenato io. Per intendersi, niente gradoni. Su tecnica e tattica non si inventa più niente, allora devi curare aspetti diversi come il recupero fisico e psicologico. Yoga, alimentazione, sonno sono aspetti fondamentali. Il mental coach? Quello dei giocatori è l’allenatore, così finisce lui per averne bisogno. Confesso: io mi rivolgo a più di uno. A Milanello passo 7-8 ore, poi ho scoperto l’importanza di staccare e di non vivere con l’ossessione del calcio. Magari sì, lavoro meno di prima". 

    DERBY - "Arrivare anche un solo punto sopra all'Inter, che ha fatto grandi investimenti, mi farebbe piacere. Ma non mi valuto in rapporto agli altri, solo rispetto a quanto faccio con la mia squadra. Mi auguro semmai che il derby riguardi presto zone più alte della classifica. Per l’Europa ci sono più competitor: anche l’Atalanta durerà fino alla fine". 
     

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