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    Inter: Kovacic si deve svegliare

    Inter: Kovacic si deve svegliare

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    Un'altra prestazione insufficiente, un'altra partita in cui sono venute a mancare quelle giocate che sono richieste ad un giocatore del suo spessore tecnico. A 20 anni Mateo Kovacic resta ancora un prospetto di campione, ma alla sua seconda stagione in nerazzurro partendo dall'inizio (il suo sbarco ad Appiano Gentile è datato gennaio 2013) non ha ancora completato quel processo di maturazione tattica e mentale che dovrebbe portarlo ad essere il vero leader del centrocampo nerazzurro. In attesa dell'arrivo di un regista arretrato dal mercato, è assolutamente comprensibile da parte dei tifosi, dalla società e da Roberto Mancini aspettarsi qualcosa di più da Kovacic.

    TALENTO INDISCUSSO - Proprio l'allenatore non ha mancato di spronarlo con parole forti nell'intervista concessa a Il Giornale la scorsa settimana. Un avviso ai naviganti che suonava più o meno così: "Kovacic deve svegliarsi". Nessuno mette in dubbio le infinite qualità tecniche e la visione di gioco in possesso di un ragazzo che, prima dell'esplosione del fenomeno del Barcellona Halilovic, aveva battuto tutti i record di precocità (debutto in prima squadra e prima rete ufficiale) con la maglia della Dinamo Zagabria e che, ancora minorenne, si è preso un posto nel centrocampo della sua nazionale al fianco di gente del calibro di Brozovic e dell'idolo Modric. 

    L'INTER VALUTA LA CESSIONE - L'Inter fece all'epoca un investimento da quasi 15 milioni di euro, considerando i bonus, per un ragazzo di soli 19 anni, che ha avuto tutto il tempo necessario di adattarsi alla realtà del nostro campionato e che ancora non ha deciso cosa fare. Mai una verticalazzione, mai una giocata per provare a risolvere la partita, come se Kovacic volesse sfuggire alla responsabilità di prendere per mano una squadra in evidente difficoltà. 4 gol e 2 assist in 20 giornate di campionato sono pochi, ma soprattutto è troppo scarso e discontinuo il suo apporto e il suo coinvolgimento nella manovra della squadra; per non parlare del fatto che nelle gare di cartello (con Fiorentina, Napoli, Milan, Juve e Roma) ha sempre recitato il ruolo dello spettatore non pagante. L'Inter ha dimostrato di credere in lui rinnovandogli il contratto fino a giugno 2019, ma il recente arrivo del connazionale Brozovic e la prospettiva di fallire l'accesso alla Champions League anche quest'anno rischiano di mettere il club nerazzurro di fronte ad una scelta: continuare a puntare su un talento non ancora pienamente espresso o sacrificarlo in nome del bilancio e affidarsi a giocatori di maggiore esperienza e carisma?

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