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    Football Leaks /2: i paradisi fiscali di Mourinho e Ronaldo. Capello e i rapporti con Doyen. E la FIFA che fa?

    Football Leaks /2: i paradisi fiscali di Mourinho e Ronaldo. Capello e i rapporti con Doyen. E la FIFA che fa?

    Il caso Football Leaks è esploso e la sua detonazione fa tremare tutto il calcio Europeo. Un'inchiesta nata grazie ad una segnalazione anonima, con una lunghissima serie di documenti consegnata nella redazione del quotidiano tedesco der Spiegel e condivisa con il network di testate internazionali Eic di cui fa parte il quotidiano L'Espresso e che rischia di cambiare completamente la percezione che tutti hanno del calcio globale. 

    Un’altra realtà diversa, così la descrive L'Espresso oggi in edicola con un'inchiesta in 10 pagine. Un mondo parallelo, lontano e diverso da quello che ogni giorno finisce sui giornali e in tv. È un mondo popolato di sigle anonime, contratti e conti bancari. Scorre denaro a fiumi, tra holding olandesi e società caraibiche.  Otto hard disk contenenti 1,9 terabyte di dati. La più grande fuga di notizie nella storia dello sport. 

    Una fuga di notizie che non può non toccare uno dei più grandi totem del calcio moderno: Jorge Mendes, la sua Gestifute e i suoi principali assistiti, Josè Mourinho e Cristiano Ronaldo. Entrambi, titola l'Espresso, sono in "fuga dalle tasse". racconta Jorge Mende in un documentario sulla stella del Real Madrid e probabilmente, fino ad oggi, è stato così. Ronaldo ha costruito un impero multimilionario a suon di gol e di sponsor. Ma quella di CR7 per l'Espresso è anche una gara contro il fisco. Tra il 2009 e il 2014 ha ricevuto 74,7 milioni di euro nei conti bancari della Tollin, una società registrata alle British Virgin Islands, paradiso fiscale nei Caraibi. Una somma equivalente, 74,8 milioni, è stata incassata, sempre offshore, negli ultimi giorni del 2014, quando Ronaldo ha venduto i diritti sulla propria immagine a un uomo d’affari di Singapore, tale Peter Lim (oggi proprietario del Valencia). 150 milioni di cui Ronaldo ha pagato al fisco spagnolo una cifra irrisoria. Tutto nero su bianco ovviamente, perchè le carte che documentano i traffici offshore di Ronaldo fanno parte del gigantesco archivio di Football Leaks e mostrano perfino gli scambi di email fra i consulenti del giocatore.

    NON SOLO CR7 - Nei file di Football Leaks troviamo una lunga lista di giocatori del Real Madrid. Per esempio il difensore portoghese Pepe, che ha messo al sicuro i risparmi alla Weltex Capital, con sede, proprio come la Tollin di Ronaldo, nelle British Virgin Islands. Poi l’esterno sinistro Fábio Coentrão, che ha scelto Panama, dove è stato registrato il fondo Rodinn. Ma anche James Rodriguez, il trequartista colombiano che ha scelto anche lui le British Virgin Islands per la sua Kenalton Asset e sempre lì ha scelto di aprire un conto il difensore portoghese Ricardo Carvalho

    I CONTI DI MOURINHO - Tutti questi giocatori sono tutti gestiti da Jorge Mendes, che ha nella sua scuderia anche stelle emergenti come David de Gea del Manchester United, oppure Renato Sanches passato in estate dal Porto al Bayern Monaco. Ebbene il manager portoghese offre ai suoi clienti anche l’assistenza fiscale. Giocatori, ma anche allenatori come José Mourinho, il più famoso allenatore del mondo anche lui di casa nel paradiso fiscale delle British Virgin Islands. La sua società personale, come svelano le carte di Football Leaks, si chiama Koper Services ed è stata registrata allo stesso indirizzo di quella di Ronaldo. Passano da lì gli affari esentasse dello Special One, così come quelli dell’attaccante premiato tre volte con il Pallone d’Oro. Nei cinque anni trascorsi al Real Madrid tra il 2010 e il 2015, Mourinho ha pagato solo 500 mila euro di tasse su 8,1 milioni incassati come provento dei propri diritti d’immagine. Non tutti gli sponsor erano però disposti a pagare i compensi per Mourinho sui conti bancari intestati alla Koper delle Bvi e allora Mendes insieme a Mourinho ha trovato una soluzione: i contratti con alcuni grandi gruppi, come per esempio Adidas, sono stati siglati da una società di Dublino, la Multi-Sports Image Rights. In ogni caso la MIM si accontentava di prelevare una piccola commissione e tutto il resto finiva ai Caraibi, nei conti della Koper. Oggi Mourinho sta trattando con il Fisco spagnolo che dal 2015 ha indagato su di lui, ma i suoi legali, che si stanno appigliando ad ogni cavillo possibile, stanno provando a rendere nulla questa sanzione.

    IL CASO CAPELLO - Fra i documenti di Football Leaks c'è però un'altra conoscenza del calcio italiano, l'ex allenatore di Milan, Roma e Juventus, Fabio Capello. Chi si ricorda della serie di partite di beneficienza "Leo Messi & friends tour”? Sicuramente Capello che per prendere parte all'evento ha negoziato un compenso di 75 mila dollari. Ebbene a formulare l’offerta a Capello, a quel tempo commissario tecnico della nazionale russa, è stata la società Players Image di Montevideo, in Uruguay. Players Image versa una somma identica, cioè 75 mila dollari al gruppo Doyen. Meno di tre mesi dopo il tour la società maltese emette un’altra fattura, questa volta indirizzata a Capello, per 10 mila dollari. Quindi Doyen avrebbe ricevuto denaro dall’allenatore. A che titolo? «Commissione dovuta per Lionel Messi matches», si legge nella causale. Dati smentiti, per ora, da Pierfilippo Capello, avvocato e figlio dell'allenatore. Football Leaks, però svela che Doyen Marketing emise una fattura per la JAJ communication, una piccola società inglese di pubbliche relazioni. «Commissione per la partecipazione di Fabio Capello ai Messi & friends games nel 2013», si legge nella causale. 

    LA FIFA INDAGA? - A seguito di questi documenti la Fifa avvia subito indagini su diverse squadre. In Olanda viene squalificato per tre anni dalle competizioni internazionali il Twente, club segretamente finanziato da un fondo d’investimento diventato così proprietario di alcuni giocatori. Alla Commissione europea viene chiesto di avviare un’inchiesta sul trasferimento di Gareth Bale, passato dal Tottenham al Real Madrid per 100 milioni di euro anche grazie alle garanzie fornite da alcune banche spagnole, le stesse salvate qualche anno prima dal governo locale con 40 miliardi di euro pubblici. Dietro Football Leaks per ora si sa solo che c'è un giovane nato in Portogallo, che parla cinque lingue e ne sta imparando altre due. Lui conferma di non aver "mai hackerato nessuno, non siamo hacker. Tutto ciò che abbiamo sono delle buone fonti". Fra i dati si trovano connessioni con la mafia russa, despoti africani, miliardari kazaki e turchi. Gente che ha guadagnato, o ha provato a guadagnare, montagne di soldi con il calcio, ma che ha sempre cercato di mantenere segreta la propria identità.

    IL RICATTO A DOYEN - Football Leaks però non è solo denuncia. Come riporta l'Espresso, dietro c'è anche una storia di un tentato ricatto che porta con sè proprio Doyen Sport. Il 3 ottobre 2015, una email raggiunge Nelio Lucas, l’agente portoghese che rappresenta Doyen. Il mittente è Artem Lobuzove scrive da Yandex, provider russo usato anche da Football Leaks. "Possiamo risolvere tutto questo facilmente e nel massimo riserbo, preferibilmente attraverso degli avvocati", scrive Lobuzov. In una stazione di servizio fuori Lisbona s’incontrano Lucas, il suo avvocato e Aníbal Pinto, il legale scelto da Lobuzov. Lucas fa due proposte. La prima è di dare a Lobuzov 300mila euro in cambio dello stop immediato alla fuga di notizie. La seconda prevede che il presunto hacker inizi a lavorare per Doyen, con un bonus d’entrata da 1 milione di euro. L’incontro avvenuto fuori Lisbona è stato registrato dalla polizia portoghese e il tentativo di ricatto non è andato a segno.

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