Vlahovic risponde a tutti, Haaland compreso: tanto criticato, ma i numeri sono dalla sua parte
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LA RISPOSTA - Ecco, risposte. La più importante è stata il gol. Quella successiva non è stata da meno: "Non è possibile che ogni volta dobbiamo aspettarci uno schiaffo per iniziare a giocare, ai ragazzi ho detto che potevamo farlo anche dal primo minuto", le sue parole a Prime Video. Parole da leader, cioè da "trascinatore". Altra parolina che spesso non è associata al suo spessore. Eppure nella gara di ieri, così come a Lipsia - ossia le due partite più importanti finora disputate dalla Juve di Motta - c'è stato il suo zampino. C'è stato il suo marchio di fabbrica. Vorrà pur dire qualcosa, o no?
IL CONFRONTO - Nessuno si sarebbe aspettato che Vlahovic potesse vincere la partita nella partita con Erling Haaland. Invece l'ha fatto. Quando gliel'ha fatto notare Luca Toni, Dusan ha nicchiato e ha parlato del collettivo, dimostrando di aver imparato una nuova lezione di comunicazione: ha parlato del risultato e degli effetti che potrà avere sul prosieguo. La testa è solo lì e non può andare altrove. Nei numeri, in realtà sono lì: il norvegese è a quota 5 reti, il serbo è quattro. Hanno la stessa media, perché Vlahovic ha un gettone in meno, e nonostante questo domina nel gioco collettivo: ha 1 assist, ha 0.46 di xA (contro lo 0.12 dell'altro), 2 grandi chances create e più cross e più lanci lunghi. Pure sui duelli, vince Vlahovic. Sapete cosa cambia? I gol attesi, che dipendono pure dalla squadra: Vlahovic ha 2.57 opportunità a partita, Haaland è a 6.83. Quando si dice "contesto"...
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Tecnicamente non è un fenomeno ma servito a dovere il suo lo fa.