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  • Violamania:| Gli errori da non ripetere

    Violamania:| Gli errori da non ripetere

    Il finale di campionato di questa Fiorentina, cui le ultime due vittorie consecutive danno almeno un piccolo senso (pur senza obiettivi precisi di classifica), devono consentire alla società, e soprattutto a chi si occupa di fare scelte di mercato, di non commettere i grossi errori di valutazione fatti la scorsa estate, quando l'acquisto che tanto si sbandierava come quello più importante, ovvero 'la motivazione dei giocatori rimasti', è stato fallito. Sarebbe esagerato dire che quando il gioco si fa inutile, chi ha bisogno di mettersi in mostra per strappare un rinnovo di contratto, chi per cercare una piazza appetibile a cui essere ceduti, ma anche chi cerca conferme sul proprio lavoro fino ad oggi fallimentare, inizia a giocare. Ma è ovvio che questo finale di stagione, se al tifoso medio non deve far dimenticare quanto poca Fiorentina si sia vista fino ad oggi, (dopo oltre 8 mesi di campionato), alla dirigenza - che dovrà operare delle scelte importanti, soprattutto in termini di cessioni, alla luce dell'ufficializzazione dell'abbassamento del monte ingaggi - non deve consentire di sbandierare come positivi acquisti o scelte fino ad oggi altamente negative.

    Verrebbe da chiedere infatti a Mihajlovic perché solo ieri, con Donadel, Santana e Mutu fuori, quel progetto tattico di centrocampo tanto sbandierato la scorsa estate si sia potuto realizzare. Gli alibi degli infortuni non reggono, perché D'Agostino è spesso finito in panchina e per troppi mesi dimenticato, ed è da mangiarsi le mani soprattutto se, come dimostrato contro l'Udinese, la convivenza tanto impossibile per il tecnico fra Montolivo e proprio il regista siciliano era invece fattibile. Sarebbe da chiedere come mai Behrami, o chi per lui, ovvero l'interno di mediana richiesto dal tecnico la scorsa estate, sia giunto a Firenze con mesi di ritardo, puntando su giocatori in ruoli già coperti. A proposito: da un paio di settimane sono partiti i 'cantori' delle gesta di Alessio Cerci. Quelli che 'loro l'avevano detto che era un grande giocatore', quelli che contestano chi lo contestava, quelli che adesso Cerci è il Robben della Fiorentina. Mai dimenticarsi del passato e farsi condizionare dall'euforia del momento, specie perché nel calcio, come nella vita, si giudica una persona quando è sotto pressione, e Cerci da quel punto di vista ha tutto da dimostrare. Certi errori li possono fare i tifosi, come detto, ma non i dirigenti. A giudicare dalle ultime partite sembra che il numero 24 viola sia il salvatore della patria e Gilardino la prima cessione da operare, quando quest'ultimo ha invece tolto le castagne dal fuoco nei mesi invernali al 'Franchi', allorché solo le magie dell'attaccante di Biella hanno consentito di fare punti vitali in chiave salvezza (ricordate Fiorentina-Cesena?)

    Che nessuno della società, Mihajlovic per primo, si azzardi a dire che ha fatto più punti della stagione passata, quando qualcuno, mentre si giocavano gli ottavi di Champions League, pensava bene di delegittimare un tecnico e di contattarne un altro che ha 'fatto esperienza' quest'anno sulla panchina viola, rischiando oltre il dovuto fino a pochissime settimane fa. Bene dunque questo buon finale di stagione, ma per far tornare la gente allo stadio - ieri sempre più vuoto, in un match di non secondaria importanza - serve un progetto tecnico chiaro, e non deve essere annunciato dal direttore sportivo o dall'amministratore delegato. Serve la parola dei fratelli Della Valle, che con Firenze sembrano giocare a nascondino, portando ad una disaffezione non curabile con un 2-1 a Cagliari, o una 'manita' all'Udinese. Senza capire che Fiorentina sarà, quali obiettivi porsi e quale progetto creare, in un cambio di ciclo che comunque vada ha visto perdere un anno, bisogna che la società abbia imparato dagli errori (tanti, troppi e non dimenticabili) di questa stagione, per rilanciare davvero le proprie ambizioni, e riconquistare a pieno i tanti cuori gigliati, da troppo tempo trascurati.

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