Violamania:| Ciao ragazzi ciao
Il calcio moderno è tutto fuorchè sentimento, ma ci sono storie che andrebbero raccontate perché, dentro i tabellini ed i resoconti delle partite, e le interviste preconfezionate dalle società, non ci stanno. Forse qualche bravo scrittore un giorno scriverà un bel libro su Mario Alberto Santana, un ragazzo partito dalla Terra del Fuoco in Argentina, uno dei posti più affascinanti del globo e paesaggisticamente più belli, per cercare fortuna con il calcio in Italia. Prima Verona, poi Palermo, e poi una lunga storia con Firenze, fatta di amore e odio, ma anche tanta passione. Per capire quanto nel cuore gli fosse entrata la maglia viola, basta che un tifoso viola chiuda gli occhi e si ricordi le sue lacrime dopo l'ultimo rigore decisivo in Everton-Fiorentina di Europa League quattro anni fa, o la maglia tolta dopo la rete realizzata contro il Parma in coppa Italia quest'anno, quando nella città emiliana c'erano almeno otto gradi sotto zero.
Se ne andrà Santana, dopo che aveva trasformato negli anni i fischi nei suoi confronti in applausi ed ovazioni dopo ogni dribbling, ogni gol, ogni giocata, anche non riuscita. Santana era uno che piaceva a Prandelli, il quale lo aveva fatto giocare in tutti i ruoli (esterno, centrocampista, perfino un paio di volte terzino), e a cui Mihajlovic non ha rinunciato ogni volta che stava bene. Purtroppo il calcio viene fatto anche da persone che guardano solo ai propri interessi, e così più che i sentimenti, le passioni, il dare tutto per la propria maglia, contano il procuratore giusto, la ruffianeria verso i tifosi, le scelte di interesse. Salutando Mario Alberto Santana e dicendogli grazie, viene da pensare che chiunque arriverà al suo posto ci metterà un po' ad ambientarsi, a capire cos'è la città, a trovare i meccanismi giusti per farsi amare dal pubblico viola.
Firenze, dopo la gara di ieri, saluta e ringrazia anche un altro dei leoni dell'Anfield: Marco Donadel, uno a cui inevitabilmente si può affiancare la canzone 'Una vita da mediano' di Ligabue. Uno mai da 7 in pagella, ma che pur non avendo i piedi buoni ha sempre speso gocce di sudore importanti per la Fiorentina. Uno che ha difeso i compagni anche dopo i vari casini - come quando quest'anno ha alzato un muro di protezione su Vargas ed il suo incidente d'auto -, uno che si è sempre speso per le cause dei calciatori (non a caso Tommasi, presidente dell'Aic, potrebbe affidargli il ruolo di suo vice). Un ringraziamento anche a Comotto, mai fenomeno nel ruolo di terzino destro ma giocatore di garanzia, che ha studiato e rincorso palloni per la Fiorentina, e che quando i viola volavano in Italia ed in Europa era comunque protagonista.
Con il match contro il Brescia, oltre ai sopracitati tre svincolati, i tifosi viola potrebbero aver salutato tanti altri giocatori: si fanno i nomi di Vargas, Montolivo e Gilardino, ma anche di Frey e Mutu. Altre storie di vita calcistica che, invece di concludersi con abbracci, saluti e ringraziamenti, stanno finendo 'a stracci'. Chissà perché non emerge qui, quando davvero servirebbe, lo stile Della Valle, ovvero quella famosa volontà di chiudersi nelle stanze, lontani da tutti, in incontri unici, che possono sì portare alla fine di storie d'amore ma con il sorriso sulle labbra. Invece, temo, sarà un'estate di passione, con tanti veleni, sotterfugi e incroci di parole che non faranno bene ai tifosi, incedibili nel cuore ma troppo poco presenti allo stadio nell'ultimo anno.
Il club ha deciso una politica societaria nuova, e ci può stare, nell'attesa fiduciosa che il consiglio d'amministrazione porti dentro il club gente che sappia comunicare meglio di quanto fatto oggi. Più persone che sappiano di calcio. La sensazione però è che si vivacchi 'a spanne', in attesa o di una svolta -improbabile in tempi brevi - della vicenda Cittadella Viola, o della cessione del club. Nel frattempo è inevitabile pensare cosa sarebbe successo se un girone fa il Brescia avesse vinto a Firenze. Ripartendo da Mihajlovic la prossima stagione, la società si assume il rischio di partire 'in salita' in termini di fiducia del pubblico nei confronti del progetto tecnico. Riuscirà la società a superare questa volontà di sfidare la maggioranza del proprio tifo, e tentare di riconquistarlo?