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Torino, Delio Rossi: 'Vorrei allenarlo. Belotti lo volevo all'Atalanta, su Ljajic...'
SUL TORINO - "Se mi piacerebbe allenarlo? Sì, ma non vorrei che sorgessero equivoci. Il Toro ha Mihajlovic che è un bravo allenatore, cui auguro ogni bene e tanti anni in granata. Il Toro è una grande squadra, fa parte della storia del calcio e ha una tradizione costruita sulla passione. Il Toro vive di passione, come me. Conosco bene anche l’epopea del 'Grande Torino', l’ho studiata, mi ha sempre affascinato. Nelle tradizioni del Toro c’è anche un vivaio florido. E per me tutte queste cose rappresentano un valore aggiunto".
SU LJAJIC - "Quella è una storia chiusa da tanti anni e non influenza in nessun modo il mio giudizio sul giocatore. Precisato questo, dico che mi pare molto maturato. Ai miei tempi era molto giovane. Era arrivato a Firenze a 19 anni con l’etichetta del fenomeno, e questo non lo ha aiutato, visto il carattere. Ma lo trovo ancora incostante: fa vedere solo a sprazzi la sua grande qualità. E’ l’ulteriore step che deve salire. Giocatori come Ljajic possono sembrare la classica ciliegina: ma dovrebbero imparare a diventare l’ingrediente della torta. Per come lo conosco, a Ljajic non servono né carezze né panchine punitive. Se giocasse in una squadretta, per fargli sentire la stima di tutti potresti consegnargli la maglia prima che agli altri e stabilire davanti a tutti che è il giocatore più importante. Ma in squadre importanti come la Fiorentina, l’Inter, la Roma o il Toro, cioè quelle di Ljajic, non lo puoi fare".
SU BELOTTI - "Lo volevo all’Atalanta, lui era nell’Albino in C: ma la società mi disse che la richiesta di 1,5 milioni era troppo alta. Quindi figuratevi quanto lo stimo! E da quanti anni! Adesso Belotti deve ascoltare solo il cuore: lo stipendio viene dopo. Comunque mi pare tutto meno che un giocatore venale. Se si sente gratificato e realizzato nel Toro, non vada via: avrebbe solo da perderci. In un ambiente ideale, con grandi motivazioni, rendi di sicuro di più. Se invece si ritiene pronto al salto in un top-club straniero, e a Torino si sente stretto, allora scommetta su se stesso e corra dietro alla sua voglia di eccellere a ogni livello. L’importante è che la scelta parta dal suo cuore e sia ben meditata".