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Savidan: il gol nel sangue e un cuore 'matto'
Non ce l’ho proprio fatta a trattenere le lacrime.
Ci stavamo mettendo a tavola quando il mio cellulare si è illuminato. L’ho visto per puro caso perché quando sono a casa alla sera lo metto sempre in modalità silenziosa.
Era un numero che non conoscevo.
Per un attimo ho pensato di non rispondere.
Alle otto e trequarti di sera non è neanche troppo educato chiamare a casa delle persone se non ci sono motivi più che urgenti.
Poche settimane prima più o meno a quell’ora mi aveva chiamato un giornalista di France Football. Rimasi al telefono con lui 40 minuti. Karine non la prese bene.
Aveva cucinato tutto il pomeriggio e quando mi presentai a tavola erano quasi le nove e mezza lei e nostro figlio Josif avevano già mangiato.
Non mi parlò per due giorni.
Memore di quanto accaduto quella sera sollevai il telefono incontrando lo sguardo torvo di mia moglie.
“Ciao Steve. Come stai ? Sono Raymond Domenech”.
Silenzio totale. Pensai freneticamente a chi conoscevo che portasse lo stesso identico nome del Selezionatore della nazionale di calcio del mio Paese, la Francia.
Nessuno, non conoscevo nessuno con quel nome.
C’era solo una possibilità. Che fosse “quel” Raymond Domenech. “Steve, ci sei ?” mi dice la voce dall’altra parte.
“Si. Credo di si” gli risposi.
Beh, prima che tu lo sappia dalla tv voglio dirti io stesso che ti ho convocato per l’amichevole contro l’Uruguay di mercoledì prossimo.
Altro silenzio.
Io in Nazionale.
“Grazie mister, grazie”. Non sono proprio riuscito a dire altro.
“Te lo meriti Steve. Ci vediamo lunedì”.
No, non ce l’ho proprio fatta a trattenere le lacrime.
Karine mi guarda stupita e prima che pensi ad una disgrazia sono io a parlare.
“Mercoledì prossimo sarò al Parco dei Principi con la Nazionale di calcio francese”. Ho trent’anni. Chi è che inizia a giocare per la Nazionale del proprio paese a quell’età ?
Abbraccio mia moglie.
E piango.
Steve Savidan poco più di dieci anni prima lavorava da netturbino e da aiuto barista ad Angers, la città del Nord-Ovest della Francia dove era nato il 29 giugno del 1978.
E’ proprio con l’Angers che nel 1997 Steva Savidan fa il suo esordio nel “National”, la Terza divisione del calcio francese.
La prima stagione è semplicemente disastrosa.
Nelle dodici partite giocate in campionato non riesce a segnare neppure un gol. Per un attaccante non è certo una statistica di cui andare fieri. La causa di questa sua difficoltà in zona-gol viene compresa e giustificata dal suo allenatore Jean-Marc Mezenge. “Steve gioca con un entusiasmo ed una energia tali che poi quando arriva in area di rigore è poco lucido e troppo precipitoso”.
Questa la motivazione addetta dal Mister dell’Angers.
Basta correre su tutti i palloni, basta rientrare a metà campo per aiutare i compagni e basta anche mettere gran parte delle energie a pressare i difensori avversari.
“Savidan dovrà giocare nell’ultimo quarto di campo e andare in area il più spesso possibile”. Questo è quello che nella stagione successiva viene chiesto all’umile e generoso “enfant du pays”. Steve ci mette del suo.
Inizia a guardarsi ore e ore di video del suo idolo e punto di riferimento assoluto da quando ha iniziato a tirare i primi calci nella squadra giovanile del ASPTT Angers: Jean-Pierre Papin.
I frutti di questo lavoro arrivano immediatamente.
Nella stagione successiva, quella del 1998-1999, per Savidan arrivano 16 reti (e 7 assist) in 31 partite.
Non solo la statistica ma il modo in cui segna questi gol (in acrobazia, con tiri da fuori, dopo aver saltato avversari in velocità o in dribbling) scatenano una vera “asta” tra le squadre di Division 2, la serie cadetta francese. A spuntarla è lo Châteauroux di Joël Bats, il grande portiere della Nazionale francese degli anni ’80.
Quello che sembra essere il salto definitivo verso la consacrazione a livelli professionistici si rivela invece un deludente passaggio a vuoto.
Tre sole reti in ventidue partite ufficiali non è esattamente quello che si attendevano da Savidan, che con la “Berrichonne” ha firmato un contratto di tre anni.
Nella stagione successiva viene spedito in prestito ad Ajaccio, in Corsica. Le sue prestazioni migliorano e segna anche qualche gol. (saranno 7 a fine stagione) Non abbastanza però da convincere il club corso a siglare il passaggio definitivo. A questo seguono altre due stagioni mediocri. La prima nel “suo” Angers e quella successiva a Beauvais dove in 24 partite di campionato non riesce neppure una volta a trovare la via del gol.
A 25 anni il suo destino sembra segnato. La consacrazione ad alti livelli che qualcuno aveva pronosticato dopo l’exploit ad Angers non è mai arrivata.
Le alternative sembrano due. Un futuro ai livelli più bassi del calcio professionistico francese o l’ancor più probabile ritorno nel “National”, la terza serie francese dove i soldi sono pochini e magari occorre integrarli con un lavoro part-time. Nell’estate del 2003, rimasto senza contratto, Savidan firma per l’Angouleme, squadra che milita nel “National”.
Qui la carriera di Savidan ha un sussulto, importante quanto forse ormai insperato.
Segna 12 reti e fornisce la bellezza di 14 assist ai compagni.
Nonostante il suo importante contributo l’Angouleme retrocede e a questo punto occorre trovare un nuovo club.
Sono tanti i club di “National” che hanno messo gli occhi su Savidan e ci sono pure un paio di team della serie cadetta, la Ligue 2.
La sua scelta però cade sul Valenciennes, nobile decaduta del calcio francese che milita nel National ma che ha ambizioni di tornare in categorie più consone al suo importante passato. … sarà la scelta migliore di tutta la carriera di Savidan.
Nel giro di due stagioni il Valenciennes conquista due promozioni consecutive approdando nella massima serie nel maggio del 2006.
In entrambe queste stagioni Steve Savidan vince la classifica dei marcatori (nel 2005-2006 a pari merito con Jean-Michel Lesage del Le Havre)
E così a 28 anni dopo una carriera sulle “montagne russe” tra speranze,delusioni e nuove illusioni Steve Savidan approda per la prima volta in Ligue 1.
Per il modesto ragazzo di Angers (non ci sarà una sola intervista o dichiarazione dove non darà il merito di questa sua ritrovata vena in zona-gol ai compagni di squadra e all’allenatore Antoine Kombouaré) è una grande gioia ma non sono pochi i dubbi che lo attanagliano. Sarà all’altezza delle aspettative dei tifosi dei “Cigni” che lo hanno eletto a loro beniamino assoluto e per il quale hanno coniato il soprannome di “Savigol” ?
Sarà pronto per la massima serie dopo quasi dieci stagioni trascorse tra la serie cadetta e la terza serie ?
La risposta, come sempre, la darà il campo.
Tre reti nelle prime tre partite e un’eccellente prestazione contro il poderoso Paris Saint Germain gli valgono addirittura il riconoscimento di “giocatore del mese di agosto della Ligue 1”.
Savidan in Ligue 1 ci può stare eccome. Anzi, diventa in breve uno degli attaccanti più temuti di tutto il campionato.
Il 10 febbraio del 2007 il Valenciennes gioca in trasferta a Nantes.
Nel Nantes in porta gioca Fabien Barthez, campione del Mondo con la sua Nazionale nel 1998.
Dovrà raccogliere il pallone in fondo alla propria rete per ben cinque volte in quell’incontro … e quattro volte per “colpa” di uno scatenato e incontenibile Steve Savidan.
Savidan chiuderà la stagione con tredici reti, chiudendo al secondo posto della classifica dei marcatori dietro al portoghese Pauleta del PSG garantendo con i suoi gol la salvezza del Valenciennes. Nella stagione successiva c’è la conferma definitiva delle doti di Savidan.
Altre tredici reti per Savidan e una salvezza stavolta senza patemi d’animo per il Valenciennes.
A questo punto però sono diverse squadre di blasone ad interessarsi al suo cartellino. Si parla di St. Etienne, di Bordeaux, Monaco e perfino dell’Olympique Marsiglia.
A Valenciennes Savidan sta come un Papa ma alla società occorrono soldi per terminare i lavori di del nuovo stadio, il bellissimo Hainaut.
L’unico che può garantire un’entrata economica importante è proprio lui, “Savigol” per la disperazione dei tifosi dei “Cigni”. A presentarsi con la cifra richiesta (si parla di 4 milioni di euro) è però il piccolo ma ambizioso Caen.
Steve Savidan arriva allo Stade Malherbe de Caen e le cose non cambiano di una virgola.
Segna e fa segnare con impressionante regolarità.
Il suo entusiasmo, il suo stile di gioco aggressivo ed entusiasta e il suo opportunismo in area di rigore sono ormai conclamati.
A quel punto Raymond Domenech, selezionatore della Nazionale francese, non può più ignorarlo e lo premia con la convocazione per una partita amichevole che la Francia disputerà contro l’Uruguay. E’ il 19 novembre del 2008.
Nella rosa dei convocati per quella partita ci sono attaccanti del valore di Thierry Henry, Nicholas Anelka e Karim Benzema. Il quarto è lui, l’ex-netturbino ed barista di Angers.
All’inizio del secondo tempo sarà proprio Nicholas Anelka a lasciare il posto a Savidan.
Sarà ovazionato dai quasi 80 mila del Parco dei Principi.
La sua è una bellissima favola e tutta la Francia ormai la conosce.
Savidan non riuscirà a sbloccare il risultato (finirà 0 a 0) ma saranno alcune sue giocate a ravvivare un attacco francese che, aldilà dei grandi nomi schierati, fatica ad insidiare la porta di Fabian Carini. In particolare sarà una sua acrobatica rovesciata che terminerà di poco fuori ad accendere l’entusiasmo dei tifosi dei “galletti”. I suoi 16 gol al termine della stagione (14 in campionato) lo consacrano ancora una volta tra i migliori realizzatori della Ligue 1.
Il Caen deve correre ai ripari visto che ora ci sono anche grandi squadre che intendono mettere le mani sul cartellino di Savidan. Il Caen gli offre il rinnovo del contratto: fino al 2012 e con un importante aumento.
Ma il Monaco, reduce da una stagione mediocre, non intende rinunciare. Si presenta con 6 milioni di euro necessari per portare con sé nel Principato uno dei più affidabili attaccanti della Ligue 1.
Dagli umili lavori della sua adolescenza alla Ligue 1, dalla Nazionale ad un ricco contratto pronto da firmare con uno dei più importanti club del Paese. Sembra una favola.
Ma le favole di solito hanno tutte un lieto fine.
Quella di Steve Savidan purtroppo no.
E’ il giorno delle visite mediche.
Poco più di un proforma prima di apporre la firma sul contratto più ricco della carriera di Savidan e con uno dei più importanti club del Paese.
Ma c’è qualcosa che non va.
Non in un ginocchio o in una caviglia.
Il problema è al cuore.
Una malformazione importante, mai riscontrata prima ma che ora c’è ed è evidente.
Si ripetono più prove. Nessuno, soprattutto Steve Savidan, può e vuole crederci. Tutti gli esami danno lo stesso identico esito: c’è una grave anomalia cardiaca che si è manifestata di recente.
Il responso è devastanta.
Con quel cuore Steve Savidan non può più giocare a calcio.
A nessun livello.
A quel punto crollerebbe addosso il mondo a chiunque.
“Ho vissuto anni meravigliosi, che non avrei mai nemmeno lontanamente immaginato di vivere. Questi anni non me li toglierà nessuno” è la prima dichiarazione di Steve Savidan che a 31 anni, nel momento più dolce della sua carriera, dovrà invece iniziare una nuova vita. Lo farà con lo stesso entusiasmo con il quale si lanciava sui palloni dei compagni negli spazi o sui cross in area di rigore dove si lanciava con le sue acrobazie.
Farà il commentatore televisivo, l’allenatore, l’imprenditore e il giornalista.
Steve Savidan non ha paura della vita. In poco più di trent’anni ha già vissuto tutto quanto … dalle incertezze del futuro alla realizzazione di un sogno.
Alla fine possiamo solo ammirare la sua ironia: “Dicevano che giocavo “col cuore” … ed è stato proprio il cuore a fregarmi !”. Buona fortuna “Savigol”.
Te la meriti tutta.
ANEDDOTI E CURIOSITA’
“Quando iniziai a giocare da ragazzo tutti quanti mi dicevano che siccome ero piccolino e magro avrei fatto fatica ad emergere. «devi avere qualcosa in più degli altri per farti notare» era la frase che mi sentivo ripetere più spesso. Io non ci ho mai creduto. So solo che ero io che ogni volta che avevo l’occasione di mettermi in mostra riuscivo sempre a mandare tutto a quel paese” ha sempre ammesso con molta onestà Savidan.
“Sembrava che avessi questo atteggiamento quasi suicida. Quando potevo fare la differenza e dare una svolta alla mia carriera non ci riuscivo mai. Fu a quel punto che decisi di farmi seguire da degli specialisti sia ad Angers che a Valenciennes. Fu a quel punto che capii quali erano i miei limiti. Mi rilassai, tornando a giocare con la serenità e il “piacere” che avevo perso. Tornarono serenità e piacere e arrivarono anche i gol”.
Fu dopo la disastrosa stagione a Beauvais (24 partite e 0 gol) che Savidan, trasferitosi ad Angouleme e giocando da neo-professionista, accettò il lavoro part-time da netturbino. Fu un lavoro durato pochi mesi ma oltre a diventare il titolo a quasi tutti gli articoli su di lui negli anni successivi fu la dimostrazione massima della sua determinazione.
“Quando David Leclercq mi volle con se al Valenciennes sapevo che sarebbe stata la mia ultima chance nel calcio professionistico. A 26 anni di “treni” ne sono già passati tanti. Quello era il mio famoso “ultimo treno”. E’ andata bene ma so benissimo che devo tutto ai miei compagni e allo stesso Leclercq” ammetterà sempre Savidan.
Una cosa su cui ogni allenatore che abbia lavorato con Savidan è concorde è sulla sua determinazione assoluta nel migliorarsi.
La foga degli inizi si è via via trasformata in grande intelligenza nel senso della posizione, nel sapere sempre come ricevere i passaggi dei compagni e nella visione di gioco che lo hanno fatto diventare altrettanto bravo nel servire i compagni quanto nel realizzare lui stesso.
C’è una storia davvero particolare intorno a quella prima (e ultima) presenza di Steve Savidan con la Nazionale francese.
Quanto ci sia di vero è difficile da stabilire. Ma in ogni caso merita di essere raccontata. Pare che sia stato lo stesso Savidan a contattare Raymond Domenech pochi giorni prima della famosa amichevole con l’Uruguay nella quale fece il suo esordio nella nazionale francese.
“Signor Domenech cos’ha da perdere ? Immagini che io giochi e riesca a segnare due gol come sto sognando da quando sono un bambino. Tutti e due ne saremmo felici ! Se invece non dovesse funzionare io me ne tornerei tranquillo nella mia Caen, continuerei a dare il meglio in questo piccolo club e lei potrebbe dire «ve lo avevo detto che non era all’altezza» …
Fatto sta che Savidan sarà convocato per quel match e dei meravigliosi tre attaccanti a disposizione della Francia quella sera sarà proprio lui quello ad andare più vicino al gol.
Una delle attività di Steve Savidan è come detto quella dell’imprenditore. Durante il suo soggiorno a Valenciennes infatti aprì un ristorante, il “K9” da Karine, il nome della moglie, e il numero “9” quello che Savidan ha sempre portato in carriera … esordio con la Francia incluso.
Il 30 giugno del 2013 allo stadio di Hainaut a Valenciennes si disputa la partita commemorativa per Steve Savidan. Presenti tanti campioni del passato nella sfida tra il “Savigol Team” composto da ex compagni di squadra di Savidan e “France 98” una selezione comprendente molti campioni di quella grande nazionale tra cui Liliam Thuram, Robert Pires e Silvayn Wiltord. Savidan decide di giocare un tempo in una Selezione e un tempo nell’altra. Risultato finale ? 2 a 2 con tre delle quattro reti segnate da “Savigol”.
Infine queste la parole di David Leclercq, suo allenatore a Valenciennes che forse riassumono più di altre il valore di questo calciatore praticamente sconosciuto al di fuori dei confini francesi.
“In tutta la mia carriera ho visto solo tre centravanti più forti di Steve Savidan. I loro nomi sono Josip Skoblar, Salif Keita e Jean-Pierre Papin”.
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