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    Spagna fuori, è l'ulteriore conferma del fallimento dell'Italia: c'è poco da godere! Ma non è la fine del tiki-taka

    Spagna fuori, è l'ulteriore conferma del fallimento dell'Italia: c'è poco da godere! Ma non è la fine del tiki-taka

    • Giancarlo Padovan
    La Spagna è fuori, la Russia va ai quarti e, dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica, mai era arrivata così avanti.

    Tutto è ruotato intorno ai rigori. Quello provocato con stoltezza assoluta da Piqué (realizzato da Dzyuba) e quelli finali per determinare la vincente: la Spagna ne ha sbagliati due (Koke e Iago Aspas), la Russia nessuno.

    Prima considerazione: Cherchesov, il c.t. russo, voleva arrivare ai rigori perché sapeva di avere un portiere che li para (Akinfeev ha respinto sia il tiro di Koke che quello di Aspas), mentre De Gea no.
    Seconda considerazione: la Spagna ha avuto un possesso palla mostruoso, ha realizzato più di un migliaio di passaggi, ma ha tirato in porta solo all’85’ due volte e in successione. Prima con Iniesta, subentrato ad un impresentabile David Silva, poi con Iago Aspas, sostituto di Diego Costa che si è visto al 46’ quando è stato anticipato da Akinfeev.

    Terza considerazione: la Russia ha giocato solo per difendersi, ma avrebbe quasi certamente perso la partita senza la leggerezza di Piquè.

    Quarta considerazione: pur applicando un modulo quasi catenacciaro (5-3-2) i russi hanno sofferto poco perché il ritmo degli avversari era molto basso.

    Quinta considerazione: chi paragona il possesso palla spagnolo al tiki taka commette un errore. Il secondo, infatti, era una costruzione di trama finalizzata alla verticalizzazione. Il primo - lo hanno visto tutti - non aveva fine se non per se stesso.

    La Spagna non era la mia favorita (insisto con il Brasile anche se so di rischiare la poca reputazione che mi è rimasta), ma non pensavo che uscisse agli ottavi e in modo così poco onorevole. Non è vero, infatti, che i rigori sono una lotteria, secondo il più trito luogo comune. Casomai i rigori sono una strategia, come ha dimostrato il c.t. russo. E sono tecnica, vista la precisione dei calciatori di casa. 

    Eppure, dal punto di vista della qualità del controllo, del palleggio e del talento, tra Spagna e Russia non c’è confronto. Ma nell’attimo supremo, quello che dagli undici metri può condurre alla più trionfale delle vittorie o alla più rovinosa delle sconfitte, i russi hanno avuto maggiore controllo dei nervi e delle emozioni.

    Durante la partita mi è stato chiesto se con Lopetegui al posto di comando ci si sarebbe potuto aspettare una Spagna diversa. Francamente non credo, anche se penso che l’ex c.t., in questo momento e nell’intimo del suo cuore, non sia esattamente dispiaciuto di come sia finita. Né per sé, né per la Nazionale che allenava.

    Credo, infatti, che la Spagna oggi sia una squadra normale, che non abbia un attaccante alternativo a Diego Costa (tre gol in questo Mondiale), che sia monocorde nell’espressione della manovra, che non abbia velocità sugli esterni e, in fondo, che non abbia neppure troppi giocatori in grado di saltare l’uomo.

    Ma, ammettendo pure che David Silva, Isco e Asensio siano dotati di questo fondamentale (e lo sono), stiamo assistendo ad un Mondiale in cui dribblare non basta o non serve. Mbappe segna e provoca punizioni e rigori sfruttando la sua velocità, Cavani dispone di una grande varietà sotto porta. Toccano poche volte la palla, la loro essenzialità risiede nella purezza (direi nella castità) del gesto.

    Contro la Russia, la Spagna ha segnato grazie ad un autogol (Ignashevich) e poi si è limitata a controllare, convinta com’era che l’avversario non l’avrebbe mai impensierita.

    Forse il retropensiero non era infondato (lo pensavo anch’io), ma nel calcio il risultato sboccia anche da un episodio, per esempio un calcio d’angolo, e tale è stata la causa del fallo di mano di Piqué su colpo di testa di Dzyuba.

    Ci sono stati 75 minuti per poter segnare ancora, ma la Spagna è andata ad infrangersi come acqua cheta contro lo scoglio e la Russia raramente ha sofferto d’ansia, tranne alla fine per la fatica.

    Mi è piaciuto Rodrigo (103’) al posto di Asensio, perché più concreto e più veloce. Ma una sua ottima iniziativa si è schiantata sui guantoni di Akinfeev.

    Naturalmente la Russia non vincerà la Coppa, ma aver eliminato la Spagna ed essere approdata ai quarti è un risultato sensazionale per una Nazionale che, un mese prima del Mondiale in casa, era dileggiata dagli stessi connazionali.

    Molti italioti godono come se a vincere fossero stati i nostri azzurri. Invece noi, in un girone che quel genio di Ventura considerava impossibile, dalla Spagna fummo frullati senza pietà. Scoprire di essere così indietro - la Russia prima del Mondiale era settantesima nel ranking Fifa - dovrebbe rendere le nostre riflessioni ancor più amare. Non certo entusiaste.      

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