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    Sassuolomania: pasticci e fuochi pirotecnici

    Sassuolomania: pasticci e fuochi pirotecnici

    "Bella partita, vero?"
    "Sicuramente lo spettacolo c'è stato con quei gol, ma la prestazione.. il Sassuolo non ha giocato bene."
    Non sapete a quante persone ho risposto in questo modo, dopo la partita con l'Atalanta. Le sintesi, che giustamente filtrano un match, sono lì a disposizione di tutti, e spesso sono ingannatrici. Si vedono le rovesciate, i tiri all'incrocio, i rigori parati. Certo, anche gli errori di Peluso e Vrsaljko si vedono, oppure il fatto che sulla prima rete di Pinilla eravamo in nove dentro la nostra area di rigore. Nove sono troppi per prendere gol, fosse anche la giocata dell'anno, quella di Pinilla. Ma non è questo il punto.

    Come ha detto bene Magnanelli a fine gara: "Eravamo lunghi, si aprivano spazi importanti, ecc.." Lasciamo stare l'aggettivo imperante in questi ultimi anni, divenuto ormai inascostabile (mi riferisco ovviamente a "importanti"), e prendiamo la sostanza. Un Sassuolo "lungo", un po' come il caffè, non si può sentire. Non ce lo possiamo permettere. Inoltre occorreva, come è stato detto da un Di Francesco visibilmente irritato in sala stampa, aprire meglio il gioco sugli esterni, sfruttando la superiorità numerica. Infatti non dobbiamo dimenticare che l'Atalanta è rimasta in dieci quasi tutto il secondo tempo e che, in queste condizioni favorevoli, abbiamo rischiato lo stesso di perdere.

    Non è stata una bella partita, anzi. I fuochi pirotecnici non devono distrarci. Non possiamo accendere un razzo per coprire passaggi orizzontali da querela (che pelusione!), e nemmeno festeggiare con le stelline in mano a fine gara, perché Moralez ha sbagliato un rigore. Cali di concentrazione improvvisi, ingenuità, poca brillantezza; se ci aggiungiamo anche il rigore sbagliato da Sansone, la prova timida di Defrel, e un Duncan sotto tono, possiamo dirci realmente insoddisfatti.

     Guardiamo ora a Defrel. Vi ricorderete forse del mio entusiasmo, non appena seppi del suo acquisto. Resto dello stesso parere e gli dò ancora molta fiducia, al pari del mister che garantisce: "deve prendere determinati movimenti, ma alla lunga verrà fuori". Tuttavia qualche impressione e relative perplessità si sono fatte largo nel mio sentire. Domenica, nella mix zone, certi colleghi si sbilanciavano negativamente sul suo conto, ripetendo il ritornello "non è una prima punta". Calma. E' vero, già dalla partitella del giovedì avevo avuto la sensazione che qualcosa non andasse in lui: spesso lontano dalla porta, a volte sembra un puledro dagli zoccoli di cristallo, quando si avvicina ai difensori in pressione, senza affondare in scivolata o nel contrasto, come eravamo abituati a vedere con Zaza. Eppure corre un sacco e si applica, nonostante il mutismo da adattamento. Pare sempre sul punto di rubare il pallone, ma è sempre in leggerissimo ritardo. Gioca con garbo, forse è timido. Inoltre lo vedi in attesa, in attesa di colpire per segnare, ma allo stesso tempo ancora trattenuto da qualcosa. Un non so che di tattico gli sfugge. Tempistica e posizionamento. Affamato, non trova le parole per dire "ho fame". Oppure sembra una matricola che vaga intorno alla mensa universitaria e che, nel tentativo di raggiungerla, prova a tagliare prima per una strada, ma è quella sbagliata, poi per un'altra, ma anche quest'altra è sbagliata, e così via, fino alla sostituzione al 65' in "via degli orfanelli". Tutto vero, però è molto presto per affermazioni del tipo: "non è una prima punta". E' forte, state sereni. Per me potrebbe segnare anche domenica, per esempio, contro la Roma. Assist di Berardi?                           
     

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