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    Milanmania: la vittoria di Galliani

    Milanmania: la vittoria di Galliani

    "Ci abbiamo provato fino alla fine (per Witsel, ndr), ma sapevamo che sarebbe andata a finire così". Prendete la seconda parte della frase e avrete il riassunto di un'estate vissuta sull'ottovolante delle emozioni: prima il ritrovato entusiasmo per nomi e colpi che a Milanello non si sentivano da tempo, poi l'attesa spasmodica per le classiche ciliegine sulla torta e infine la delusione per la presa di coscienza che certe suggestioni sarebbero rimaste tali e che tutto sarebbe rimasto invariato. Witsel e Ibrahimovic, sbandierati per settimane intere come i grandi obiettivi per il rilancio, sono rimasti al loro posto, eppure questo calciomercato rossonero ha un vincitore. E' Adriano Galliani, uomo solissimo al comando del club, contemporaneamente mente e braccio in qualsiasi trattativa, mosse che hanno confermato che quello succede al Milan (nel bene, ma soprattutto nel male) dipende solo da lui, affermando una volta di più un potere che va oltre le semplici vicende di mercato.


    ARRIVI - E pensare che gli acquisti di due attaccanti con un curriculum internazionale niente male come Bacca e Luiz Adriano non solo avevano fatto dimenticare la beffa Jackson Martinez, ma avevano dato il sentore che le novità sull'assetto societario e l'arrivo di nuovi capitali da Oriente potessero restituire al Milan una dimensione dimenticata negli ultimi anni. Persino la "mazzata" Kondogbia sarebbe stata perdonata in fondo, se la sua alternativa avesse avuto il fascino di Witsel o di un vero elemento di qualità per rivoluzionare il centrocampo e non fosse stato il Bertolacci di turno, giocatore ancora tutto da misurare in un contesto diverso dal Genoa e peraltro pagato ben oltre il suo reale valore di mercato. Un retrogusto amaro che non ha lasciato invece l'operazione Romagnoli, unanimemente riconosciuto come uno dei difensori centrali più promettenti in Europa. Altri 25 milioni alla Roma, ma chisseneimporta! Tanto arrivano Ibra e Witsel... Ah no, ecco Balotelli e Kucka, due operazioni assolutamente incomprensibili. O forse no...

    PARTENZE - Un'altra delle critiche mosse di questi tempi a Galliani è di non essere un abilissimo venditore dei propri esuberi. Tolto El Shaarawy, che complessivamente può far incassare 16 milioni di euro dal Monaco al raggiungimento della 15a presenza, molti dei cedibili sono rimasti e chi è partito lo ha fatto a condizioni favorevoli solo per chi ha comprato. Prestiti con nessun scarso o nessun margine di guadagno per Agazzi, Paletta, Matri, svincolo per Zaccardo, Bonera, Muntari, Essien, Albertazzi, Robinho e Pazzini, 3,5 milioni da Rami e poi i sacrifici Saponara e Mastour, rispettivamente restituito frettolosamente all'Empoli per 4 milioni e prestato con diritto di riscatto a 5 milioni (con controriscatto a 6) per uno dei tanti (troppi?) talenti reclamizzati come fenomeni sicuri e poi scaricati senza troppi complimenti. Mosse nate dalla necessità di fare cassa a tutti i costi nelle ultime frenetiche ore di mercato, come dimostra anche la gestione dei casi Mexes e Montolivo.

    BILANCIO - Torniamo al punto di partenza. Col senno di poi, si può tranquillamente dire che le cose sono andate come era più facile prevedere. Berlusconi è tornato a mettere a disposizione un budget importante, chi lo ha gestito per conto suo non lo ha fatto nel migliore dei modi. Pagata la clausola rescissoria per Bacca e 8 milioni per Luiz Adriano nonostante la scadenza di contratto fissata per fine dicembre, Romagnoli e Bertolacci sono state due espressioni di un mercato fuori controllo e con prezzi gonfiati, poi all'improvviso il tesoretto è andato in fumo. E allora via libera alle operazioni di comodo con gli amici di sempre, che hanno finito per lasciare in eredità una squadra in cui reparti bisognosi di rinforzi reali sono rimasti più o meno gli stessi di prima. Con buona pace di Mihajlovic, prossimo sicuro capro espiatorio se la stagione rossonera prendesse una brutta piega. Perchè al Milan non paga chi sbaglia, ma chi sottolinea di chi sbaglia: "Ci abbiamo provato fino alla fine (per Witsel, ndr), ma sapevamo che sarebbe andata a finire così".

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