Juve, nuova rivoluzione: Lippi e Spalletti!
Lippi, Spalletti, magari Cannavaro intorno ad Andrea Agnelli. Una controrivoluzione che però non assuma il sapore di una restaurazione ma che dia al popolo juventino il senso del passato di glorie proiettato in un futuro ambizioso. Prospettiva quest’ultima che a Torino, a dispetto di massicci investimenti, ancora stenta a decollare. Un futuribile che sta prendendo forma visto il gennaio particolarmente gelido anche in fatto di risultati agonistici, che rischia di travolgere l’ultima rifondazione juventina. E siccome le stagioni del calcio conoscono tempi e dinamiche autonome, ecco che già germoglia una serie di situazioni che concorrono a disegnare un nuovo scenario in casa bianconera. I nomi sono decisamente molto importanti. E d’altra parte non potrebbe essere altrimenti nel caso in cui il presidente Agnelli dovesse arginare le critiche di un nuovo fallimento, ipotesi piuttosto concreta, dopo che anche il secondo obiettivo stagionale, la coppa Italia, è sfumato, così come era successo per l’Europa, lo scorso autunno, mentre lo scudetto pare questione altrui e la zona Champions è sempre più affollata, con relativa complicazione per Del Neri, la cui permanenza bianconera si fa sempre più incerta. Mentre salgono parallelamente le quotazioni di uomini che hanno la Juve nel loro destino.
NIENTE UCRAINA - A partire da Marcello Lippi. L’ex ct azzurro sembrava destinato a diventare il commissario tecnico dell’Ucraina del vulcanico presidente Surkin, la cui federazione è ora nel mirino dell’Uefa per ingerenze politiche del governo Azarov, e rischia di perdere una volta per tutte l’organizzazione di Euro 2012 (con la Polonia). Un ulteriore pasticcio che ha finito per raffreddare l’entusiasmo, per altro non particolarmente acceso, di Lippi verso questa ipotesi. Dopo i contatti diretti di novembre e qualche assicurazione arrivatagli per mezzo di un mediatore prima di Natale, nessuno da Kiev si è fatto più vivo. E Marcello non si è certo strappato le vesti, tra la tradizionale vacanza di fine anno in Brasile e alcuni giorni trascorsi ad Ibiza, dove ha acquistato una casa vicino a quella della figlia Stefania. Inutile dire che la possibilità di tornare alla Juve ( sfumata un anno fa), in qualità di dirigente operativo (magari da vice presidente esecutivo) sarebbe per lui il massimo. I rapporti con Andrea Agnelli per altro sono ottimi. E il mondiale sudafricano? E le accuse di essere il regista occulto dell’operazione Ferrara, in preparazione del suo ritorno, concordato con Blanc davanti al mare ligure? Nel primo caso non ci sono legami tra quel tonfo tecnico e un suo incarico dirigenziale. Piuttosto salta agli occhi che questa Juve conta su ben sei eroi di Germania, l’ultimo, Barzagli, appena acquistato da Marotta. E potrebbero salire a sette, con Cannavaro, se Fabio, eccitato dal possibile ritorno di Lippi, decidesse di sfruttare il contratto da dirigente che la Juve gli ha fatto firmare nel momento del suo trasferimento negli Emirati Arabi. Più delicata la seconda questione, a prescindere dal fatto che il bilancio della gestione Ferrara dovrebbe essere riconsiderato proprio alla luce di quello che la nuova Juve rinforzata sta facendo un anno dopo ( Ciro, sempre sesto, aveva due punti in meno ma era ancora in Europa League di questi tempi). Di sicuro Lippi, 61 anni, renderebbe alla Juve il “ sapore originale”, contribuendo a cancellare quello di una Juventus in stile “Samp due”, con i pregi della bottega artigiana di Marotta, professionista di prima qualità, ma attualmente, al di là dell’impegno del giovane presidente Agnelli, senza una figura dalle spalle larghe, per esperienza e storia, all’altezza dell’universo Juve, ruolo di importanza planetaria, soprattutto quando “piove”. L’arrivo di Lippi non dovrebbe implicare l’automatico allontanamento dell’attuale a. d, per altro cooptato nel consiglio d’amministrazione bianconero. I due intanto hanno un punto in comune, oltre al passato doriano. Quello relativo al miglior allenatore possibile per la Juve: Luciano Spalletti.
DALLA RUSSIA CON AMORE - E qui si passa al secondo grande personaggio pronto a entrare nell’orbita bianconera. Se per Lippi si tratterebbe del terzo ritorno, per Luciano si potrebbe finalmente parlare della prima volta, mancata in passato, nonostante sponsor d’eccezione come l’ex ct azzurro o come l’attuale a.d. juventino, respinto in quel suo approccio per ragioni di opportunità. Il tecnico dello Zenit, fresco campione di Russia, proprio oggi rientrerà a San Pietroburgo, dopo due settimane di ritiro a Dubai. La sua situazione non è formalmente cambiata: ha ancora due anni di contratto, molto ricco (5 milioni), senza clausole rescissorie, punta a vincere ora l’Europa League e a fare bene in Champions nella prossima stagione. Ma davanti allachiamata della Juve, la inviterebbe a rivolgersi al proprio club, facendo il tifo, diciamo così, per essere liberato, pronto anche a ridursi l’ingaggio. Essere stato avvicinato all’Inter, nei giorni caldi del dopo Benitez, per esempio, lo aveva appassionato il giusto. Per la Juve, da lui considerata al pari del Manchester come immagine internazionale, Spalletti rinuncerebbe volentieri anche al ruolo di manager alla Ferguson che di fatto ora ha assunto nello Zenit, un impegno che lo affascina molto. Se dovesse maturare questa soluzione, sarebbe la seconda volta che Spalletti eredita una squadra da Del Neri. Era già accaduto a Roma, pur in circostanze diverse. Quali siano stati i risultati è cosa nota, non soltanto ai tifosi giallorossi.