L'inno del Napoli:| È 'derby' tra gli artisti
A casa di Peppino Di Capri, ieri mattina, il telefono è squillato alle 8.30. Dall'altro capo Aurelio De Laurentiis, che aveva appena ascoltato l'mp3 speditogli dal cantante napoletano con incisa la sua 'Grande Napoli'. 'Dopo averla composta - racconta - ho pensato di fare un atto di omaggio al presidente e lui appena tornato dalle Maldive l'ha ascoltata'. E cosa le ha detto? 'Che gli piace, è bella, ma è una canzone alla Peppino Di Capri e forse non adatta ad uno stadio calcistico'. Secondo l'artista partenopeo, De Laurentiis, così dicendo, 'ha colto nel segno. La mia intenzione era proprio quella di fare una melodia alla Peppino Di Capri, non certo un inno per il Napoli. In questo splendido momento che stiamo vivendo a livello calcistico, ho voluto dedicare una canzone alla squadra. Mie sono le musiche mentre il testo è di Tina Caramiello'.
In questo periodo c'è quasi una corsa all'inno. Tutti vorrebbero farlo. 'Effettivamente - continua - sembra che ognuno si proponga per scrivere o cantare l'inno del Napoli. Io lo feci già nel 1986 con Gennarì e portò bene. Ma in quel caso era un inno alla mascotte. Grande Napoli è un omaggio alla squadra e ai tifosi, non c'è nessun'altra velleità'. Ma come deve essere un inno da stadio? 'Non mi piacciono le cose commissionate. Non è una palazzina che si costruisce secondo degli schemi. Un inno si deve sentire nell'aria, deve essere orecchiabile per il pubblico, deve avere la sua coralità e soprattutto gradito da chi poi lo canterà. Nasce dal basso, non può essere imposto. E' un qualcosa che diventa inno ma non nasce inno, di pancia, viscerale che fa piacere intonare e cantare, deve essere di gusto, ispirare simpatia già quando lo ascolti la prima volta. Devo dire che mi piacciono molto quelli di Roma e Lazio'.
(Il Mattino)