Mourinho, il declino di un uomo
Barcellona-Real Madrid di ieri sera non è stato solo l'ennesimo capitolo di una storica rivalità, l'ennesima dimostrazione che il Barcellona è ancora la squadra da battere e che Lionel Messi è ancora il migliore giocatore del mondo. E stata la conferma del declino di José Mourinho, inteso come uomo, non come tecnico.
Il portoghese, quando si parla di allenamenti, di atteggiamento della sua squadra, di regole tattiche, è ancora special. Ieri, come nel match di andata il suo Real Madrid, pur con qualche calcione di troppo, ha giocato meglio, fisicamente stava meglio e tatticamente ha messo in seria difficoltà il Dream Team di Guardiola, campione di tutto, limitandone la fase di costruzione. Il Barcellona ha vinto ancora non perchè è più forte, ma perchè ha in rosa Messi, il miglior giocatore degli ultimi vent'anni, capace di decidere partite e segnare tre gol in due partite giocate non alla sua altezza. Una fattore che Mou non sa accettare.
Lo Special One nella notte del Camp Nou ha perso la testa. Il dito nell'occhio a Tito Vilanova, la risata infantile da bullo di paese e la mancanza di scuse e rispetto nel post partita, quando ha fatto finta di non conoscere il vice di Guardiola, chiamandolo "Pito", hanno regalato al mondo un'immagine di un Mourinho patetico, a tratti imbarazzante. Storicamente provocatore, abile ad attirare su di sé le attenzioni dei media con il suo atteggiamento sfacciato, accusatorio, Mou questa volta è indifendibile. E la domanda sembra scontata: Por qué?