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Mihajlovic: 'Mancio, chi vince paga!'
"Sono sempre stato grato a chi nella mia vita mi ha dato la possibilità di esprimere le mie qualità umane e professionali. Mi sento un uomo fortunato, per quello che finora ho visto, provato, realizzato. Per i sogni che sono diventati realtà. E parte di queste grandi soddisfazioni le ho vissute a Milano dove ho concluso la mia carriera di giocatore e intrapreso quella di allenatore. Avere la possibilità di giocare il derby in questa città, prima come atleta e ora come tecnico, lo considero un grande privilegio, un orgoglio, una medaglia da appuntarmi sul petto. Lo stesso dirò ai miei giocatori prima della partita di domenica sera: facciamo questo mestiere per vivere nottate così, in uno stadio come San Siro, davanti a tifoserie appassionate come quelle di Milan e Inter.
LA SFIDA DEL CUORE — Un giorno guardando indietro, tra i momenti che riaffioreranno, ci saranno questi. E allora ho pensato che sarebbe bello, per chi come me ha vissuto e vive questo privilegio, simbolicamente poter restituire qualcosa a questa città, almeno due volte all’anno, nei giorni dei derby, i giorni in cui il cuore di Milano batte a San Siro. E aiutare chi, in questa città, è molto meno fortunato di noi. So per esperienza che i due club fanno moltissimo per la solidarietà, in questi mesi ho saputo delle tante iniziative di Fondazione Milan. La mia è solo una iniziativa personale e una "sfida del cuore" che lancio a chi come me da Milano ha avuto tanto, il mio amico e quest’anno avversario due volte, Roberto Mancini. L’idea è questa: scegliamo prima di ogni stracittadina una associazione bisognosa o una categoria in difficoltà, da aiutare con una offerta e poi chi vince il derby… paga. Dopo una vittoria lo slancio di generosità sarà ancora più alto del solito. E se dovessimo pareggiare, non divideremo, ma raddoppieremo la somma.
IL DRAMMA DEI MIGRANTI — Ho sempre pensato che gli atti di solidarietà debbano essere privati e non pubblici, ma credo che questa iniziativa potrebbe avere un positivo effetto di emulazione, magari anche tra i nostri giocatori e tra i tifosi di Milan e Inter: avversari leali, ma mai nemici. C’è un dramma che esiste da tanti anni e che negli ultimi giorni è diventato sempre più pressante: quello dei migranti. Uomini, donne, bambini, moltitudini di disperati che fuggono da guerre, da genocidi, dalla fame, dalla povertà. E’ un problema che mi sta particolarmente a cuore perché l’ho visto con i miei occhi e vissuto nel mio Paese, quando la guerra civile stravolse la ex Jugoslavia. Anche i miei genitori e tanti miei familiari sono stati migranti in fuga dalla guerra. Loro nella tragedia sono stati fortunati ad avere un figlio o un parente in grado di aiutarli, ospitarli, farli trasferire.
LA MIA ESPERIENZA — Ho aiutato, per quanto mi è stato possibile, tanta gente che non avevo mai visto prima, non ricordo più i loro nomi ma ricordo benissimo gli occhi di ognuno di loro e la sofferenza che c’era dipinta dentro. Occhi che dicevano più di mille parole. La quasi totalità di quanti fuggono e cercano asilo lo fa per disperazione e so quanto può essere difficile per intere famiglie sradicarsi, e per uomini e donne adulti provare a ricostruirsi una vita a 50 o 60 anni. Non voglio entrare in discorsi che riguardano le politiche europee, o analizzare le ragioni di Stati non in grado di accogliere tutti. Non voglio aprire dibattiti, io faccio solo l’allenatore di calcio. Ma a Milano so che ci sono associazioni che si occupano di aiutare chi oggi vive questo dramma e cerca accoglienza. Ne sceglieremo una. È l’occasione pubblica per dare una mano in più, al di là di quanto ognuno di noi fa già in privato. Chi vince il derby, paga. Mancio, ci stai?"
Sinisa Mihajlovic