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Maldini: 'Ho il Milan nel sangue'. Ma per l'ex capitano in società non c'è posto
La prima finale giocata, nel 1989 a Barcellona contro la Steaua Bucarest: "Oggi sarebbe irripetibile, con lo stadio diviso a metà: al Camp Nou ci saranno stati 2 pullman dei tifosi dello Steaua contro 90.000 tifosi del Milan. Ci sembrava un'occasione irripetibile ma è con quello spirito che poi abbiamo giocato altre 7 finali".
Istanbul 2005 e Atene 2007, le due finali contro il Liverpool, una persa in modo clamoroso e una vinta: "In Turchia fu incredibile: dominammo 110 dei 120 minuti, creammo occasioni anche dopo il 3-3 ma così va il calcio, anzi lo sport. Della finale greca ricordo poco, ero talmente imbottito di antidolorifici che ricordo solo i gol di Inzaghi e il momento di quando alzo la coppa... due giorni dopo mi operai al ginocchio e al risveglio per qualche attimo non mi resi conto se avevo vinto o perso".
Infine, sul rapporto con il calcio e i colori rossoneri: "Mi è sempre piaciuto il calcio, la palla mi faceva divertire: deve essere qualcosa di genetico. Dopo l'oratorio e i giardinetti, a 10 anni feci questo provino e da lì iniziò tutto. Il Milan fa parte della mia vita: iniziò mio padre, poi e ora i miei figli giocano nelle giovanili, sono rossonero nel sangue al di là dell'aspetto sportivo". Già, rossonero nel sangue, grandissimo protagonista in campo per un ventennio: ma per Paolo Maldini, nel Milan attuale, non c'è posto.