Leccemania:| Volemose bene...
Parte, rescinde, rimane, chiede scusa, va in campo e segna. Javier Chevanton dopo il gol vincente di Parma ha attirato su di sé la luce dei riflettori, e potrebbe diventare l'uomo in più per la salvezza del Lecce. Se lo augurano i tifosi che stravedono per lui, la società che nell'agosto scorso ha azzardato una scommessa, e l'allenatore che dopo un mercato di gennaio condotto all'insegna dell'autarchia ha bisogno di forze fresche per riempire le caselle vuote ma soprattutto ha estrema necessità di qualcuno che la butti dentro. E dopo i chiarimenti con la società il tecnico ha dovuto fare altrettanto col suo giocatore, al quale rimprovera una condizione non accettabile - e siamo a febbraio -, unica ragione che ha determinato ben tre esclusioni consecutive dalla lista dei convocati (contro Milan, Fiorentina e Cesena) che avevano lasciato presagire il bye-bye verso altre latitudini calcistiche.
L'uruguayano a sua volta dopo aver puntato il dito verso De Canio - 'Mi ha mancato di rispetto come uomo e come giocatore' - ha recitato il 'mea culpa'. Gesto inusuale per lui, un tempo, ma che la dice lunga sulle sue future intenzioni. Morale della favola: se i due invece di alzare muri e beccarsi dalle pagine dei giornali avessero parlato nel chiuso di una stanza, o se la società fosse intervenuta per farli avvicinare tutto il 'teatrino' dei giorni scorsi si sarebbe potuto evitare, ad esclusivo beneficio della squadra e dell'ottimo momento che sta attraversando. Al Parma aveva segnato il suo primo gol italiano - era il 26 agosto 2001 -, contro il Parma dieci anni dopo è tornato protagonista, firmando nel migliore dei modi la sua centesima presenza in maglia giallorossa, ed ora sul rapporto tecnico-giocatore campeggia l'insegna: 'Volemose bene'.
'Ero sicuro che avrebbe risposto bene, ma quello che ha fatto a Parma è andato al di là di ogni più rosea previsione - ha commentato Gigi De Canio passata l'euforia della serata emiliana -. Si è riproposto in gruppo con lo spirito giusto di cui ha bisogno una squadra che si deve salvare. A volte calciatore e allenatore hanno idee diverse e si possono creare malintesi. Ma basta discutere con rispetto ed educazione e tutto si rimette a posto'. Pace fatta allora? Buone intenzioni a parte, ora l'allenatore pretende impegno e disciplina dal giocatore, che dopo aver vanificato cinque mesi di lavoro dovrà sudare il doppio per mettersi al passo con i suoi compagni, ritrovare la condizione, ed evitare panchine e tribune. Le premesse ci sono tutte, ma oggi Chevanton è un giocatore da 'ultimo quarto d'ora', che non ha nelle gambe il ritmo dei 90'. Le sue chance saranno proporzionali all'impegno, e la scommessa fatta in agosto è ancora lontana dall'essere vinta.