Laziomania:| Il derby non fa per noi
Il derby non fa per questa Lazio, che lo ha dimostrato a tutti: in primis ai tifosi biancocelesti, che per vincere queste gare farebbero carte false. Approccio mentale, caratteriale e fisico del tutto sbagliato, e a questo punto anche la preparazione alla stracittadina non è stata all'altezza. E' così da quattro derby, e non è poco. Chi vive a Roma sa che questa gara non è come tutte le altre, non è una partita normale: è LA partita, e la Lazio non la sa più giocare. Bisogna chiedersi il perché di tutto questo.
Partiamo dalla squadra. I biancocelesti sono troppo lontani dall'ambiente Lazio, vivono Roma e i tifosi in maniera avulsa. Nessun romano e laziale in squadra, e quanto conta! I calciatori più vicini alla tifoseria sono stati allontanati: da Di Canio - che di certo ora non potrebbe giocare -, a Firmani, che non è Maradona ma in questa squadra ci starebbe benissimo. Solo in pochi hanno un rapporto vero, d'amicizia e di stima con chi dagli spalti ogni domenica in casa e in trasferta (quando non ci sono limitazioni) li sostiene. Gli altri cenano e pranzano in ristoranti nei quali non vogliono essere disturbati: un sorriso a chi gli dice qualcosa, una foto con chi li aspetta davanti al cancello di Formello, spesso soltanto affacciandosi al finestrino, senza neppure scendere. E poi quella frase di rito: 'Cercheremo di fare di tutto per vincere'. Vivere Roma e la Lazio in questo modo non permetterà mai di capire cos'è il derby, e non capirlo significa non vincerlo.
Dal canto suo Reja, che sembra preoccuparsi più di non perderle le partite piuttosto che di vincerle, non ha saputo motivare e preparare la squadra per tentare il riscatto dei derby precedenti. Nonostante la buona prestazione, alla Lazio sono mancati proprio il carattere e la grinta che durante un derby sono elementi determinanti per raggiungere la vittoria. Infine la società. A causa dell'allontanamento di personaggi che hanno fatto la storia del club si è persa quella 'lazialità', quell'appartenenza che ogni società dovrebbe avere. Manzini a parte, non ci sono personaggi che possano descrivere, far rivivere i derby passati, quelli in cui il sangue riempiva gli occhi di una rabbia agonistica che ora non c'è. L'isolamento dell'appartenenza è lo specchio di ciò che accade in campo.