La Serie A degli slavi: mai così tanti
Un'occhiata alle rose di Serie A, scrive nella sua analisi il collega Giulio Di Feo, mostra che se la Jugoslavia fosse ancora tale sarebbe il paese più rappresentato: i brasiliani d’europa sono più dei brasiliani veri, e pure di quegli argentini che restano di moda ma non hanno più roccaforti tipo l’Inter o il Catania di qualche anno fa. In tutto sono 52, contando serbi, croati, sloveni, bosniaci, macedoni e montenegrini (non ancora quelli del Kosovo, Paese riconosciuto solo parzialmente anche a livello calcistico). E’ un’invasione trasversale. Si estende a tutti i lignaggi calcistici, dai campioni strombazzati tipo Dzeko e Pjanic passando per la manovalanza fino a carneadi come Krunic, trequartista bosniaco che avrebbe dovuto già giocare a Verona un anno fa e che ora Giampaolo si porta in panchina a Empoli. Ne compriamo tanti, una dozzina quest’estate, e tanti ne muoviamo sul mercato interno. Li prendiamo giovani o già esperti, sicuri che funzioneranno. Una nota slava c’è in tutte le squadre di Serie A, anche in quelle che sulla carta ne sono prive: il Milan non ne ha in campo ma è allenato da Sinisa Mihajlovic, il Frosinone per presidiare la mancina si è fatto prestare dal Grasshopper Daniel Pavlovic, nato in svizzera ma di chiarissima origine croata.
RECORD IN EUROPA - Per il resto il top spetta a Fiorentina (7, di cui quattro croati) e Palermo (6), e il dato ha ancora più impatto se comparato a quello degli altri grandi campionati, rispetto ai quali la nostra slavofilia è evidente: in Bundesliga ce ne sono 23, meno della metà, in Liga 14, in Premier soltanto 8 di cui 3 nel Chelsea di Mourinho.