Juve, Morata: 'La Champions persa col Barcellona fa ancora male, ma prima o poi ce la faremo'. Alice: 'Se non segna...'
SULLA CHAMPIONS - "La finale persa? È stata una delle esperienze più brutte della mia vita. Ancora oggi mi fa male quando sento parlare della Germania o vedo le partite del Barcellona. La Champions era un sogno, non solo mio, ma di tutta la Juventus. Ad alzare quella coppa c’eravamo andati veramente vicini. Io continuo a pensare che questo sogno si avvererà: spero con il cuore di riuscire a portare a casa il trofeo, perché la squadra se lo merita e se lo meritano anche tutti i suoi tifosi. Come si reagisce ai momenti difficili? È dura. Ma la forza che mi danno mia moglie e i miei bambini è l’incoraggiamento più grande. In passato è capitato che dopo un infortunio (mentre giocava al Chelsea, ndr) avessi l’umore a terra. Avrei voluto giocare in una squadra meno importante, per non sentire la pressione e tornare a essere felice. Se non l’ho fatto, lo devo alla determinazione di mia moglie e alla forza d’animo che mi hanno dato i nostri figli. Chi non vive la carriera di un giocatore professionista, non può sapere quanti sacrifici imponga questo sport, sin dall’infanzia. Ti assorbe completamente, non lascia il tempo per fare altro. La delusione più grande? Il percorso professionale in Inghilterra è stata la delusione più grande della mia vita. All’inizio ero l’idolo di tutti ed ero all’apice del successo. Poi mi sono infortunato e ho passato un periodo faticoso: tutti mi criticavano, sia dentro sia fuori lo stadio. Non è stato facile superare questa prova e, se ci sono riuscito, è solo grazie alla famiglia".
SU ALICE - "Álvaro ha fatto tante cose speciali per me. Ma la più speciale è che, sin dalla prima settimana dal nostro incontro, mi ripeteva che sarei diventata sua moglie. E aveva ragione. Come si vivono in famiglia i momenti difficili? Il problema con il calcio è che i tifosi sono tanti, ma sono pochi a capire davvero com’è la vita reale dei giocatori: tutti pensano che siano felici perché guadagnano tanti soldi, ma non è così. Sei sempre sotto pressione e non stacchi mai la spina. Se una partita va male, il tuo lavoro non finisce quando esci dal campo: tutte le persone che incontrerai saranno lì a ricordarti che è andata come non doveva. Se Álvaro non fa gol, se la prendono persino con me, e mi mandano messaggi su Instagram. La delusione? Io sono una persona forte, che non si butta mai giù. Ma il periodo trascorso a Londra è stato duro anche per me: aspettavo i gemelli, non riuscivo a mangiare per le nausea e sono dovuta andare molte volte all’ospedale. E lui, nonostante le sue grandi difficoltà, mi è sempre stato di sostegno. La nostra forza è che ci sosteniamo a vicenda. Una persona che stimo molto? La conduttrice televisiva Silvia Toffanin. Ho trovato una grande sintonia con lei, incarna quello che mi piacerebbe essere tra qualche anno. Lo sport ci ha anche fatto girare il mondo, vivere in molti Paesi e in case diverse, ci ha fatto conoscere persone meravigliose. La parte negativa è che quando ci adattavamo a una città, l’anno dopo dovevamo lasciarla e ripartire daccapo. Ma Álvaro ama profondamente questo sport e anch’io oggi mi sento una vera appassionata, questo alla fine ci basta per superare tutto".